LA SOCIOLOGIA DEI NUMERI NELLA PREVIDENZA FORENSE

LA SOCIOLOGIA DEI NUMERI NELLA PREVIDENZA FORENSE

Trento, 9 settembre 2023. Di Paolo Rosa, avvocato esperto in Dirirtto del Lavoro e Previdenziale.

La nostra vita è pervasa di matematica e ora anche di algoritmi che ci condizionano, offrendoci però dati quantitativi in continuazione. I numeri parlano e raccontano.

Come scriveva Platone nella sua Repubblica, i numeri sono essenziali per i governanti perché li aiutano a ragionare e la conoscenza dei numeri è il primo passo per la risoluzione dei problemi. Veniamo alla previdenza forense, nata quando i numeri erano limitatissimi.

Nel 1985 gli avvocati iscritti alla Cassa erano 37.495. La mia tessera di iscrizione al COA di Trento, 30.10.1974, porta il numero 62, oggi siamo 757 iscritti.

Il dato 2021 degli iscritti a Cassa Forense è 241.830, di questi il 94,3% risulta attivo, mentre il restante 5,7% è rappresentato da pensionati contribuenti. (Fonte: I numeri dell'avvocatura 2021, Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense news, Ufficio Attuariale).

Abbiamo già visto in un precedente articolo che 16.869 avvocati dichiarano redditi superiori al tetto pensionabile (€ 105.000,00) e detengono quasi la metà del PIL dell'intera avvocatura italiana. È innegabile l'esistenza di una frattura all'interno dell'avvocatura italiana tra i pochi (16.869) avvocati in bonis e la restante parte che si dibatte tra mille difficoltà, la metà addirittura per la sopravvivenza.

I dati di Cassa Forense dimostrano che questa frattura si è andata nel tempo progressivamente divaricando.

Oggi a me viene da dire che questa frattura è incolmabile.

Il trend mondiale certifica che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri perché il cd. ascensore sociale da tempo si è rotto.

Ora si tratta di vedere se i 16.869 avvocati in bonis sono un modello imitabile da tutti gli altri o se, invece, non sono un modello perché quei redditi e volume d’affari sono la conseguenza di una concentrazione di potere, fatti salvi i meriti.

Se i 16.869 sono un modello, si dovranno creare le condizioni perché il resto del gruppo possa imitarli. Poiché non potrà essere imitazione servile, occorrerà intervenire sulle Università e successivo percorso aumentando il PIL della avvocatura italiana. E’ noto però che ai vari congressi partecipano sempre i soliti noti e cosi alle varie elezioni e negli organi di rappresentanza, COA, CNF, OCF e che questi organismi sanno intervenire sulla politica, quando di loro interesse, anche in tempi rapidissimi. Si veda, in questi giorni, l’iniziativa per la interpretazione autentica della parità di genere per la elezione del CNF!

Ma se, come penso io, non sono un modello esportabile perché chiuso a pochi, il problema, dal punto di vista sociale è un pochino diverso e più complicato nel senso che per mantenere l’attuale sistema previdenza forense io vedo solo due strade percorribili:

- o si aumenta la contribuzione previdenziale a carico dei 16.869 avvocati in bonis, per esempio elevare il contributo di solidarietà dal 3 al 9% ( secondo i miei calcoli il 3% sopra il tetto cuba circa 70 milioni di euro) e contributo soggettivo per scaglioni di reddito sul presupposto che il calcolo dei contributi previdenziali viene effettuato applicando determinate aliquote al reddito imponibile e quindi introducendo una maggiorazione del soggettivo base appunto per scaglioni,

- o si creano le condizioni per la redistribuzione della ricchezza, smantellando tutti i centri di potere.

Delle due opzioni mi pare più facile la prima.

Va detto che l’opzione al criterio di calcolo contributivo della pensione non risolve i problemi di sostenibilità della Fondazione perché non vi è separazione tra previdenza e assistenza e perché la corrispettività tra quanto versato e quanto erogato è all’italiana e non secondo il rigoroso modello svedese, dove il coefficiente di trasformazione del montante in rendita è legato all’età di pensionamento e aspettativa di vita.

L’analisi sociologica dei numeri e degli algoritmi porta a queste conclusioni.

La scienza sociale è lo strumento chiave per la governance consensuale della categoria forense.

Non l'oligarchia forense, parafrasando Platone, caratterizzata dall'avarizia dei governanti e dalla divisione in "città dei ricchi" e "città dei poveri".

L’aumento degli Advisory Board tra il 2020 e il 2021 (non sono pubblicati i dati del 2022) è significativo di ciò che interessa! (https://www.cassaforense.it/media/9688/comitati-consultivi-advisory-board-incarichi-2020.pdf e https://www.cassaforense.it/media/10323/comitati-consultivi-advisory-board-incarichi-2021.pdf)

Se non si trova in tempi rapidi la soluzione, prevedo la turbolenza nella categoria. A iniziare dalla previdenza.