LE NOSTRE PMI IMPIEGANO L'82% DEI LAVORATORI. COSA ACCADREBBE SE SALTASSERO LE NOSTRE PMI E LE NOSTRE MICROIMPRESE?

LE NOSTRE PMI  IMPIEGANO L'82% DEI LAVORATORI. COSA ACCADREBBE SE SALTASSERO LE NOSTRE PMI E LE NOSTRE MICROIMPRESE?

Giannina Puddu, 1 aprile  2022.

In Italia, abbiamo poche aziende con fatturati miliardari.

Tra queste, nel 2021, secondo l'Ufficio Studi di Mediobanca, Enel ed Eni in cima alla classifica per fatturato, seguono GSE, FCA ITALY, TELECOM ITALIA, EDIZIONE, LEONARDO, FERROVIE DELLO STATO, PRISMYAN E SARAS.

Queste, le nostre società al top della classifica per quanto fatturano.

Ma, non sono le stesse che ci permettono di lavorare e vivere con dignità.

La vera fonte di lavoro e di ricchezza nazionale, colonna portante del nostro sistema economico, sono le microimprese, le piccole e le medie imprese.

L'82% dei lavoratori italiani opera per conto delle PMI  e non per conto delle 10 BIG sopra citate.

Fatturano, per definizione, meno di 50 milioni di euro, ma sono numerosissime e pesano per il 92% nel sistema delle imprese, in Italia.

Barcollano da tempo e molte si sono già accasciate al suolo, chiudendo i battenti.

Le crisi economiche che si sono succedute, la latitanza della politica che ha lasciato, nella sua totale inerzia,  che queste mietessero le loro vittime, le restrizioni durissime introdotte per Covid, gli attuali incrementi dei costi delle materie prime, provvedimenti di legge penalizzanti come quelli relativi alle concessioni balneari, condizioni privilegiate per l'impresa d'importazione che nega all'imprenditore nostrano la condizione di sana concorrenza, la burocrazia farraginosa, il prelievo fiscale eccessivo, l'assoluta mancanza di un nuovo Progetto di Politica Industriale, la chiusura del sistema bancario, tutto sta portando verso la desertificazione industriale in Italia.

Se per ogni 100 persone che lavorano, 82 sono dipendenti delle PMI, che ne sarà di noi se saltassero le PMI?

Cerved, aveva sostenuto che, comunquela decisa riduzione dei costi operata dalle PMI sarebbe stata insufficiente per evitare una nuova e brusca caduta della redditività lorda, che, stimava sarebbe stata  in contrazione del 19% tra 2020 e 2019.

La stima della perdita era, purtroppo,  sbagliata, attestandosi, invece, su meno 31% con picchi del meno 67%, nel 2020, rispetto al 2019.

Secondo il rapporto CERVED 2018 le PMI italiane  sono  148.531, a fronte di oltre 5 milioni di microimprese attive sul territorio.

Tutti i finanziamenti europei alle imprese deliberati per il Covid, comunque, assolutamente insufficienti, non avevano considerato  milioni di microimprese.

Il fenomeno delle "microimprese" italiane è poco noto  all'estero ma, i politici italiani, pur consapevoli, non hanno agito per tutelarle.

L'On, Osvaldo Napoli, invitò i "tecnici" a riferire  quanto sarebbe durata  l'emergenza sanitaria considerando che le componenti economiche e sociali del Paese, si stavano avvicinando  al collasso.

Lasciare che queste attività muoiano significa ammazzare l'economia del SUD, già notoriamente debole e storicamente sintetizzata nella Questione Meridionale, sempre trattata, mai affrontata, mai risolta.

La direzione presa dal sistema economico italiano punta verso la catastrofe e non si vedono provvedimenti che possano condurre verso l'inversione della rotta.

La nuova emergenza decretata per la guerra sta confermando il passo.

In particolare, noi italiani, stiamo viaggiando verso un futuro da terza guerra mondiale anche se questa non fosse attivata nei modi convenzionali.

Se si perde il lavoro si perde tutto.

Se si perdono milioni di posti di lavoro si compromette la stabilità del sistema statale (e periferico), sanitario e sociale, compreso il sistema pensionistico che non potrebbe reggere l'urto delle erogazioni in assenza della massa delle  contribuzioni indispensabili.

La morte arriva anche in groppa ad altri cavalli neri, fame, malattia, freddo e non soltanto sotto le bombe.