LA STRATEGIA UE PER LA DECARBONIZZAZIONE MANCA L'OBIETTIVO. COMPLETAMENTE.
Giannina Puddu, 26 aprile 2020.
Si sta palesando la volontà di alterare l'ecosistema globale e la vita delle persone in ogni parte del mondo, imponendo dall' "alto", grazie a procedure di autorizzazione snellite a dovere, bypassando le popolazioni e le istituzioni locali, la nuova industria che ruota intorno agli impianti eolici e fotovoltaici.
Il "fenomeno" comprende l'area UE e, dunque, l'Italia e si scopre ogni giorno, ad un ritmo accelerato, la proliferazione di questi impianti che, attraverso un' opera di calcolata mistificazione, cercano un approdo su terra o su mare, infischiandosene degli effetti negativi che provocano, gravi e irreversibili.
Particolarmente colpite la Puglia, la Sicilia, la Sardegna, il Piemonte e si aggiunge l'Umbria, altra terra italiana di inestimabile bellezza che non dovrebbe essere violata.
Da Orvietonews.it: Impianti eolici/fotovoltaici in Umbria, appello degli Amici della Terra per la salvaguardia del territorio.
In una lettera indirizzata ai presidenti di Cia, Coldiretti e Confagricoltura Umbria la presidente degli Amici della Terrra, Monica Tommasi, ha scritto, tra l'altro:
"Stiamo assistendo ad un violento attacco al territorio causato da una proliferazione selvaggia di impianti eolici e agri/fotovoltaici che, in assenza dei criteri di competenza ministeriale, favoriscono la presentazione di progetti completamente avulsi dai vari livelli di pianificazione su scala regionale, provinciale e comunale stratificatisi negli anni.
Si rischia di compromettere lo sviluppo equilibrato del territorio umbro, della sua economia, della sua storia, della sua immagine e dei suoi paesaggi. Stiamo seguendo tale situazione anche in territori confinanti con l'Umbria, come l'Alto Lazio e la Bassa Toscana, ove le associazioni agricole hanno preso posizione in modo vibrante contro l'industrializzazione delle aree agricole causata dagli impianti suddetti.
Di seguito il link delle mega pale eoliche previste nei territori suddetti (la situazione diverrebbe poi del tutto inconcepibile qualora sovrapponessimo le centinaia di ettari di impianti fotovoltaici in corso di realizzazione e realizzati), dove amministrazioni pubbliche, comitati e cittadini si stanno opponendo all'attuazione di progetti tanto devastanti quanto insignificanti ai fini del fabbisogno energetico del Paese. Evitiamo che ciò possa accadere anche nell'Umbria cuore verde d'Italia!"
Il 6 aprile 2024, a Roma, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio, c'è stato il 21° Congresso nazionale degli Amici della Terra, storica Associazione che ha confermato la presidente Monica Tommasi per il terzo mandato.
Durante i lavori del Congresso è stata approvata la mozione presentata da Tommaso Franci e, della quale, di seguito, riporto alcuni passaggi:
Rileva che l’Associazione porta avanti il proprio impegno per un ecologismo razionale e responsabile da più di 45 anni....
Conferma l’approccio degli Amici della Terra alle principali questioni ambientali - rischi naturali, tutela delle acque e servizi idrici, gestione dei rifiuti, efficienza energetica e fonti rinnovabili, industria e sviluppo sostenibile, controlli ambientali, partecipazione e accesso alle informazioni ambientali, biodiversità e paesaggio, trasporti, semplificazione delle normative ambientali – così come delineate nella piattaforma programmatica dell’associazione approvata dal 14° Congresso nel 2015 e ampliata dal 17°congresso del 2019.
A seguito degli accordi di Parigi del 2015, con la forte affermazione delle politiche contro i cambiamenti climatici, le prospettive di decarbonizzazione delle economie, a cominciare dalla produzione elettrica, sono entrate a far parte delle priorità riconosciute dalla comunità internazionale e delle principali istituzioni sovranazionali.
Oggi, in Italia, i dati sull’andamento delle emissioni climalteranti, dei consumi di energia, dei miglioramenti di efficienza energetica, della penetrazione elettrica e della diffusione delle FER (Fonti di Energia Rinnovabile - Ndr) riflettono in modo crescente le contraddizioni insite nelle politiche energetico-ambientali dell’Unione Europea.
Queste politiche si sono rivelate fallimentari perché condizionate da obiettivi irrealistici e basate sull’affidamento acritico a tecnologie mitizzate come l’eolico, il fotovoltaico, le batterie, i veicoli elettrici e l’idrogeno che, in troppi casi, non sono disponibili o non effettivamente competitive e di cui sono sottaciuti e sottovalutati i risvolti ambientali negativi.
- L’impatto ambientale e paesaggistico degli impianti eolici e fotovoltaici nel territorio italiano è stato gravemente sottovalutato.
Gli impianti eolici – ora con torri alte anche oltre i 200 metri - sono stati realizzati e vengono ancora autorizzati senza alcunapianificazione territoriale, in base ai soli interessi delle aziende proponenti e in aree sempre più vaste, con la conseguente devastazione di paesaggi storici, compromissione dei valori culturali e alterazioni irreversibili di valori ecosistemici, minando anche attività turistiche e agricole di pregio.
Gli impianti fotovoltaici a terra stanno raggiungendo una diffusione e dimensioni tali da rappresentare il principale fattore di consumo del suolo - come documentato da ISPRA – e un danno certo, oltre che per il paesaggio, anche per la produzione agricola.....
In particolare, la strategia europea che si prefiggeva di trascinare l’economia mondiale su un percorso di decarbonizzazione fondato principalmente sulle rinnovabili elettriche intermittenti, dimostrandone sul campo fattibilità e vantaggi, manca completamente il proprio obiettivo: l’aumento delle emissioni climalteranti nei paesi emergenti supera di molto le faticose e costose riduzioni ottenute in Europa a scapito delle economie europee.
Al fallimento si aggiunge il paradosso di favorire le tecnologie le cui filiere di produzione, dall’estrazione mineraria alle lavorazioni ad alto impatto ambientale, sono monopolio dei paesi come la Cina, responsabili dell’aumento esponenziale di emissioni e di politiche neocoloniali verso i paesi ricchi di risorse naturali ma ancora esclusi dal benessere economico.
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