Lavoratore squattrinato, Fornero risponde picche e i sindacati filosofeggiano
Da quando è iniziata la crisi (anche se parlare così è molto giornalistico e poco tecnico) uno dei problemi di maggiore entità che affliggono il lavoratore medio (l’impiegato classico per intenderci, non i privilegiati ad, dg, cc, pp, popò o coloro che decido di iscriversi al sindacato, assumento conseguentemente il ruolo di intoccabili a prescindere dal ruolo) è sicuramente legati alla sempre più risicata differenza tra lo stipendio percepito e il costo della vita, fatto di bollette, benzina, imposte, imu e chi più ne ha più ne metta.
Nonostante ciò, sembra che in Italia il nuovo leitmotiv del lavoro sia legato al termine “produttività” più che al concetto di ripresa della domanda (naturale conseguenza del ragionamento sopracitato). Ma si sa, questi sono dettagli per noi brontoloni. Sarà per questo che ieri il ministro Fornero in audizione al senato ha ribadito che “tra i criteri per l`aumento della produttivita` c`e` per il Governo il depotenziamento degli automatismi compresa la ``rinuncia`` all`indicizzazione dei salari ai prezzi ``in via automatica``. Come se non sapessimo che la scala mobile è già un lontano ricordo marchiato 1992. Intanto i sindacati (che di quella scala mobile furono gli assassini insieme al governo Amato, nonostante l’esito del referendum del 1985 fosse per il mantenimento della stessa), come si conviene a un circolo di eletti, proseguono nelle loro diatribe filosofiche ``Il lavoro e` al collasso sotto il peso di quattro anni di crisi che hanno messo a segno 4 miliardi di ore di cassa integrazione. La struttura produttiva del paese, insieme ai lavoratori che la costituiscono, versa in uno stato di crisi drammatica, dal carattere sempre piu` cronico e strutturale``, commenta il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, ai dati sulla cassa integrazione diffusi oggi dall`Inps. Beati loro che possono chiaccherare, ora vi lascio, me ne torno a lavorare.