MESSER ATTILIO "GARGAMELLA"

MESSER ATTILIO "GARGAMELLA"

Milano, 23 dicembre 2022. Del prof. Luca Cerchiari.  Coordinatore del Master in "Editoria e produzione musicale" e Docente di "Storia della musica pop e jazz".  Università IULM Milano.

Gargamella è uno stregone sgangherato nonché perfido, malvagio e spietato.

Proprio per questo odia i Puffi, tanto che vorrebbe inizialmente catturarli per trasformare il piombo in oro, successivamente per mangiarseli, o, come raccontato nel film, risucchiare la loro gioiosa essenza per conquistare il mondo.

Fortunatamente egli fallisce sempre nei suoi intenti.

È accompagnato dal suo gatto Birba”.

Siamo nel mondo dei film a cartoni animati, dei Puffi.

Ma come accade quasi sempre la rappresentazione richiama la realtà, e a ben pensare-senza andar lontano, anzi restando nel nostro territorio, una quasi perfetta incarnazione di Gargamella sembra essere nientemeno che il Presidente della Regione Lombardia Avvocato Attilio Fontana da Varese, leghista della prim’ora e pure della seconda, e in questa circostanza pre-elettorale (il rinnovo, febbraio 2023, del parlamento lombardo, alla cui Presidenza è candidato al pari di Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti e di Pierfrancesco Majorino) anche aspirante Docente di Diritto Incostituzionale, ovvero di Rovescio Preterintenzionale.

Le norme regionali possono assomigliare ai criteri nazionali.

In ciò vi è un richiamo a quanto un amministratore locale senese conosciuto anni fa dallo scrivente rubricava come l’Articolo Quinto, ossia “chi lo mette nel c… ha sempre vinto”.

Prima Ettore Rosato e ora Attilio Fontana (guardate i Puffi e diteci se il Presidente Lombardo Uscente non assomiglia a Gargamella) hanno infatti regolamentato come meglio non si poteva i criteri elettorali e la partecipazione al voto, massima espressione democratica, di liste e partiti emergenti o cosiddetti minori.

Il Rosatellum, ossia la legge n.165 del 2017, oltre che col “criterio vincente” appena richiamato, nacque peraltro (ma dov’eri, Ettore?) con spiccate vocazioni autolesioniste, poiché, generata da un ex-PD passato al seguito di Matteo Renzi a Italia Viva, prevedeva inizialmente l’esclusione di formazioni al di sotto del 3% nel precedente esito elettorale, e la correlata necessità, per questi emergenti o minori, di raccogliere firme cartacee con tavoli e notai sparsi nelle vie comunali italiane.

Smanioso di richiamarsi ai princìpi del citato Articolo Quinto, Rosato si è presto accorto di essersi ridicolmente tirato l’ascia sui piedi, perché Italia Viva all’epoca navigava al di sotto del 3%; un opportuno emendamento, previ reiterati strappacapelli di Renzi e copiose lacrime versate dallo stesso sul Colle, produsse una riammissione di questa indispensabile formazione politico-centrista (non si sa però se centrata) nell’agone del dibattito ideologico e nella corroborante vita parlamentare.

Più pragmatico di Rosato, come ha notato in un recente intervento su queste pagine il Portavoce Nazionale di Forza del Popolo, Fontana ha scelto un criterio cronologico, anziché percentuale.

Chi volesse rimettersi in fila per raccogliere le firme con documenti penne e notai, per essere ammesso alle liste elettorali regionali, può farlo.

Ma siccome di firme ne servono tante, meglio “approfittare delle festività”.

La norma fontaniana, emessa il 16 c.m., consente solo due settimane, che, guarda caso, sono quelle in cui i lombardi vanno in vacanza e non possono quindi fare firme di nessun genere (non eravamo nell’era digitale? questo avrebbe risolto facilmente il problema).

Viene dunque il fondato sospetto che Attilio Gargamella, in spregio ai Puffi delle altre compagini politiche, abbia fatto apposta a licenziare una norma accelerativa, pur di assicurarsi una rielezione che, per quanto infausta, appare possibile, stanti i troppi risotti ai funghi della Signora Moratti, la sua bruciante defenestrazione da Sindaco milanese dopo il primo mandato e il perbenismo vagamente curiale del terzo sfidante Majorino.

Attilio “Gargamella” Fontana sembra impermeabile a critiche, attacchi e problemi, della serie “i grandi incassatori”.

Non si allude qui ai soldi, perché quelli di famiglia, tramite la farmacia di Varese, la banca Ubs elvetica e altri fiduciari erano probabilmente finiti anni fa, vari milioni, alle isole Bahamas.

Bisogna però vedere se i lombardi sono così frastornati dal rivotare chi in epoca Covid non trovò di meglio che aiutare il cognato a vendere camici bianchi a migliaia all’ente regionale medesimo, oppure che, per distinguersi dalla Moratti, che requisiva terreni agricoli periferici milanesi per trasformarli in edificabili e conferirli al marito costruttore, finanziatore delle sue campagne elettorali,  quand’era Sindaco di Varese (città ove possiede immobili a non finire), pensò bene di sottomettere ad esproprio un parco municipale per mutarne la destinazione a villa con giardino della figliola diletta.

Resta da vedere, tornando a Gargamella, se Attilio Fontana sia altrettanto capace di tramutare il bronzo in oro, o se abbia intenzione di mangiarsi i Puffi, ovvero i concorrenti politico-elettorali, risucchiandone l’essenza per conquistare il mondo.

Si ha invece l’idea, mutuata dalla martellante pubblicità della Grappa Candolini, che Fontana sia “come appare”: uno che, nonostante assomigli anche un po' al Gatto Birba, per il fatto di essere spelacchiato e grinzoso, rischia di fallire, se non necessariamente nelle urne, nelle scarse e malaccorte intenzioni quotidiane.