La riforma del lavoro, in dirittura di arrivo, può facilitare una intesa di politica industriale?

Marchionne ha promesso che mai più un euro di capitale verrà rischiato sull`auto. Un impegno che non sorprende visto che il settore dell`auto in Europa ha una sovra capacità del 40%.

La Fiat ha anche precisato che al governo non ha più nulla da chiedere. Non a caso Marchionne ha rinviato di anno in anno l`investimento nei nuovi modelli mentre la concorrenza si è data da fare con grande impegno. Ma cosa può fare Monti quando riceverà Marchionne ed Elkann a Palazzo Chigi? Nessuno crede ragionevolmente che si possano davvero esportare negli Usa 400.000 auto Fiat oltretutto a prezzi poco competitivi. E` altrettanto vero che in dodici anni (1998-2010) Fiat Auto ha perso circa nove miliardi di euro tanto da riservare agli azionisti un dividendo solo per cinque esercizi. La fortuna ha voluto che la General Motors pagasse un `premio` generoso, pur di non doversi caricare sulle spalle la Fiat, consentendo di fatto il pagamento di quei dividendi.

Se questo è il quadro di riferimento, che giustamente allarma i sindacati, riesce difficile immaginare un qualche risultato concreto dall`incontro tra il premier Monti e il vertice Fiat. Il vero problema è costituito proprio dall`interlocutore unico. Non vi sono altri produttori in Italia a differenza di quanto accade nei principali paesi europei.
`Ormai - scrive Mucchetti sul Corriere della Sera- tutti hanno capito quale errore sia stato aver concentrato in una sola mano l`intera produzione automobilistica`.
C`è da domandarsi quale effetto può avere la riforma del lavoro, giunta in dirittura di arrivo, che introduce una maggiore flessibilità del lavoro e verosimilmente una razionalizzazione dei costi di produzione divenuti più programmabili. Monti offre una visione di politica industriale in chiave europea che Marchionne non può ignorare. L`Alfa Romeo, come le moto Ducati in vendita alla Audi, rappresenta un boccone ghiotto per i tedeschi della Volkswagen, forti di un bilancio attivo nel 2011 per 14 miliardi di euro. E` difficile credere che la multinazionale Fiat possa rinunciare a un mercato di 60 milioni di abitanti. In tal caso Mario Monti potrebbe ottenere un successo insperato convincendo i vertici Fiat ad un ripensamento rispetto alla politica del `passo indietro`. 
 
di Guido Colomba
 
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