LA RICHIESTA DI ENAS A TODDE PER IL RILASCIO, DA PARTE DI ENEL, DI 25 MILIONI DI MC D'ACQUA. PERCHÉ ?

LA RICHIESTA DI ENAS A TODDE PER IL RILASCIO, DA PARTE DI ENEL, DI 25 MILIONI DI MC D'ACQUA. PERCHÉ ?

Giannina Puddu, 27 marzo 2025.

Ogni anno, si ripresenta, puntuale come un orologio svizzero, la "Crisi Idrica" in Sardegna.

A questa, che è diventata scadenza ricorrente, si accompagna, in parallelo e con pari tempestività, la richiesta di nuovi fondi per fronteggiare l'emergenza.

Ne deriva, per semplice intuizione, che "il sistema dell'acqua fa acqua", che ci siano gravi inefficienze strutturali che avrebbero dovuto essere corrette.

Ne deriva, altresì, un continuo spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere allocate meglio, giacchè, le soluzioni-tampone, sono sempre a perdere.

Oltre a ciò, si espongono le famiglie e tutte le imprese coinvolte, soprattutto agricole, ad uno stress continuo che danneggia  l'economia locale.

Ho ripreso contatto con il super esperto Pierluigi Floris, Presidente del Comitato di Salvaguardia dell'Acqua & della Forza di Gravità.

Lo spunto, dalla notizia dell'invito, rivolto alla Presidente Todde da ENAS, a chiedere a ENEL il rilascio di 25 milioni di mc d'acqua verso il medio Flumendosa e dunque, ci siamo concentrati su questo pezzo di circuito che comprende il Flumendosa, alto, medio e basso, il Flumineddu e il lago Mulargia.

Le domande al Presidente Pierluigi Floris:

1) Pare che sia ENEL che ENAS (già Ente Autonomo del Flumendosa) riversino enormi quantitativi di acqua in mare.

Enel ha il controllo dell’ Alto Flumendosa.

ENAS ha titolo  per il Medio e Basso Flumendosa e quello del fiume Flumineddu e non è in grado, per le scelte sbagliate  fatte in passato, di stoccare quella parte dell’acqua del Flumineddu  che perde in mare alla foce del Flumendosa.

Si ripete, di anno in anno, la condizione che porta a chiedere soldi alla Regione per misure urgenti atte a superare la ricorrente   crisi idrica  in conseguenza della  "siccità".  È corretta questa premessa? 

Si, correva l’anno 1997 e l’assessore ai Lavori Pubblici Silvestro Ladu, sub commissario per l’emergenza idrica dichiarava: ecco il “Piano” con 3.500 miliardi di lire da spendere nel prossimo ventennio per interventi diversificati.

Diversificati: una sorta di "tela di Penelope"

2) ENAS ha chiesto a Todde di procedere per una richiesta all’Enel di rilasciare sul  Medio  Flumendosa  25 milioni di metri cubi d’acqua.

Questi 25 milioni di mc d'acqua, altrimenti, sarebbero utilizzati da ENEL per produrre energia elettrica e scaricati, per buona parte, a mare nel golfo di Arbatax.

Ho capito bene? Una buona parte dell’acqua che è nella disponibilità di ENEL, prodotta l'energia elettrica si butta a mare? Sulla base di quali accordi e strutture realizzate?

Per legge, la concessione della derivazione dell’acqua spettava all’utilizzatore, pertanto la Società Elettrica Sarda prima e l’ENEL dopo, usufruirono dell’acqua a norma di legge.

In seguito la Regione Sardegna ha avocato a sè tutta l’acqua dell’isola ed è in corso una pluriennale “guerra” tipica dei poteri forti. 
 
A ben vedere l’unico soggetto imprenditoriale che seppe ottenere vantaggio duraturo dall’idroelettrico con ricadute sull’economia locale, fu in principio la Societa’ Elettrica Sarda: dighe solide, fatte in tempi brevi e maestranze professionali. 
L’EAF si perse per strada.
 
Erede della SES, è l’ENEL.
 
Erede dell’ EAF, è l’ENAS.

L’ENEL continua ad usufruire della concessione di derivazione dell’ acqua per uso idroelettrico dall’ Alto Flumendosa, la invasa in un lago e attraverso tre salti idroelettrici in sequenza, la scarica in direzione di Tortoli  laddove il Consorzio di Bonifica per irrigazione e Abbanoa ne trattengono, con le elettropompe, quanto basta e la maggior parte prosegue per il mare. 

Anche quest’anno nel lago dell’ Alto  Flumendosa gli afflussi sono stati importanti e non si può dire che ci sia crisi.

