L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE AVREBBE GIA' RIPORTATO LE CASSE DI PREVIDENZA IN INPS
Trento, 12 maggio 2023. Di Paolo Rosa, avvocato, Foro di Trento. Esperto di Diritto del Lavoro e Previdenziale.
In un recente convegno svoltosi a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo organizzato da Abv, l’Associazione delle Casse di previdenza private tedesche, e Adepp, il Presidente dell’Abv, Rudolf Henke, ha affermato: «la sostenibilità è un concetto fondamentale per un sistema pensionistico come il nostro: in un sistema che non riceve – e non vuole ricevere – sussidi pubblici, la sostenibilità finanziaria è la chiave di volta del nostro operato.
Dobbiamo sempre guardare al futuro, con un orizzonte temporale di 40 o 50 anni, per poter rispondere in tempo alle sfide poste dai cambiamenti sociali, economici e politici che dobbiamo affrontare, con l’obiettivo di garantire le pensioni dei nostri iscritti nel lungo periodo».
Per parte sua il Presidente Adepp ha detto: «Viviamo, specie in Italia, un inverno demografico fatto di culle vuote, famiglie corte e invecchiamento che ha effetti diretti e indiretti sulle Casse influenzando le strategie di sostenibilità».
Io ho il sospetto che l'intelligenza artificiale, elaborando tutti i dati contenuti nei bilanci consuntivi delle Casse di previdenza e nelle proiezioni attuariali triennali, concluderebbe che l'unica soluzione sostenibile sia quella di rientrare al più presto in INPS.
Ma ci sono due modi per affrontare il problema: quello delle Casse che magnifica i saldi attivi, come si può vedere dall'articolo pubblicato sul sito istituzionale dell'Adepp e che qui ricopio fedelmente:
E quello che propongo io: veniamo ai dati che l'IA potrebbe elaborare e i dati li traggo dal Rapporto n. 10 anno 2023, Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell'assistenza per l'anno 2021 di Itinerari Previdenziali (pagg. 71, 72, 73, 74, 75 e 76):
Dal 2040 in poi la sostenibilità delle Casse di previdenza dipenderà dall'andamento dei mercati finanziari il che significa trasferire sugli iscritti il rischio dei mercati finanziari il che non mi pare in linea con l'art. 38 della nostra Carta Costituzionale.
«Più nel dettaglio, una determinata attività patrimoniale si definisce rischiosa nel caso in cui il suo andamento non possa essere, del tutto o almeno in parte, previsto con anticipo e certezza;
viceversa, viene considerata a basso rischio, quando non addirittura risk free, nel caso in cui il suo andamento nel tempo risulti più facilmente prevedibile e/o sia in grado di garantire un flusso monetario certo, esponendosi in misura più contenuta all'eventualità di oscillazioni o perdite.
Semplificando e di molto la questione, si potrebbe ad esempio dire che un investimento è a basso rischio quando garantisce al risparmiatore quantomeno la conservazione del proprio patrimonio iniziale;
è invece ad alto rischio, quando diventa più difficile stabilire l'entità finale del patrimonio investito, che potrebbe persino (e nella peggiore delle ipotesi) subire perdite ingenti» (Pensioni & lavoro).
«Cosa si intende per rischio finanziario?
A differenza del rendimento, che è una grandezza misurabile, il rischio finanziario è un parametro tanto rilevante quanto soggettivo: in questo contesto, infatti, per rischio si intende la quota di incertezza intrinsecamente associata a una determinata attività finanziaria.
Tanto che, quando si parla di propensione al rischio di un investitore, ci si riferisce di consueto al “livello di disponibilità” con cui è pronto ad accogliere perdite patrimoniali dovute alle oscillazioni dei mercati finanziari, al fallimento dell'emittente di un determinato strumento finanziario o, più in generale, con cui è disposto a sopportare che i propri risparmi non siano semplicemente sottratti alla sua immediata disponibilità ma anche soggetti a una variabilità estrema di fattori che possono condizionare i risultati prefissati (al di là di ogni aspettativa iniziale).
Posto che è quasi impossibile individuare strategie o strumenti del tutto risk free, una determinata attività finanziaria è di solito definita a basso rischio quando il suo andamento può essere, del tutto o almeno in parte, previsto con anticipo e con buoni margini di certezza, garantendo un certo flusso monetario per quanto magari contenuto;
al contrario, è invece considerata ad alto rischio quando i margini di variabilità sono così elevati da non dare all'investitore neppure la certezza di conservare quantomeno il patrimonio inizialmente investito, a fronte tuttavia della possibilità di subire perdite quanto guadagni ingenti.
Rischio e rendimento tendono infatti a crescere in maniera direttamente proporzionale tra loro: detto quindi in parole semplice, chi vuole guadagnare di più deve essere pronto ad assumersi più rischi!» (Fidelity international).