L'ULTIMO LUPO. LA MERAVIGLIA DEL CINEMA CHE ENTRA NELLA NATURA.

Redazione, 1 agosto 2022.

Il regista Annaud, il suo film del 2015 con veri lupi mongoli, era "entrato nella natura", per raccontarla, in punta di pedi.

E, il fascino dei lupi che rappresentano la vera anima vivente dei cani.

Da Askanews:

Jean-Jacques Annaud, regista di "Sette anni in Tibet" e "In nome della rosa", porta sullo schermo il commovente "L'ultimo lupo", nei cinema italiani dal 26 marzo. Il film in 3D girato in Mongolia è tratto dal libro "Il totem del lupo", e racconta la storia di uno studente di Pechino che nel 1967 viene mandato presso una tribù di pastori mongoli: grazie a loro impara a conoscere i lupi e rimane affascinato dall'astuzia di quegli animali.

I temi toccati nel film sono tanti, come spiega il regista: "Mi ha ricordato un po' 'In nome della rosa', dove c'era il tema della paura, un'inchiesta all'interno di un monastero misterioso, ma anche un sostrato storico, religioso".

"Questo è un libro che apre il cuore alla cultura dei mongoli, che si è ispirata alla società dei lupi. C'è il livello emozionale, quello spettacolare, e anche un accenno alla politica, visto che si svolge durante la Rivoluzione culturale" ha spiegato il regista.

Il film, altamente spettacolare, è costato 40 milioni di dollari e in Cina ne ha incassati più di cento. "C'è una scena in cui 40 lupi attaccano 250 cavalli, durante una tempesta di neve: per anni mi svegliavo la notte e dicevo: 'Ma come posso girarla questa scena? Sono pazzo'. Poi mi sono detto: se sono folle va tutto bene, è il mio mestiere" ha detto Annaud. Veri lupi della Mongolia sono stati cresciuti e addestrati per tre anni prima di poter iniziare le riprese del film: "Non potevamo avere dei lupi realizzarli al computer, ma ci volevano proprio i lupi mongoli, che hanno colore e occhi particolari, che davanti la macchina da presa potessero esprimere la loro anima" spiega Annaud. "Se si fischia ad un lupo come si fa ad un cane lui se ne va.

Odorano tutto, sono incredibilmente prudenti, non si fanno vedere, né sentire, si nascondono, comunicano con gli occhi, ed è per questo che sono considerati così pericolosi.

Avevo bisogno che questi animali avessero abbastanza fiducia da farsi avvicinare a 6-7 metri per poi lasciarli liberi di avere una reazione spontanea e poter cogliere le loro espressioni" ricorda Annaud.

Per poter girare ogni mattina Annaud aveva bisogno di rispettare un rituale dettato dal loro capobranco: "Era incredibile: ero obbligato ogni mattina a levarmi gli occhiali, superare la barriera dove stavano i lupi, e lui metteva le zampe sulle mie spalle, mi leccava la faccia, mi mordicchiava, e io un po' sanguinavo, per 10 minuti... Beh, sono lunghi 10 minuti d'amore così!".