MANI FORTI SU POCHI TITOLI. BASTA POCO PER QUESTO MERCATO.

MANI FORTI SU POCHI TITOLI. BASTA POCO PER QUESTO MERCATO.

Milano, 29 maggio 2022. Di Fabrizio Brasili, Esperto di Scenari e Mercati Finanziari.

Il doppio effetto, Euro forte (e quindi dollaro debole), oltre al forte impulso di mani interessate e mirate su solo  4 titoli indice, come Stellantis, Eni, Unicredit ed Intesa, hanno spinto il nostro indice fin poco sopra 24500/600.
Ad inizio settimana eravamo appesi alle forti resistenze di 23800/900, ora divenuti forti supporti, per lo meno di breve termine.
Questi quattro titoli hanno addirittura performato meglio di indice e future Giugno, ora appaiati, mettendo a segno un rialzo settimanale anche a doppia cifra.
Era l' effetto desiderato e migliore che le mani interessate potessero immaginare!
Ma il mercato non può salire in continuazione, solamente con così pochi titoli, manca la famosa "terza mano" che raccoglie questi ed altri titoli per il medio e lungo termine.
Del resto i volumi sono ancora molto bassi, quasi ferragostani.
Gli investitori di lungo corso rimangono ancora in attesa e molto prudenti, salvo cavalcare alcune, (e solite storie) come Leonardo, Saras, BancoBpm e qualche bancario in odore di Risiko, come segnalato da tempo ai nostri lettori abbonati.
Per cui, attendiamoci per lo meno uno storno, anche salutare, in un range molto ampio (22500/600 - 24500/600) che ci potra' portare, anche e sempre sui soliti livelli di 22500/600, come minimo ed a breve medio termine anche in un range posto fra 20500 e 21500.
Per il medio lungo  termine si potrebbe configurare anche, acutizzandosi ed estendendosi il conflitto Russia Ucraina, e riprendendo con l' autunno la Pandemia, solo sopita e mai debellata, anche la rottura di detti ultimi livelli.
Amplificati da una vera e propria recessione, dovuta ad inflazione ed assenza di crescita, con problemi economici e sociali per tutto il corrente anno e crediamo anche per il prossimo.
Potremo così andare a ritestare i gap lasciati ancora aperti, non solo quelli di 20500/21000.
Ma anche quelli posti a 16000/16500. Già toccati fra il 2019 ed il 2020, da cui era partita poi un' insana e dopata ripresa fin a oltre 28000 punti di indice.
I petroliferi.
C'e' anche l' incognita e variabile  petrolio che incide ed inciderà su titoli, come ENI e Saipem.
ENI, e' ormai sui massimi degli ultimi 12 mesi, e qualora il petrolio dovesse scendere anche solo verso i primi importanti  supporti posti a 92/95 che già nel recente passato hanno dato prova di forte tenuta, potremmo rivederla  anche poco sotto i 13 euro fin anche sui supporti di 12,80/90.
Il gioco non vale la candela. Meglio attendere.
Per SAIPEM, a maggior ragione, ora che ci sarebbe da sottoscrivere un aumento di capitale molto diluitivo, 10 azioni nuove ogni vecchia posseduta, meglio stare ancora di più alla larga di prima, quando a fatica manteneva i minimi assoluti  degli ultimi 5 anni, e quasi una quotazione da stock penny....
I venditori sarebbero di certo poi invitati a nozze e ci  ritroveremmo  peggio dell' ultimo anno!
La storia di MPS e dei suoi ripetuti aumenti di capitale, evidentemente non hanno insegnato nulla!
Le utilities. Rischiamo di ripeterci.
Non amiamo e non abbiamo mai molto amato le utilties.
Attrazione ne hanno, si, ma solo per il generoso dividendo.
Ma ci sono altri titoli, come per esempio, quelli che stanno sostenendo artificiosamente il nostro mercato, di cui alla prima domanda.
Ma questi hanno avuto ed hanno tutt' ora, anche se in minor misura,  una crescita importante, anche negli ultimi due anni.
Tanto vale acquistare le 4 big Cap segnalate  e non solo, che offrono interessanti sviluppi anche di M&A, soprattutto per quel che concerne i titoli del Risiko bancario ed assicurativo, di cui spesso ne abbiamo informato (e suggerito) i nostri lettori.
Oro&Petrolio.
Sempre due atteggiamenti contrari, e sempre influenzati in maggior o minor misura dal "re Dollaro", con cui vengono quotati e scambiati.
L' oro pur con il dollaro che è  passato, svalutandosi nei confronti dell' euro da 1,0350/1,04 a 1,0750/1,08 e' rimasto bloccato su una quotazione  di 1850 dollari, in range stretto fra 1850 e 1950, equidistante e ben controllato nel maxi range 1700/2100 degli ultimi 12 mesi.
Gli stati sovrani iniziano ad alleggerire sui 1950 ed a vendere forti quantità fra 2050 e 2100.
Naturalmente anche per  ricostituire le scorte iniziano a comprare in area 1850 ed a ricostituire completamente le stesse in area 1700.
Il mercato dell'oro pare proprio fermarsi in un perfetto equilibrio e con pochi scambi  sulla mediana 1850.
Per il petrolio WTI e Brent da un paio di settimane assistiamo ad un corposo e continuo aumento  dovuto, qui si, al deprezzamento, anche molto sostenuto del dollaro verso euro.
Ma inoltre ad uno spread ormai nullo, ed ad un prezzo eguale e sovrapposto, fra WTI e Brent.
Ricordiamo che nel recente passato e non solo lo spread si era allargato, anche fino a 10 dollari, giungendo nei momenti di maggior tensione nell' ultima settimana di febbraio 2022, anche rispettivamente a 130 e 140 dollari.
Gli specialist arbitraggisti avevano poi lavorato molto bene , riportando lo spread ad un normale e fisiologico 2/3 dollari.
Ora è solo l' indebolimento del dollaro a far avvicinare e sovrapporre il WTI al Brent.
Ci attendiamo che in area 1,08 il dollaro ritracci per lo meno un paio di figure (1,06) e che di conseguenza il WTI si porti verso area 105/106 e che il Brent si porti verso i 108/109.