LE CONTRADDIZIONI CINESI SULLE CRIPTOVALUTE
Redazione, 1 giugno 2021 La Cina pare non gradire l`ambiente delle criptovalute,
caratterizzato da una sorta di anarchia strutturale che le sottrae, almeno fin qui, al controllo delle banche centrali e di ogni autorità di controllo finanziario inteso nel senso classico.
Ma, non resiste alla tentazione ammaliante di buttarsi anche in questo nuovo business colossale, troppo grande perchè la Cina rinunci ad una sua ulteriore leadership.
La Cina è super competitiva e cerca la sfida in ogni spazio in cui la competenza tecnologica sia dominante, oltre altri.
L`industria cinese ha sotto mira la piattaforma di trading on line americana Robinhood e vuole insidiare la sua potenza nello scambio delle criptovalute, estendendo la sua offerta parallela fuori dai suoi confini ed anche negli Stati Uniti.
Ci sono già due cavalli di razza cinese che scalpitano, le società Futu e Tiger Brokers che hanno già chiesto la licenza per operare anche a Singapore e negli USA.
Eppure, proprio negli ultimi mesi, le autorità cinesi, osservata l`attenzione crescente verso Bitcoin, vista la quotazione di Coinbase, hanno concentrato gli sforzi contro la diffusione degli scambi di valuta digitale anche facendo leva sull`estrazione di Bitcoin che genera un intenso processo di calcolo che brucia molta energia.
Insomma, la Cina che ha un ruolo primario nel processo di inquinamento dell`aria terrestre si preoccupa dell`energia consumata da Bitcoin....
Bitcoin è sulle montagne russe, si fa per dire, ma i cinesi hanno capito che i movimenti, anche così intensi e verticali, dichiarano l`ineluttabile ascesa delle cripto.