L’UNICO PERICOLO SOCIALE E’ L’IGNORANZA (VICTOR HUGO)
Trento, 7 marzo 2024. di Paolo Rosa, avvocato.
Ma, come nella celebre trasmissione di 60 anni fa’ di Alberto Manzi, non è mai troppo tardi.
“A forza di C’è posta per te, Grande Fratello, Isole e soap varie ci ritroviamo nell’immobilismo più amorfo” (Riccardo di Genova).
La comunicazione ufficiale presenta la previdenza ed assistenza forense come sistemi in equilibrio ma così non è.
Partiamo dall’assistenza in Cassa Forense.
Il 1° gennaio 2024 è entrato in vigore il nuovo regolamento le cui prestazioni sono erogate a sostegno della professione, della salute e della famiglia.
Requisito per beneficiare delle prestazioni è la regolarità degli adempimenti dichiarativi e contributivi, salvo le deroghe previste per l’erogazione dei contributi straordinari e per la copertura fornita dalle polizze per le quali è richiesta solo la regolarità dichiarativa.
Se è giusto escludere dall’assistenza i cd. “fantasmi”, che sono molti, cioè coloro che nemmeno inviano a CF il Modello 5, non altrettanto può dirsi nell’escludere dall’assistenza chi non è in regola con i versamenti contributivi.
La platea è vastissima e l’esclusione penalizza proprio coloro che, evasori esclusi, ne avrebbero più bisogno.
Passiamo ora alla previdenza forense.
La riforma è ai box per manutenzione ma non è prevista alcuna correlazione tra la contribuzione e il reddito.
Questa correlazione è assolutamente indispensabile considerano che il 7,6% dei 240mila iscritti detiene il 48% dell’intero PIL dell’avvocatura italiana.
Facciamo allora due conti, con la media dei polli.
Il monte reddito complessivamente prodotto dall’avvocatura italiana, quello dichiarato nel 2022, si attesta a circa 9,447 miliardi di euro, cioè 9.447 milioni di euro.
Al 7,6% degli iscritti è quindi attribuito il 48% del totale del monte redditi, pari a 4.534 milioni.
Il 7,6% di 240mila iscritti è uguale 18.240 avvocati ai quali debbono essere attribuiti 248.605 euro l’anno.
Ai restanti 221.760 debbono essere attribuiti 22.152 euro l’anno.
Non v’è chi non veda come solo una contribuzione progressiva, per scaglioni di reddito, possa portare al traguardo della sostenibilità di lungo periodo, senza cancellare 140mila iscritti o liquidare pensioni inferiori all’assegno sociale INPS.
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