MERCATI GLOBALI: UNA PANORAMICA SULL'ULTIMA FASE DELL'ANNO

MERCATI GLOBALI: UNA PANORAMICA SULL'ULTIMA FASE  DELL'ANNO
l Dr. Ulrich Kaffarnik, Membro del Consiglio Direttivo di DJE

Milano, 30 settembre 2024. A cura del Dr. Ulrich Kaffarnik, Membro del Consiglio Direttivo di DJE

Dopo il forte sprint finale dei mercati dei capitali alla fine dello scorso anno, le aspettative per l'anno in corso sono nettamente cresciute.

All'inizio dell'anno gli investitori si aspettavano che la Fed tagliasse i tassi di interesse per sei volte nel 2024.

Tuttavia, i mercati obbligazionari hanno esaurito la carica già nella prima settimana di gennaio.

La fase di debolezza dei prezzi è proseguita fino alla fine di aprile, soprattutto a causa della significativa diminuzione delle aspettative di riduzione dei tassi di riferimento da parte delle banche centrali. Ciò significa che i rendimenti dei titoli di Stato decennali statunitensi sono aumentati di 88 punti base, passando dal 3,86% al 4,74%, il che a sua volta implica un calo dei prezzi di circa il 7%.

Nello stesso periodo, i titoli di Stato tedeschi hanno registrato un aumento dei rendimenti leggermente inferiore, dal 2,03% al 2,65, ossia di 63 punti base.

I prezzi delle obbligazioni societarie hanno tenuto molto meglio, poiché la duration in questo caso è mediamente inferiore e lo spread di rendimento rispetto ai titoli di Stato si è ridotto.

Le obbligazioni high yield hanno registrato una performance ancora migliore.

A differenza dei titoli obbligazionari, i titoli azionari non hanno perso la loro compostezza nel primo quadrimestre dell'anno e hanno continuato a salire. Ad esempio, l'MSCI World (in dollari) registrava una crescita del 4,3% alla fine di aprile. Da segnalare l'andamento inverso di azioni e obbligazioni in questo periodo: i guadagni e le perdite di prezzo si sono più o meno annullati, il che significa che la diversificazione del rischio ha funzionato.

Nel secondo quadrimestre dell'anno, le azioni e le obbligazioni hanno registrato una performance ampiamente positiva e parallela. Ciò è dovuto alla diminuzione dei timori legati all’ipotesi che le banche centrali non avrebbero tagliato i tassi d'interesse di riferimento quest'anno a causa delle persistenti preoccupazioni inflazionistiche e delle relazioni sugli utili delle società che sono risultate superiori alle previsioni.

Tuttavia, non va dimenticato che le società che hanno disatteso le previsioni stime sugli utili sono state “punite” in modo significativo (ad esempio Broadcom, Salesforce).

Cosa possiamo aspettarci per il resto dell'anno? 

A giudicare dagli ultimi dati Usa, la situazione economica degli Stati Uniti non è esuberante, ma nemmeno negativa.

Gli indicatori puntano in direzioni diverse: l'indice ISM Purchasing Manager per il settore manifatturiero è inferiore a 50 da luglio, il che segnala debolezza, ma l'ISM PMI dei servizi è stabile a 51,5. Il PMI dei servizi USA calcolato da S&P Global si è attestato addirittura a 55,2 in agosto.

Considerando che i servizi rappresentano circa 4,5 volte il PIL degli Stati Uniti rispetto al settore industriale, non vi sono segnali di una recessione imminente.  Ad agosto sono stati creati altri 142.000 nuovi posti di lavoro, un dato inferiore ai precedenti, ma non preoccupante. Tuttavia, l'economia statunitense potrebbe indebolirsi in modo più significativo nel prossimo anno. Lo indicano gli elevati tassi di insolvenza sui debiti delle carte di credito e sui prestiti auto, nonché il calo del tasso di risparmio della popolazione al 2,9%.   

Quali altri aspetti potrebbero giocare un ruolo negli ultimi mesi del 2024? 

In primo luogo, le aspettative di taglio dei tassi d'interesse da parte della Fed sono tornate ad aumentare sensibilmente di recente.

Gli investitori ritengono che i tassi di interesse di riferimento si ridurranno di altri 75 punti base rispetto dopo il taglio di dicembre. Inoltre, il mercato prezza un tasso sui Fed funds del 2,85% da qui a un anno. Questa visione potrebbe essere esagerata. Se nel prossimo futuro dovesse verificarsi una nuova battuta d’arresto, cosa non improbabile, anche il potenziale di calo dei tassi d'interesse sulle obbligazioni governative e societarie a più lunga scadenza - e il conseguente aumento dei prezzi – finirebbe per scomparire, poiché i prezzi sulla parte lunga della curva hanno già anticipato i tagli dei tassi.

Questo potrebbe rivelarsi un ostacolo anche per il mercato azionario, in quanto i tassi di interesse più bassi del mercato dei capitali consentono, a parità di altre condizioni, valutazioni più elevate per i titoli che generano dividendi. Inoltre, è probabile che le previsioni sulle elezioni Usa e il loro possibile esito siano sempre più al centro dell'attenzione. Tuttavia, bisogna tenere conto delle peculiarità del sistema elettorale statunitense e dell'assenza di elezioni dirette. Vale la pena ricordare che molti indicatori di sentiment per le azioni statunitensi tendono a collocarsi nella fascia alta, segnalando ottimismo. Ciò è anticiclicamente negativo per il rialzo dei prezzi delle azioni.

È quindi plausibile aspettarsi un consolidamento del mercato azionario nelle prossime settimane, che raffredderà il sentiment e creerà quindi le basi per il classico ritmo stagionale, che prevede prezzi più deboli per il Dow Jones Industrial Average da settembre a ottobre, prima di risalire per la fine dell'anno.

Anche dal punto di vista del ciclo presidenziale statunitense, negli anni elettorali si registra generalmente il minimo autunnale nel mese di ottobre. A causa del dominio del mercato dei capitali statunitense, questo scenario si applica anche al resto del mondo.    

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