Mercati: fine del primo tempo, tutti a bere un tè caldo...

Un noto commentatore sportivo è solito dire `Fine del primo tempo, tutti a bere un tè caldo negli spogliatoi`... Quello che è successo sui mercati finanziari in marzo (specialmente in Europa), mi ricorda molto il finale di un primo tempo di una partita di calcio.

Fino al 16 del mese l`euforia era generalizzata, con l`indice Eurostoxx che superava di slancio i 2600 punti, lo Standard & Poors 500 che tornava sopra i 1400 punti e il Nikkei che raggiungeva i 10 mila. A quel punto, come accade tutte le volte che si comincia a pensare ad un grande rialzo azionario, le borse si sono fermate, come se volessero intimidire gli investitori montati sul carro all`ultimo momento, quasi a far capire loro che... non esistono pasti gratis.
Andando ad analizzare nel dettaglio, vediamo che la Cina sta indubbiamente rallentando e nel breve periodo potrebbe creare qualche problemino alla crescita mondiale, ma soprattutto è tornato in voga il rischio Spagna.
A febbraio ammonivamo sul problema delle banche iberiche e dei `trucchi contabili` per sistemare i deboli bilanci. Purtroppo, è notizia di questi giorni che il salvataggio del sistema bancario spagnolo costerà moltissimo al governo (e al popolo) iberico, andando ad aggravare una situazione già difficile e ci si comincia a chiedere se la Spagna riuscirà ad essere solvibile nel futuro.
Lo stesso Monti ha bacchettato gli spagnoli durante il suo road show internazionale, alla ricerca di investitori nel Belpaese, lasciando chiaramente intendere che è necessario intervenire con molta determinazione. Del resto, visto l’enorme stock di debito italiano trattato sui mercati, è evidente che a nessuno conviene che si instauri una nuova crisi di fiducia a livello europeo, vanificando l’ottimo lavoro svolto dall’esecutivo italiano.
Anche questo mese abbiamo notato segnali di consolidamento dell`economia americana e miglioramenti di quella giapponese, la cui borsa rimane la meglio impostata tra quelle che seguiamo più da vicino. Dal punto di vista operativo, abbiamo preferito ridurre le posizioni su gestori “long bias” aumentando le posizioni “market neutral”, poiché continuiamo a pensare a mercati in ampio trading range, piuttosto che impostati al rialzo. Infatti non vediamo oggettivamente come possano strappare verso l’alto le borse in questo contesto economico, ma al tempo stesso come possano crollare, se consideriamo con quanta cura i policy makers stanno usando le loro armi convenzionali e non, per evitare che ciò accada.
 
a cura di Michele De Michelis, responsabile degli investimenti di Frame Asset Management
 
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