L`inverno della recessione sta arrivando e l`Europa non ha il cappotto

Il centro studi di Confindustria ha confermato che sull`eurozona si sta per abbattere «l`inverno della recessione, che in Italia è iniziata prima e risulterà più marcata». Si prevede un crollo del Pil di 2 punti percentuali tra la scorsa estate e la prossima primavera, con le stime per il 2012 tagliate dal +0,2% al -1,6%, per il 2011. Per l`Italia è la «quinta recessione dal 1980». La flessione del Pil, dopo «un progresso di appena lo 0,5% quest`anno, è stata registrata già nel terzo trimestre del 2011, si è accentuata nel quarto e raggiungerà la maggiore intensità nel primo 2012». Le manovre varate dal Governo hanno effetti restrittivi, ma «senza sarebbe andata molto peggio», sottolinea - ripreso dall`ANSA - il direttore del CsC, Luca Paolazzi. L`Italia è a metà percorso di dodici mesi di contrazione. «La debole crescita italiana è diventata contrazione a partire dal terzo trimestre 2011. Fino a tutta la prima metà del 2012 il Pil è previsto diminuire ad un ritmo medio dello 0,5% (-1% a inizio 2012), con un calo cumulato del 2,1%. Il segno positivo nelle variazioni congiunturali, secondo le stime di via dell`Astronomia, «tornerà nella seconda metà del prossimo anno».