3) Dal momento che si chiama in causa ENEL, questa acqua dell'Alto  Flumendosa non produrrà corrente pregiata a danno del bilancio energetico dell'isola. È corretto? Pare che per mettere l'ulteriore pezza al problema IDRICO si crei un altro problema, al sistema idroelettrico.

In verità, non ci sarebbe problema idrico se si confrontano i dati degli invasi nel periodo di vera siccità con gli attuali, si osserva che il lago del Medio Flumendosa a Orroli, ha acqua per l’80% della capacità.

Quindi non è una situazione di grave carenza. 
 
Sono i vari soggetti preposti alla sorveglianza che agitano lo spauracchio della crisi idrica in questo momento, senza peraltro mai denunciare la vera origine del disservizio idrico: cause e concause. 
 
Di solito si aspetta che arrivi il mese di Aprile per consolidare i dati sull’acqua invasata.
 
Solamente una volta nel passato non troppo lontano, 1995, con i laghi vuoti, fu chiesto all’ENEL di rilasciare acqua nel Medio Flumendosa, cosa che fece volentieri, per il fatto che doveva cambiare le turbine, ma non gratis! 
 
Con la richiesta di scarico attuale presenterà un conto da pagare per energia non prodotta.
Bisognerebbe anche stabilire le modalità del rilascio nell’alveo del fiume al fine di non compromettere la flora e la fauna: quando e come.
 
La mancata produzione idroelettrica oppure il cattivo uso dell’ energia idraulica fanno parte dello stesso problema, ovvero uno spreco totale laddove non necessario.
 
Basti ricordare che per Statuto l’EAF aveva il compito dell’utilizzo razionale della risorsa anche sotto il profilo dell’energia.

4) Lei sa quale sia stata la motivazione addotta da ENAS o desumibile per farla stare in piedi anche agli occhi di Todde?

In alternativa avrebbero potuto anche chiedere alla Todde i soldi per il pompaggio dal Basso Flumendosa come fatto per il Tirso, ma ci sarebbero state molte insormontabili complicazioni che avrebbero poi dovuto spiegare alla Todde.

Oppure la richiesta alla Todde potrebbe, forse, anche essere stata presentata in forma surrettizia al fine che, per l’ennesima volta, trovino giustificazione altre voci di spesa per progettazioni e lavori da inserire nella Finanziaria.

Ci sono molti studi di progetti pagati e non realizzati che sono finiti negli archivi della Regione e allo stesso tempo lavori iniziati e non finiti da decenni per contenziosi o per altri impedimenti insormontabili come quello oggetto di questa intervista.
 
Tutto ciò contribuisce all’entropia del sistema idrico. 
 
Per altro verso, alla Todde nessuno racconterà che la “madre” della diffusa arretratezza dell’economia della Sardegna sta nell’ utilizzo del lamento come indicatore economico necessario per richiamare la disponibilità di finanziamenti ad uso  e consumo della politica prima e degli addetti ai lavori subito dopo. 
 
Nell’ Unione Europea, la Sardegna, quando fu inserita nell’ Obiettivo Zero, ottenne dei finanziamenti a fondo perduto che non andarono a beneficio dei paesi presi a base di calcolo per indice di povertà e quindi rimanevano in essere gli indicatori economici che permisero di ottenere ancora per un pò di tempo ulteriori finanziamenti. 
 
Occasione perduta per sistemare le infrastrutture e che adesso con i finanziamenti attraverso il PNRR tutto cambia: l’opinione pubblica deve sapere che col nuovo corso gli oneri di spesa ricadono interamente sulle tasse e mantenere in piedi un carrozzone porterà ad avere oltre al danno la beffa.
Fermo restando che per gli addetti ai lavori non cambia niente. 
 
Questa sorta di sottogoverno ben custodito, non è facile da capire senza la conoscenza del territorio.
 
Il bisogno giustifica la spesa, quindi occorre che il bisogno non venga mai meno. 
 
Cagliari e il suo sistema Acquedottistico fu sempre mantenuto nel bisogno quanto bastava per giustificare interventi onerosi e inutili come quello che si sta cercando d'illustrare in questo dialogo, 
 
Scrissero che l’opera, una volta realizzata, avrebbe consentito di disporre di una maggiore erogazione annua di 32 milioni di m3, contribuendo all’avvio del processo di soddisfacimento integrale dei fabbisogni della Sardegna meridionale.

