L'ASSESSORE REGIONALE GIANNI CHESSA: LA SARDEGNA PUO' VIVERE DI TURISMO TUTTO L'ANNO

L'ASSESSORE REGIONALE GIANNI CHESSA: LA SARDEGNA PUO' VIVERE DI TURISMO TUTTO L'ANNO
GIANNI CHESSA. ASSESSORE AL TURISMO - REGIONE SARDEGNA

Giannina Puddu, 13 luglio 2023.

L' Assessore del Turismo per la Regione Sardegna, Gianni Chessa,  è soddisfatto della stagione 2023 e ha dichiarato che La verità è quella fornita dai dati ufficiali degli arrivi nei porti e negli aeroporti sardi, che dimostrano come, nel raffronto tra i primi sei mesi, gli arrivi di quest’anno hanno superato sia quelli del 2022 che quelli del 2019, che già fu considerato un anno record.

In quest'epoca di forti polemiche dettate dai folli incrementi dei prezzi dei trasporti da e per la Sardegna, che possono, certamente, influire in modo negativo sul turismo, Chessa ha affermato che Qualsiasi accusa alla Regione di mancata programmazione e promozione dell’Isola è ingiusta e non veritiera.

Da tempo come assessorato del Turismo stiamo proponendo una ‘Destinazione Sardegna’ ricca di alternative.

Un prodotto turistico che possa andare oltre il tradizionale, consolidato e vincente turismo balneare, con l’obiettivo di destagionalizzare.

Perciò, ci sono stati sia programmazione che investimenti, in particolare per il turismo sportivo, per quello lento e quello culturale, puntando su storia, identità, tradizioni ed enogastronomia della nostra meravigliosa Sardegna.

Un’offerta completa che possa consolidarsi nei mercati nazionali e internazionali, non solo nei mesi estivi. 

Il proposito della "destagionalizzazione" è eccellente e coerente con la tipicità dell'isola.

In Sardegna, il clima è clemente in qualunque stagione, il territorio interno, spesso scioccamente ignorato, è ricco di storia e di attrazioni di varia specie, proprio come afferma l'Assessore Chessa. 

Ciò non toglie, tuttavia, che la feroce speculazione sui prezzi dei biglietti per aerei e traghetti, da e per l'isola, cui stiamo assistendo in questi mesi estivi, dovrebbe essere vietata o gestita per affermare, nel concreto, la cosiddetta "continuità terriotoriale".

Senza correttivi adeguati, di fatto, si bloccano i movimenti delle persone messe nell'impossibilità di accedere ai servizi di trasporto.

Molti italiani, hanno dovuto rinunciare alla vacanza proprio a causa dei nuovi prezzi proibitivi.

Questa condizione riguarda la Sardegna e la Sicilia.

Non è tollerabile, come ha scritto Il Mattino, che un biglietto aereo Linate-Olbia per una famiglia di quattro persone non residente in Sardegna ormai costa più di un Milano-New York, 820 euro contro i 500-600 pagati per un volo intercontinentale in promozione.

Il Mattino cita Assoutenti che ha riferito che nell’ultimo anno le compagnie aeree avrebbero aumentato i prezzi del 50 per cento. Senza nessuna giustificazione, perché di contro il costo del carburante è crollato quasi della metà rispetto a un anno fa. 

Pare che in Sicilia, si sia determinato un cartello tra due compagnie, Ita e Ryanair che con una intesa,  avrebbero lavorato sui prezzi al rialzo, non facendosi concorrenza.

Per il governatore della Sicilia, «stiamo assistendo a una deflagrazione del sistema, uno scenario inaccettabile».

Va bene, ma che fa per impedirlo?

E, pari domanda è obbligata anche verso la Regione Sardegna...

Tali abusi sui prezzi dei trasporti hanno un forte impatto soprattutto sui medi e piccoli ospitanti delle due isole, mentre i grandi gruppi alberghieri possono contare sulla stabilità delle loro entrate grazie ad accordi diretti con le compagnie che blindano il costo dei trasferimenti facendone una componente di costo nei pacchetti viaggio offerti.

All' Assessore Chessa non potrà sfuggire, senz'altro, anche questo aspetto e cioè che, il turismo in Sardegna deve essere un'opportunità concreta, innanzitutto per i sardi.

Contrastare l'attività di ricezione dei piccoli e medi operatori, favorendo i grandi operatori e le multinazionali, porta a favorire l'insediamento di mega-strutture alberghiere che deturpano l'ambiente e offrono il fianco ad un appiattimento dei salari delle risorse impiegate.

Valorizzare e favorire, invece, la piccola offerta locale sarebbe una manna per ridare vita e benessere alle piccole comunità.

Seguirebbe una valorizzazione progressiva anche del patrimonio immobiliare esistente, grazie ai flussi di cassa che ne conseguirebbero.

Chi fa "accoglienza", per bene accogliere nel breve, nel medio e nel lungo periodo, deve offrire benessere e "bellezza".

Se l'accoglienza fosse in mano ai sardi, questi sarebbero incentivati ad abbellire le loro strutture e i loro territori trasmormandoli in giardini curati e fioriti.

Si porrebbe un freno anche al fenomeno dello "spopolamento" di molte aree che sono costrette ad offrire al simbolico costo di 1 euro i numerosi immobili abbandonati.

Lasciare che l'accoglienza turistica si concentri nelle grandi mani delle multinazionali è anche causa dello snaturamento inevitabile dell'offerta che pur essendo impiantata nei territori, sardo o siciliano, inveitabilmente ne trascurerà la cultura, le abitudini di vita, la tradizione gastronomica.

Dettaglio tutt'altro che trascurabile è che, le entrate relative a questa accoglienza concentrata in poche mani, siano destinate, per la loro natura, ad uscire dall'isola determinando un ulteriore impoverimento della stessa a beneficio, spesso, di paradisi fiscali tanto amati, per l'impianto delle loro sedi sociali, dalle multinazionali.

Caro Assessore Gianni Chessa, questa è gente che arriva nella nostra amata Sardegna, ammassa nei nostri territori montagne di cemento, deturpa il nostro paesaggio naturale con i suoi mostri, inquina a manetta, sfrutta la nostra bellezza eppoi se ne va portandosi via i soldi!

I "viaggiatori" veri hanno il desiderio di immergersi nella cultura delle aree che visitano e ciò non-è-possibile quando siano ospiti di un mega-albergo anzichè della casa di "sia mariuccia" che mette nel piatto ravioli fatti in casa, veramente. 

Se questo trend orribilis, non sarà fermato dai Governi delle isole che ne avrebbero l'obbligo, si trasformeranno, infine, troppi cittadini delle isole che avrebbero potuto essere "imprenditori" di sè stessi e con beneficio locale diffuso, in dipendenti di strutture estranee al loro tessuto sociale, mal pagati e con professionalità appiattite verso il basso, salvo rari casi.

L' applicazione di questi prezzi insensati non è questione che si esaurisce nei mesi estivi, ma è una "semina di gramigna", destinata a devastare l'eccellenza che possono esprimere, per l'immenso piacere dei propri ospiti, sia la Sardegna che la Sicilia.

I governatori delle due regioni sono chiamati ad interventi concreti, oltre le loro esternazioni pur condivisibili, perchè non si tratta di una chiacchierata al bar ma del responsabile Governo delle Regioni.

L'Assessore Gianni Chessa è sulla strada giusta, urge "destagionalizzare" dando ai sardi l'opportunità di accogliere alla maniera "sarda" che è insuperabile e sarebbe fonte di successo certo.