Sarà così «nell`ipotesi più probabile che sia affrontata in modo risolutivo la crisi dei debiti sovrani dell`eurozona graze al gioco cooperativo tra Stati e istituzioni, rientrino rapidamente le tensioni sui tassi di interesse a lungo termine (con il rendimento dei BTp sotto il 5% entro la primavera), siano ripristinate condizioni operative normali nel credito e torni la fiducia tra le imprese». Con primi passi della ripresa nella seconda metà del 2012, comunque «alla fine del 2013 il Pil italiano sarà ancora ad un livello di -5,7 punti percentuali sotto il picco pre-crisi». Nel complesso quella di Confindustria «è una previsione ottimistica», spiega Luca Paolazzi, considerano che potranno realizzarsi queste ipotesi con una uscita dall`euro-crisi a partire dalla tarda primavera 2012. Il nodo principale da superare è «l`accartacciamento del credito» innescato dall`impennata dei rendimenti dei titoli di Stato, con un meccanismo di correlazione tra credit crunch e fiducia. Servirà «qualche mese prima che la distensione del quadro finanziario si trasmetta all`economia reale», dice il CsC». Ci sarà «dapprima un ulteriore deterioramento. effetto ritardato della restrizione corrente, e solo successivamente si avvierà il recupero». Il capoeconomista di Confindustria comunque avverte: «Siamo a un bivio al quale o si vedrà l`uscita dalla crisi o non si salverà ormai più nessuno». 
«L`esito più probabile» della crisi è una ripresa «dalla tarda primavera 2012»: il centro studi di Confindustria crede nel «lieto fine» ma avverte che saremo a un bivio «senza mezze misure» con dissolvimento dell`euro, fallimento di imprese e banche, milioni di posti lavoro persi, crisi del debito anche nei Paesi virtuosi.
Per gli economisti di via dell`Astronomia «la contrazione potrà essere breve e moderata oppure molto profonda e prolungata». Il rapporto di dicembre del CsC evidenza che «si è giunti a una netta biforcazione».
Se si dimostreranno efficaci le misure varate in Italia «si imbocca il rientro in tempi sufficientemente rapidi dalle eccessive e insostenibili tensioni sui titoli sovrani». Oppure, «si prosegue con l`attuale quadro fatto di enormi divari tra i rendimenti dei titoli di Stato che finirebbero anzi con l`ampliarsi, di congelamento dell`interbancario, di frammentazione del credito in mercati nazionali e di prosciugamento dei prestiti, che stanno causando l`accartocciamento della domanda e delle attività produttive. La spirale debiti pubblici-difficoltà delle banche si avviterebbe in modo irreparabile». Tra le due strade, il centro studi di Confindustria «ha fondato le nuove previsioni sul veloce superamento del delicato momento attuale ritenendo che questo sia ancora l`esito più probabile».
Confindustria giudica «molto probabile che si attenui il reintegro delle persone in Cig, aumentino i licenziamenti, il tasso di disoccupazione salga più velocemente e raggiunga il 9% a fine 2012». Con altre 219 mila persone occupate in meno il biennio 2012-2013 si chiuderà con un calo di 800 mila da avvio crisi a inizio 2008.
Se si guarda al dato statistico delle Ula, le unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, sono 766mila quelle perse da inizio 2008 (con un recupero dopo il picco negativo di un milione e 115mila toccato nel terzo trimestre 2010), ma con l`occupazione di nuovo in calo dal 2012 - stimano gli economisti di via dell`Astronomia - saranno 957mila a fine 2013. Il CsC rileva che «le condizioni del mercato del lavoro italiano sono in deterioramento». Dopo un aumento dell`occupazione quest`anno (+0,9% calcolato), «nel 2012 è atteso un calo dello 0,6% e nel 2013 dello 0,2%, anche se nel corso del 2013 le variazioni congiunturali torneranno positive». La flessione di attività nella seconda parte di quest`anno «ha interrotto il rilancio della domanda di lavoro» che «era iniziato a fine 2010». Pesa il rischio, con il calo dei livelli di attività previsto fino a metà 2012, che «il grado di reintegro dei cassintegrati scenda sotto i valori finora osservati». Con la recessione si «riducono significativamente» gli spazi per «il trattenimento dei lavoratori da parte delle imprese»
La manovra -per il CsC- è «un primo passo nella direzione della crescita». Ne servono su «mercato del lavoro,ammortizzatori sociali, infrastrutture, costi della politica,semplificazioni amministrative,giustizia civile, istruzione e formazione, ricerca e innovazione,lotta a evasione accompagnata da abbattimento delle aliquote»
Sulla crescita - rilevano gli economisti di Confindustria - pesa lo sbilanciamento della correzione su maggiori entrate. Il CsC ha calcolato che le entrate rappresentano sono l`88,6% nel 2012, il 67,6% nel 2013 e il 56,5% nel 2014. «L`aumento dell`imposizione - rilevano - ha un`incidenza negativa sulla crescita maggiore di quella che avrebbero avuto i risparmi sulla spesa». Ma è comprensibile «al fine di blindare il pareggio di bilancio e rassicurare così i partner europei e i mercati sul rispetto degli impegni presi». Poi «la spending review consentirà di attuare il contenimento delle uscite, in modo da poter allentare corrispondentemente la pressione fiscale. Anche sui passi per al crescita ancora da fare, rileva Confindustria, comunque »la manovra contiene primi e significativi interventi. Per esempio, nei tagli ai costi della politica c`è l`abolizione de facto delle province. Nelle liberalizzazioni la manovra interviene in alcuni importanti ambiti: rafforzamento dell`Antitrust, distribuzione commerciale, carburanti, libere professioni, farmacie, trasporti, razionalizzazione delle authority. Nelle infrastrutture c`è, tra l`altro, la parziale esclusione del cofinanziamento dei fondi europei dal Patto di stabilità interno. Le misure di contrasto all`evasione fiscale andranno potenziate, in modo da creare un forte deterrente e aumentare la compliance».
«Obiettivi più credibili» con il decreto salva-Italia, che «potrà consentire il pareggio di bilancio nel 2013», dice il centro studi di Confindustria. È per «gran parte» di entrate: 88,6% nel 2012. Le manovre frenano il Pil (che altrimenti sarebbe positivo nel 2012) ma senza saremmo in «un percorso pre-fallimentare».
Per gli economisti di via dell`astronomia «il saldo primario passerà dal -0,1% del Pil nel 2010 al +5,5% nel 2013. Per concentrazione nel tempo - sottolineano nel rapporto di dicembre del CsC - è una correzione senza pari nè nella storia della finanza pubblica italiana nè nel presente confronto internazionale». Per Confindustria «grazie a queste manovre e al raggiungimento di un ampio avanzo primario, che andrà mantenuto nel tempo per molti anni a venire, il debito pubblico inizierà a ripiegare nel 2013, scendendo al 118,0% del Pil dal 121,3% del 2012, nonostante la bassa crescita». Pesano gli «effetti inevitabilmente restrittivi» di un forte sbilanciamento sulle entrate. Ma «chi argomenta che al netto di tali interventi la dinamica dell`economia italiana si sarebbe mantenuta positiva l`anno prossimo e nettamente sopra l`1% nel 2013 - rileva Confindustria - non considera che il debito sarebbe salito a ritmi insostenibili e si sarebbe avvitata la spirale con la più elevata spesa per interessi. Un percorso pre-fallimentare». Comunque gli effetti restrittivi, «la stessa sostenibilità del debito e la necessità di riportare redditi e occupazione sui livelli pre-crisi (il Pil pro-capite risulterà nel 2013 dell`8,3% inferiore ai valori 2007)», per Confindustria «impongono di aprire una breve e fitta stagione di riforme che innalzi il tasso di crescita dell`economia italiana migliorando l`efficienza della pubblica amministrazione, accorciando drasticamente i tempi della giustizia, aumentando il grado di concorrenza nei servizi, elevando quantità e qualità dell`istruzione, rimuovendo gli ostacoli all`occupazione, potenziando la protezione del welfare, incentivando e promuovendo ricerca e innovazione, innalzando il tasso di occupazione giovanile e femminile, riducendo i divari regionali». «Nella giusta direzione» vanno «l`allungamento della vita lavorativa e i provvedimenti liberalizzatori inseriti negli ultimi atti governativi vanno nella giusta direzione».
«Le violenti ricadute della disgregazione della moneta unica possono essere solo congetturate», dice il centro studi di Confindustria. Che crede nel «lieto fine» ma analizza così «la posta in palio»: per «alcune simulazioni riguardanti le quattro maggiori economie dell`eurozona, nel primo anno il Pil crollerebbe tra il 25 ed il 50%, svanirebbero tra i 6 e i 9 milioni di posti di lavoro in ciascuna di esse, i deficit e i debiti pubblici raggiungerebbero valori da immediata insolvenza perfino in Germania».
Le analisi del centro studi di Confindustria «evidenziano quanto la crisi abbia falcidiato i posti di lavoro tra i giovani (-24,4% per i 15-24enni, -13% per i 25-34enni da metà 2008 a metà 2011; + 6,6% per gli over 45enni)». Penalizzati «i maschi (-3,4%; zero tra le donne) e chi ha una minore istruzione (-10,6% per quanti hanno solo la licenza media, +3,1% per i diplomati, +3,9% i laureati)». Emerge dal rapporto di dicembre degli economisti di via dell`Astronomia.
«La pressione fiscale raggiungerà livelli record: 45,5% del Pil tra due anni, inclusi i tagli alle agevolazioni fiscali che dovranno scattare a partire dall`ultima parte del 2012». Lo prevede il Centro studi di Confindustria che indica: «La pressione effettiva, che esclude il sommerso dal denominatore, supera abbondantemente il 54%». Livelli «insostenibili» già quest`anno (51,3%), dice Confindustria, «specie se si considera che non corrispondono servizi pubblici adeguati». In Europa peggio solo in Francia e Belgio.
 
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