Lettera di un promotore che pensa che la consulenza finanziaria indipendente sia una presa in giro
Pubblichiamo uno spunto di riflessione di un nostro lettore sullo stretto legame italiano tra consulenza finanziaria e promozione finanziaria. Come sempre, diteci la vostra, saremo lieti di pubblicare le vostre valutazioni.
Gentile redazione di Ifanews,
vi leggo con piacere e vorrei proporvi una riflessione su un tema a mio avviso ancora poco trattato. Io sono un promotore finanziario, ma non ho pregiudizi in merito alla consulenza fee only, mi piace il mio lavoro e continuerò a farlo. Lo spunto per la mia riflessione deriva da un episodio personale. Nel corso degli ultimi anni mi è capitato di vedere qualche mio collega (non molti per la verità) decidere di passare da una sponda all’altra, lanciandosi nel mondo della consulenza a parcella.
Alla mia domanda sul perché di tale scelta, sentivo spesso la stessa risposta “perché voglio fare consulenza finanziaria e da promotore non la faccio”. Ok, benissimo pensavo io, carte alla mano io non potevo controbattere in alcun modo dato che, al di là degli slogan di facciata tipici dell’associazione che ci tutela, l’attività di promozione finanziaria è incompatibile con quella di consulente finanziario ( come mi insegnate voi da Consob Regolamento intermediari – Delibera 16736 (18/12/2008) art. 106).
Una domanda però mi sorgeva spontanea, anche se ho sempre evitato di farlo per non creare disappunto nei miei colleghi (e forse qualche dubbio di troppo): ma se fino adesso hai fatto il promotore e, come affermi tu, non hai mai svolto consulenza finanziaria, sulla base di quali competenze e curriculum puoi proporti come referente credibile per un papabile risparmiatore? La scienza della consulenza finanziaria ti è stata infusa per illuminazione divina nel momento in cui hai deciso di sceglierla come tuo futuro? Dato che non hai alcuna esperienza materia di consulenza, ma solo di promozione, il tuo servizio offerto non sarà probabilmente pari a quello che puoi offrire in una qualunque rete che adotti un’architettura aperta, con il disagio aggiunto di dover caricare di un costo aggiuntivo (non motivato, dato che davanti ha un ex promotore e non un consulente finanziario di esperienza) il risparmiatore?
Queste domande a mio avviso fanno parte di una riflessione generale più grande sulla consulenza indipendente italiana. Da quello che vedo, essendo un ambito ancora di fatto e clamorosamente deregolamentato (anche se sarebbe meglio dire regolamentato ma non nel concreto, dato che l’Albo è previsto dalla notte dei tempi ma non esiste), il mondo della consulenza finanziaria fee only nostrana mi sembra solo una sorta di deriva solipsistica del mondo della promozione finanziaria. Ex promotori insofferenti che cercano il loro El Dorado sfruttando i contatti già sviluppati. E la riprova, se proprio vogliamo dirla tutta (spero non mi censurerete) deriva anche dalle figure “di spicco” che rappresentano la categoria, alcune di queste figlie del mondo della promozione finanziaria dei tempi d’oro e poi, non si sa come e sulla base di quale attestato, improvvisamente consulenti finanziari credibili. Credibili perché sapevano vendere? Ma non mi ripetete che per essere consulenti servono competenze diverse (e magari anche a livello accademico…)?
La questione spinosa prevede quindi due possibili soluzioni: o i consulenti finanziari decidono di ammettere che facendo il promotore qualcosa in merito alla consulenza finanziaria lo si apprende eccome, al di là della normativa di facciata, oppure possiamo dire che il settore dei fee only italiano non è altro che una grande presa in giro ai danni dei risparmiatori. Perché, a questo punto, per investire sarebbe più sicuro (in merito a competenze e curriculum) e sicuramente meno costoso fare un rapido excursus ragionato tra le valanghe di report di mercato dei top gestori/analisti mondiali, piuttosto che affidarsi a persone che fino all’altro ieri la consulenza finanziaria, a quanto dicono, non sapevano nemmeno cosa fosse.
Saluti
Fabio