Le imprese, con maggiore liquidità, sono pronte a concentrarsi sulla crescita nel 2012 (part III)

Prosegue da QUI Europa Le imprese europee interpellate prevedono che la crisi della zona euro continuerà ad avere un impatto significativo sul clima economico del Vecchio Continente ancora per alcuni anni, anche se le opinioni tra i polled si dividono su quanto profondo sarà l’impatto.

Le imprese, con maggiore liquidità, sono pronte a concentrarsi sulla crescita nel 2012 (part III)

La gravità della crisi è testimoniata dal fatto che per il 59% il default di un debito sovrano è probabile o molto probabile nei prossimi 12 mesi, mentre per il 62% è probabile o molto probabile una recessione double dip. Il 43% degli interpellati cita anche la fiducia dei consumatori come il principale freno ai loro piani di investimento nei prossimi tre anni.

 
Il 48% degli intervistati afferma che nei prossimi 12 mesi saranno prese misure tese a ridurre i costi del lavoro. Su un arco temporale triennale, questa cifra scende al 35%. Non è solo il costo del lavoro che dovrebbe scendere: le imprese europee cercano anche una maggiore efficienza per i loro impianti. Il 43% prevede un consolidamento degli impianti nei prossimi 12 mesi e il 37% che questo trend continui per i prossimi tre anni.
 
Tuttavia, l’ottimizzazione dei costi per creare un’organizzazione più snella rappresenta solo una faccia della medaglia. Più di metà degli interpellati in Europa (54%) prevede di avviare importanti progetti d’investimento entro i prossimi tre anni. Il 59% indica gli investimenti in tecnologia come una priorità, mentre per il 64% l’attenzione sarà su software basato su Internet e servizi.
 
Stefano Aversa, co-president di AlixPartners e capo delle attività EMEA, afferma: “Il pessimismo nei confronti dell’euro prevale ancora tra i manager europei che sono concentrati sul miglioramento della produttività delle loro attività core, mentre guardano a nuovi mercati di esportazione come principale fonte di crescita, visto l’indebolimento dell’euro. Nell’attuale contesto di elevata incertezza macroeconomica, i leader di imprese europee si preparano a portare avanti programmi di ristrutturazione contingenti, propendono per tenere la liquidità, mentre sul fronte investimenti operano con precisione chirurgica. Inoltre, coloro che sono esposti a livello internazionale, in particolar modo nell’area dell’Asia-Pacifico, si troveranno in una posizione di forza nel 2012 rispetto a coloro focalizzati solo sull’Europa. Gli operatori dovranno concentrarsi su un aumento della produttività ed efficienza, piuttosto che focalizzarsi sulla crescita dei ricavi”.
 
Stati Uniti 
Il 45% delle imprese USA hanno più liquidità rispetto a tre anni fa e il 40% intende utilizzarla per diversificare prodotti e servizi, il 39% per investire in nuova IT, il 38% in nuovi macchinari o impianti e il 36% per espandersi in nuovi mercati.
 
Tuttavia, dall’indagine emerge come le imprese USA siano più restie a intraprendere importanti progetti nel breve termine. Infatti, solo il 3% delle imprese statunitensi interpellate sostiene che farà investimenti rilevanti nei prossimi 12 mesi, ben meno del 16% delle imprese a livello globale che intende agire in questo senso.
 
In generale, le imprese a stelle e strisce sono più ottimiste in relazione al loro mercato domestico. Secondo il sondaggio, il 40% dei manager di imprese con sede negli Stati Uniti vede il Nord America come la fonte più importante di crescita nei prossimi 12 mesi, mentre dai risultati del sondaggio a livello globale solo il 14% degli interpellati è dello stesso parere. Allo stesso modo, il 35% delle imprese USA prevede che sarà il Nord America a guidare la crescita anche nei prossimi tre anni, mentre globalmente solo il 13% degli interpellati ha la stessa previsione.
 
Asia-Pacifico 
Il panel dell’area Asia-Pacifico rispecchia quello europeo nel prevedere che i timori di una continua crisi nella zona euro abbia un notevole impatto sul clima economico della regione. Il 60% degli interpellati afferma che nei prossimi 12 mesi un default del debito sovrano nella zona euro è probabile o molto probabile. Si concentrano anche sui possibili problemi geo-politici, con il 39% degli interpellati che vede questi timori come la maggiore minaccia ai loro programmi quinquennali di crescita.
 
Complessivamente, vi è un generale ottimismo sull’area geografica di appartenenza, con il 78% che vede l’area dell’Asia Pacifico come la migliore zona per operare nel prossimo anno. D’altro canto, il 40% degli interpellati nel Nord America vede questa come la regione con la migliore prospettiva e solo il 12% degli europei vede l’Europa in positivo.
 
Il 41% degli intervistati nella zona dell’Asia-Pacifico ha tagliato il costo del lavoro negli ultimi tre anni e il 30% ha ridotto gli investimenti. Questo trend dovrebbe cambiare il prossimo anno, considerato che un quarto degli intervistati prevede per l’anno in corso un aumento dei costi del lavoro e il 38% maggiori investimenti.
 
Medio Oriente
Il campione del Medio Oriente riflette il maggior pessimismo sull’immediato futuro, con il 70% che crede probabile o molto probabile una recessione double dip nell’economia globale nei prossimi 12 mesi. D’altro canto, il 63% degli interpellati di tutti i sondaggi è di questa opinione.
 
Il panel del Medio Oriente ha inoltre molte riserve sulle prospettive della loro regione, con il 64% che prevede un proseguimento della turbolenza politica del Medio Oriente nel 2012. Anche l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e delle materie prime è fonte di preoccupazione per il 44% del campione, che prevede un diffuso disordine sociale nel caso tali prezzi rimangano molto elevati.
 
Le imprese del Medio Oriente, come in altre aree del mondo, hanno rimpinguato le casse negli ultimi tre anni, con circa il 55% degli interpellati che sostiene di aver moderatamente migliorato la sua posizione di cassa. Tuttavia, solo il 24% di questi ha intenzione di utilizzare la liquidità per acquisizioni domestiche, alla pari, in ultima posizione, con gli europei e ben al di sotto delle aziende dell’America Latina (43%). 
 Il 37% degli intervistati invece sostiene che utilizzerà la liquidità per diversificare il mix di prodotti o per investire in nuova tecnologia IT. 
 
L’indagine
La ricerca è stata realizzata dall’Economist Intelligence Unit per AlixPartners coinvolgendo 536 dirigenti senior level in tutto il mondo. Le sedi delle organizzazioni per cui lavorano sono dislocate in quasi 70 paesi. Circa il 33% delle aziende del panel ha sede in Nord America, il 27% nelll’Europa Occidentale, il 17% nella regione Asia Pacifico, l’11% nel Medio Oriente, il 6% in America Latina, il 4% in Africa e il 2% nell’Europa dell’Est. Il 46% del campione è composto da aziende con ricavi fino a $500 milioni e il 19% degli interpellati proviene da aziende con ricavi di almeno $10 miliardi.
(fine)
 
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