LA RIVOLTA PER L'OMICIDIO DI NAHEL, DALLA FRANCIA SI ALLARGA ALLE REGIONI CARAIBICHE FRANCESI E OLTRE....
Giannina Puddu, 3 luglio 2023.
In Francia, rivolta popolare crescente e problemi di "ordine pubblico" di complessa gestione tanto che si è imposto il coprifuoco nelle aree più calde.
Si riafferma lo storico proverbio francese per cui: À la guerre comme à la guerre!
Al rifiuto dell'imposizione della Riforma delle Pensioni voluta da Macron e alle proteste per i disagi sociali diffusi si è sommata la reazione degli immigrati presenti in gran numero nelle città francesi all'omicidio del giovane Nahel (mezzo marocchino e mezzo algerino).
Durante la settimana appena trascorsa, un adolescente è stato ucciso durante una manifestazione appena fuori Parigi.
Sono seguite giornate e notti di violente proteste in tutta la Francia con assalti alle sedi comunali e istituzionali, banche comprese.
Il massimo tribunale amministrativo francese ha confermato il divieto di simboli religiosi giungendo ad impedire a un cittadino francese che indossava un hijab (il velo musulmano) di giocare a calcio.
I residenti di origine extra UE, ammassati nelle periferie più povere francesi, sostengono che la polizia non avrebbe mai sparato a un giovane bianco che vivesse in un quartiere benestante di qualunque città francese.
E Mama Diakité, la calciatrice musulmana, ha detto: "Non mi sento al sicuro perché non accettano chi sono".
Il sociologo Julien Talpin ritiene che, in Francia, non sia consentito affrontare le questioni "di razza" in quanto sono percepite come tabù.
Ha aggiunto: "È una strana posizione che il modo migliore per risolvere il problema sia non parlarne.... ma questo è fondamentalmente l'atteggiamento dominante nella società francese".
Mama Diakité ha 23 anni e gioca a calcio da 10 anni.
Ha dichiarato che se il divieto di indossare l'hijab durante lo sport, proposto dal senato francese diventasse legge, la sua carriera sportiva sarebbe finita.
Diakité è un membro di Les Hijabeuses a Parigi, un collettivo di giovani calciatrici che indossano l'hijab e che protestano contro il divieto che interpretano come l'esclusione delle donne musulmane dallo sport.
Era il gennaio 2023, quando il senato francese aveva votato con 160 voti contro 143 per vietare l'uso dell'hijab e di altri "apparenti simboli religiosi" nelle competizioni sportive.
L' emendamento era stato proposto da Les Républicains che avevano motivato la loro iniziativa asserendo che il velo può mettere a rischio la sicurezza degli atleti che lo indossano .
Nel gruppo de Les Républicains, il senatore Jaqueline Eustache-Brinio aveva sostenuto che il governo francese deve avere il "coraggio" di resistere a quella che ha definito la "presa islamista" sul paese.
Secondo Le Répubblicains il processo di "islamizzazione" si starebbe affermando sia nello sport che nell'istruzione.
La questione sollevata da Diakité è delicata e chiama in causa almeno il Principio di Reciprocità tra Paesi e di difficile attuazione.
Ai diritti dei quali lei vorrebbe poter godere in Francia dovrebbero corrispondere pari diritti dei francesi nei territori dell'Islam e ciò non è.
Tutto ciò sarà fonte di ulteriori e gravi tensioni giacchè la Francia ospita circa 5 milioni di musulmani che rappresentano il gruppo più consistente in Europa.
Ovviamente, dall'ufficio del presidente Emmanuel Macron si respinge, categoricamente, l'idea che ci siano due Frances e che esista un pregiudizio istituzionale all'interno delle forze di polizia francesi.
Invece, statistiche recenti hanno confermato la diffusa discriminazione razziale in Francia, in particolare tra la polizia.
La tensione ha raggiunto un livello così alto da costringere Macron a rinviare il suo viaggio in Germania.
Le rivolte contro il governo francese si sono estese oltre i confini ed hanno raggiunto anche i territori francesi d'oltremare, in particolare nelle aree dei Caraibi francesi.
L'omicidio di Nahel si sta rivelando come una bomba su Parigi che sta dando voce e coraggio anche ai sudamericani e agli africani che per troppo tempo e tutt'ora, hanno subito e subiscono i soprusi e le indebite appropriazioni francesi.
Al riguardo, viene in mente un proverbio italiano: Chi la fa l'aspetti!
O il Vangelo di Matteo: Chi di spada ferisce, di spada perisce.
Ad oggi, la reazione popolare d'oltremare più forte all'omicidio di Nahel, si registra nella Guyana francese confinante con il Brasile e divenuta "Dipartimento della Francia" dal 19 marzo del 1946, dopo secoli di schiavitù imposta dalla Francia e abolita solo il 27 aprile del 1848.
Nella capitale Cayenne, gli agenti di polizia sono stati assaliti dai manifestanti e giovedì scorso un proiettile vagante ha colpito e ucciso un impiegato del governo di 54 anni.
Secondo il Direttore della Sicurezza Pubblica, Philippe Jos, bianco di 47 anni, nato nella regione francese PACA (Provenza-Alpi-Costa Azzurra), sarebbe "un livello di violenza difficile da capire".
Per "capire", facilmente, dovrebbe ripassare la storia della Guyana francese....
Mentre il Prefetto della Guyana francese, Thierry Queffelec, bianco, nato a Thionville (Francia) il 27 agosto del 1962, ha definito la morte dell'impiegato governativo come "un morto di troppo".
Queffelec ha scelto il pugno duro, prevedendo di chiudere presto le attività commerciali e i trasporti pubblici, di vietare, temporaneamente, la vendita e il trasporto di benzina durante la notte, di schierare circa 300 ufficiali muniti di droni e di elicotteri allo scopo di ripristinare rapidamente l'ordine pubblico.
Manifestazioni anche nelle isole caraibiche francesi di Martinica e Guadalupa.
Nei Caraibi francesi le tensioni razziali covano da tempo, la gran parte dei residenti si sente oppressa e ignorata dalla Francia, identificarsi con gli immigrati in Francia che protestano contro l'uccisione di Nhael è un attimo.
Disordini anche nell'isola di La Réunion nell'Oceano Indiano.
La scorsa settimana, i manifestanti hanno bruciato i bidoni della spazzatura, hanno lanciato proiettili contro la polizia, hanno danneggiato auto ed edifici.