LE CASSE DI PREVIDENZA NELLA VISIONE DEL SOCIOLOGO LUCIANO GALLINO
Trento, 7 giugno 2024. Di Paolo Rosa, avvocato.
Come abbiamo visto, il CNEL sta studiando un progetto di riforma per unificare tutte le Casse di previdenza dei professionisti.
Abbiamo visto anche la reazione di Adepp e delle varie Casse di previdenza.
In questi giorni mi è capitato di leggere l’opera del sociologo Luciano Gallino “Finanzcapitalismo: la civiltà del denaro in crisi”, Ed. Einaudi, 2011, e mi sono ricordato le parole di Gianni Rodari “Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo. Perché la cultura rende liberi”.
Per capirci riporto l’incipit dell’opera del sociologo Gallino, che ci ha lasciati nel novembre del 2015 e quindi va aggiornato sugli ultimi sviluppi, nella presentazione di Giuseppe Gagliano:
«Le strutture del finanzcapitalismo
Le strutture base del finanzcapitalismo sono oggi presentate nella nuova analisi di Giuseppe Gagliano.
Come funziona il finanzcapitalismo e quali sono le sue strutture?
Il braccio operativo del finanzcapitalismo è il sistema finanziario di cui si è dotato, formato da alcune componenti strutturali: le prime sono le grandi banche, intese come grandi società che operano in almeno una dozzina di settori di attività differenti e in ciascuno di questi controllano numerose società. Siamo quindi dinnanzi a immense reti societarie nelle quali si intrecciano inestricabilmente sia le funzioni che i titoli di proprietà.
Questa componente “bancocentrica” del sistema finanziario, per quanto complessa, è composta da entità visibili ed opera in larga misura alla luce. Una seconda componente del sistema finanziario chiamata finanza ombra risulta, al contrario della prima, praticamente invisibile alle autorità, quindi di fatto non regolabile.
Le sue dimensioni, in termini di attivi, superano di molte volte gli attivi delle società finanziarie che di essa tengono i fili, sebbene sia arduo stabilire quale sia alla fine il totale degli attivi o dei passivi che sono in capo a ciascuna di esse.
Una terza componente del sistema finanziario che sta a cavallo tra il sistema bancocentrico e la finanza ombra è costituita dagli investitori istituzionali (fondi pensione, fondi comune di investimento, compagnie di assicurazione, fondi comuni speculativi, detti hedge founds ovvero “fondi copertura”).
Gli investitori istituzionali sono una delle maggiori potenze economiche del nostro tempo, gestiscono un capitale enorme e influenzano le sorti delle grandi corporation e dei bilanci statali.
La principale ragione per cui è corretto affermare che gli investitori finanziari si muovono a cavallo tra le altre due componenti del sistema finanziario è che tutte queste componenti sono collegate da scambi quotidiani di denaro e capitale che avvengono attraverso molteplici canali.
In forza di queste tre componenti, fortemente interdipendenti, la mega-macchina del finanzcapitalismo è giunta ad asservire ai propri scopi di estrazione del valore ogni aspetto come ogni angolo del mondo contemporaneo.
La politica ha finito con l’identificare i propri fini con quelli dell’economia finanziaria, adoperandosi con ogni mezzo per favorirne l’ascesa, abdicando così al proprio compito storico di migliorare la convivenza umana, governando l’aspetto economico e non viceversa.»
(Fonte: Il finanzcapitalismo secondo Gallino, Osservatorio globalizzazione, 6 settembre 2019, di Giuseppe Gagliano, https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/il-finanzcapitalismo-secondo-luciano-gallino-2/)
Ora se noi pensiamo che il 27 febbraio 2024, con il DL Capitali all’art. 15, le Casse di previdenza, di cui al d.lgs. 509/1994 e 103/1996, sono diventate “investitori istituzionali” il quadro mi pare completo.
Aggiungo solo altri due dati macroeconomici: il primo offerto da Banca d’Italia per la quale il 10% degli italiani è più ricco grazie agli investimenti finanziari a rischio, mentre la classe intermedia perde ricchezza a causa della perdita di valore degli investimenti immobiliari. Il 5% delle famiglie italiane possiede però il 46% della ricchezza del Paese (10.421 miliardi al 31.12.2022).
Dai numeri poi dell’avvocatura italiana si evince che l’8% degli avvocati detiene il 50% del PIL dell’intera categoria (totale reddito complessivo al 31.12.2022 9.931.529.031).
Si può allora comprendere la resistenza alla creazione di una Cassa unica di previdenza e assistenza, per tutti i professionisti, gestita e garantita dallo Stato.
Se i professionisti seguissero il pensiero di Rodari … la schiavitù finanziaria avrebbe vita breve!
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