Le sorprese del 1° trimestre e le conseguenze per il resto dell’anno
I mercati azionari hanno registrato un’improvvisa e brusca ripresa all’inizio dell’anno dopo un lungo periodo di crolli. La rinnovata propensione al rischio degli investitori li ha spinti nuovamente verso il mercato azionario dopo un periodo in cui avevano privilegiato la liquidità e gli investimenti più difensivi, come obbligazioni e oro.
Ma non tutti gli investitori lo hanno capito, e chi lo ha fatto si è comportato in modo diverso da ciò che normalmente accade nel caso di un ritorno della propensione al rischio. Persistono numerose incertezze sui mercati finanziari ma certamente questo insolito avvio d’anno avrà profonde conseguenze per il resto dell’anno, indipendentemente dagli avvenimenti del primo trimestre.
Rinnovata propensione al rischio
Ma partiamo dall’inizio. Il 2011 è stato in buona parte caratterizzato da incertezza e volatilità sui mercati finanziari globali a causa del previsto rallentamento dell’economia in generale e dalla crisi nell’Area Euro in particolare. Nonostante questi problemi non siano stati risolti alla fine dell’anno, all’inizio del nuovo anno abbiamo assistito a un ritorno della propensione al rischio. Le ragioni principali di questo rinnovato ottimismo vanno ricercate nell’immissione di liquidità da parte della BCE e nei dati macroeconomici migliori del previsto provenienti dagli Stati Uniti, mentre gli sviluppi economici in Eurolandia non sono stati peggiori del previsto.
La BCE, attraverso due aste rivolte a diverse centinaia di banche, ha immesso più di 1.000 miliardi di euro nel sistema finanziario e questi fondi sono stati in buona parte diretti verso attività con un rendimento superiore al tasso di interesse dell’1% addebitato dalla BCE su questi finanziamenti a tre anni. Di conseguenza i rendimenti obbligazionari sono scesi nei paesi periferici dell’Area Euro in generale, e in Spagna e Portogallo in particolare, mentre i mercati azionari si sono ripresi brillantemente. Hanno guadagnato in particolare i mercati emergenti, con ottimi risultati per azioni e valute. Tuttavia questo non dovrebbe sorprenderci, queste categorie di investimento avevano registrato un brusco calo delle quotazioni nel 2011 sulla scorta dei problemi nell’Area Euro.
Focus sui mercati emergenti
La ripresa nei mercati emergenti comunque è stata piuttosto insolita. Gli investitori spesso si concentrano sui grandi mercati in Asia e America latina prima di rivolgere l’attenzione alla Russia e all’Europa orientale. E probabilmente molti hanno pensato che valesse la pena di ripetere questo schema, vista la vicinanza geografica e l’integrazione economica con l’Area Euro.
Invece finora è stata la Russia ad attirare l’interesse degli investitori, una strategia che ci sembra logica poiché il mercato azionario e valutario del paese è stato tra i più brillanti finora quest’anno. Gli investitori hanno osato investire in Russia nonostante l’incertezza politica più forte del solito. Probabilmente ciò dipende in parte dal prezzo elevato e in aumento del petrolio, tuttavia, se consideriamo che gli investitori stanno abbandonando il mercato brasiliano dove c’è una forte concentrazione di società del settore energetico, non può essere l’unica ragione. Una ragione ancora più importante dell’interesse per la Russia dipende semplicemente dal fatto che i fondamentali sono interessanti. Il mercato russo è più conveniente del 40% circa rispetto a quello brasiliano (in termini del rapporto tra prezzo e utili) e le società russe del settore dell’energia hanno iniziato a distribuire dividendi più alti. L’economia russa inoltre non solo sta crescendo rapidamente, ma l’inflazione è più bassa e le finanze pubbliche sono più solide rispetto al Brasile.
Quali sono le implicazioni per il resto dell’anno?
Dopo tutto sono trascorsi solo un paio di mesi del nuovo anno. Primo, molti gestori di fondi probabilmente sono in fermento per non aver saputo sfruttare, totalmente o parzialmente, la ripresa del primo trimestre. Effettivamente è molto difficile recuperare il 15% del rendimento relativo (la differenza tra le obbligazioni globali e le azioni dei mercati emergenti finora quest’anno) mantenendo un approccio neutrale. O si adotta un approccio estremamente aggressivo sperando che la propensione al rischio continui, oppure si assume una posizione difensiva scommettendo su una rinnovata incertezza e sulla crisi finanziaria. La minicorrezione di marzo può essere interpretata in due modi: come l’occasione di capitalizzare i profitti oppure come l’opportunità di tornare sul mercato in una fase di ribasso.
Secondo, i più agguerriti probabilmente continueranno a puntare sui mercati emergenti, ma la questione che dobbiamo porci è quali di questi mercati presenta le prospettive migliori per il resto dell’anno? La Russia ha registrato i flussi più consistenti e l’andamento migliore tra i paesi BRIC finora ma è ancora il paese più conveniente in presenza di diversi catalizzatori (la politica, l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, le privatizzazioni, la riforma del mercato finanziario). La Cina ha rallentato, non solo negli ultimi tre mesi ma negli ultimi tre anni, facendo scendere le valutazioni, ciò nonostante l’economia è ancora una di quelle in più rapida crescita al mondo. Il governo cinese ha iniziato ad acquistare azioni per sostenere il mercato fissando quindi una soglia minima.
È probabile che nei prossimi mesi gli investitori a caccia di rendimento si rivolgeranno alla Russia per il valore e alla Cina per la crescita, nella misura in cui proseguirà questa fase di rinnovata propensione al rischio.
Di Marcus Svedberg, Capo Economista di East Capital