La sedia traballa anche per gli statali

La riforma del mercato del lavoro, varata dal Governo, con le nuove regole sull`articolo 18, è solo «il primo tempo» di una partita che non sarà chiusa senza la «ripresa», con la delega per l`estensione delle nuove norme anche al pubblico impiego.

 A indicarlo è il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi in un`intervista pubblicata oggi su «Avvenire». «Spero che capiscano tutti, anche i sindacati», auspica il ministro. «Devono accettare - sottolinea- il meccanismo di mobilità obbligatoria per due anni che già esiste ma che ancora non è stato attuato. Devo farlo perchè le amministrazioni pubbliche vanno riorganizzate anche per attuare la spending review sulla spesa pubblica».

«Noi andiamo avanti e in tempi brevi definiremo, per ogni singola amministrazione, il quadro delle eccedenze del personale in servizio. E chiariremo che questo non significa che dopo 24 mesi quei lavoratori dovranno essere licenziati. Prima- spiega Patroni Griffi- proveremo a vedere se quel personale, riqualificato, potrà essere utilizzato meglio in altri settori. Poi, solo se alla fine non si troveranno alternative, l`unica strada rimarrà quella del licenziamento».

Su questo, «bisogna essere chiari», dice. «I licenziamenti discriminatori -chiosa Patroni Griffi- hanno una disciplina identica al privato, com`è ovvio. Quelli disciplinari sono regolati da una procedura dettagliata, proprio per evitare che possano essere utilizzati per finalità diverse. È sui licenziamento per giustificato motivo oggettivo o economico che bisogna ragionare. Il meccanismo della mobilità deve funzionare. Ripeto: deve. Lo Stato deve essere in grado di sapere se un`amministrazione non ha bisogno di 500 dipendenti ma può andare avanti bene con 400.

E come conseguenza deve poter essere messa nella condizioni di operare con quei 400». Perchè «lo Stato non è un ammortizzatore» e «organici eccessivi gettano discredito sull`impiego pubblico».

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