Trento, 14 aprile 2025. Di Paolo Rosa, avvocato
Il dilemma del prigioniero, un gioco che andava di moda negli anni 50, disegna una situazione di rilievo in campo economico – sociale e cioè un modello matematico per lo studio delle situazioni competitive.
Dazi, controdazi, insider trading, sospensioni, trattative.
L’incertezza è il peggior nemico dei mercati finanziari e saremo destinati a “ballare” per molto tempo su un otto volante dove qualcuno in USA ha fatto guadagni del 2000%.
Che cosa dirà la SEC – Securities and Exchange Commission – che dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale per garantire un’informazione finanziaria accurata e trasparente per mercati equi ed efficienti?
Nel frattempo il MEF ha predisposto il DFP – Documento di finanza pubblica – trasmesso al Parlamento per l’esame prima dell’invio alla Commissione Europea entro il 30 aprile 2025.
Ci sono dati positivi e negativi.
Vediamo i dati positivi:
Standard and Poor’s ha alzato il rating Italia a BBB+ premiando la serietà del Ministro Giorgetti;
- l’aggregato (sentiero di spesa netta) è diminuito del 2,1%, più della previsione che era dell’1,9% e 1,3% per il 2025 in linea con l’obiettivo inserito nel piano;
- miglioramento del deficit al 3,4% del PIL anziché 3,8% con previsione del 3,3% per il 2025 e 2,8% per il 2026, così da confermare l’uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi nel 2027.
E veniamo agli aspetti negativi:
- nel 2024 la crescita reale del PIL si è attestata allo 0,7%, 3 decimi di punto al di sotto della previsione del Piano.
Il MEF, a causa dei dazi e delle turbolenze sui mercati, prudenzialmente riduce la previsione di crescita per il 2025 allo 0,6% e allo 0,8% per il 2026 con scenari di rischio al ribasso;
- il debito pubblico aumenta lievemente in rapporto al PIL fino al 2026 per scendere poi dal 2027 in avanti.
Il MEF nel DFP così può concludere:
«In conclusione, il presente Documento illustra il notevole miglioramento della finanza pubblica nel 2024 e conferma in chiave prospettica gli obiettivi di spesa netta e di riduzione di deficit e debito enunciati nel Piano strutturale di bilancio.
È innegabile che le prospettive economiche appaiano oggi più incerte e complesse in confronto a sei mesi fa, quando il Piano fu inviato al Parlamento.
Dovremo rispondere alle nuove esigenze legate alla sicurezza e alla difesa e al mutamento della politica estera e commerciale della maggiore economia del mondo.
Si tratta di sfide assai complesse, a cui il Governo risponderà salvaguardando la disciplina di bilancio, il sostegno alle famiglie e i servizi sociali.
Un maggiore impegno su sicurezza e difesa dovrà necessariamente procedere di pari passo con il rilancio dell’industria nazionale nell’ambito di strategie condivise a livello europeo.
È auspicabile che il bilancio dell’UE venga utilizzato in modo innovativo a sostegno degli investimenti per la sicurezza e la difesa.
Sul fronte del commercio internazionale, l’Italia continuerà a impegnarsi a favore del libero scambio e di regole eque e condivise anche riguardo ad aiuti pubblici alle imprese e alla politica industriale.
Negli ultimi decenni la specializzazione produttiva della nostra economia si è riconfigurata sotto l’effetto della concorrenza internazionale.
Non è opportuno né realistico immaginare di invertire rotta, ma si dovrà invece rafforzare la competitività e la resilienza del sistema-Paese, migliorando le condizioni di contesto in cui le nostre imprese operano e aprendo nuove opportunità per le esportazioni e gli investimenti internazionali.
L’Italia si presenta con rinnovata credibilità di fronte a un quadro economico e finanziario di grande complessità.
La peculiarità del sistema economico italiano esige la difesa dell’interesse nazionale nelle sedi europee e internazionali in questa fase di profondi e storici mutamenti».
Concludiamo con la situazione pensionistica.
“Il conto pensionistico del 2025 si dovrebbe chiudere a quota 344,4 miliardi, in salita del 2,2% rispetto ai 336,9 miliardi dello scorso anno.
E dovrebbe poi ulteriormente aumentare toccando i 355,3 miliardi nel 2026 e 365,6 miliardi del 2027: quasi 30 miliardi in più nel confronto con il 2024, e quindi in soli tre anni.
Parallelamente a crescere saranno anche costi complessivi del welfare (sanità esclusa), peraltro fortemente condizionati dalle uscite per pensioni.
Le cd. prestazioni sociali in denaro, che assorbono anche strumenti di sostegno, sussidi e misure per la famiglia, passeranno complessivamente dai circa 446 miliardi dello scorso anno ai 484,6 miliardi previsti per il 2027, con un incremento del 3,4% a fine 2025 (quando il peso sul PIL sarà del 20,4%), del 2,6% nel 2026 e del 2,5% l’anno seguente”. (Fonte Marco Rogari, Il Sole 24Ore del 12 aprile 2025, pag. 7).