5)  Come mai si chiede all’Enel di scaricare Acqua verso il lago del Medio Flumendosa che la farà pagare come energia non prodotta quando fu dichiarato dall’ Ente Autonomo del Flumendosa, ora ENAS,   che con l'impianto a Ballao si sarebbe potuto recuperare acqua sino a Maggio e comunque questo gennaio il fiume Flumineddu scaricava sul Basso Flumendosa acqua in abbondanza? Chi paga? Con soldi di chi?

Per pagare ci penserà la Regione come del resto pagò anche per l’impianto irrazionale che anche da fermo continua a ricevere attenzione ed ha un costo in termini di sorveglianza e manutenzione. 

Un progetto surreale, fermo da 25 anni, dove furono spesi 100 miliardi di vecchie lire, allo scopo di trasferire con enormi pompe di sollevamento attraverso 20 km di tubazione sistemata dentro uno scavo sino al lago Mulargia, l’acqua scesa a valle dal Flumineddu.
 
E' dal Mulargia che parte la galleria che trasporta l’acqua sino al Campidano e per Cagliari.
 
Ma l’acqua buona del Flumineddu quando raggiunge il letto del Basso Flumendosa viene inquinata dall’antimonio e dal piombo contenuti nelle pietre di scarto della laveria del minerale portato a Ballao dalla miniera di Villasalto e dalle discariche dilavate dalla pioggia che finisce nel fiume.
 
In altre parole spendere una somma considerevole in energia per sollevare acqua tossica verso il Mulargia non è proprio quello che servirebbe...
 
Per lo stesso motivo è fermo da molti anni anche un altro importante impianto di valle che avrebbe dovuto portare l’acqua del Basso Flumendosa sulla costa sud orientale.
 
Abbanoa avrebbe dovuto potabilizzarla ma ci rinunciò e le apparecchiature in sito sono scomparse. 
 
Tutti sanno di questo inquinamento e queste opere non si sarebbero mai dovute costruire se il sindaco di Armungia avesse fatto la sua parte negando con forza il consenso alla realizzazione dello sbarramento fatto sul fiume allo scopo di consentire alle pompe di prendere l’acqua fluente. 
 
Scelse di collaborare “col diavolo”, il sindaco del paese di Emilio Lussu! 
 
Un colpevole in più.

6) Qual è il suo parere sulla scelta di ENAS come soluzione-tampone per limitare gli effetti della nuova ed ennesima crisi idrica che si annuncia per l'estate 2025 tenuto conto anche dei costi relativi che si ripetono e che si sommano di anno in anno?

Perchè ENAS non prende l'acqua direttamente dal Flumineddu che, se non erro, è sotto il suo diretto controllo?

L’ENAS partecipa alla scena senza che nessuno in particolare governi le scelte.

Queste sono affidate a una pluralità di soggetti, sono opere pubbliche, sconclusionate, prive di requisiti propri della scuola idraulica che evidentemente sta altrove. 
 
Opere che hanno richiesto una pluralità di espropri e a farne le spese sono state le piccole aziende agricole oramai sparite dal mondo agricolo.
 
Il rapporto ottimale tra acqua e forza di gravità, visto come risorsa territoriale, è completamente accantonato se non ignorato. 
 
Con il Piano di Rinascita fu tracciata la “strada maestra” con grandi opere, ma si è proseguito per “sentieri accidentati" protetti da muretti a secco da dove far partire schioppettate ai danni della popolazione.
 
Alle vicende surreali del Flumineddu penso che sia necessario riservare un ulteriore spazio dedicato.
 
In breve, doveva esserci sul Flumineddu, una vera diga per un invaso istituzionale per 140 milioni di metri cubi realizzato a 300 metri di quota, ma fu fatta una piccola diga tracimabile tipo traversa per invaso da 1,4 milioni di metri cubi, atta a far si che un po d’ acqua potesse entrare in un tubo per scendere a gravità nel lago sottostante del Flumendosa sino al Mulargia.
 
Una quantità d’acqua modesta rispetto alla massa torrenziale che avrebbe saltato la diga-traversa per scendere verso Ballao.
 
Pertanto, tolto il volume d'acqua  che riesce a passare verso il lago di Orroli, ci si ritrova con la maggior parte dell’acqua torrenziale che  scende a valle laddove l’impianto con i “Moahi” avrebbe dovuto riportarla su al lago Mulargia attraverso 20 km di tubazione che in parte hanno richiesto scavi lungo la sponda del fiume alterandone pure l’aspetto ambientale. 

7) In questo contesto surreale hanno un ruolo i"Mohai".  Cosa sono, a cosa servono e chi ha voluto i “Mohai” sardi impiantati da Impregilo con costo a base d’asta di 19,122 miliardi di lire? Servono?

Se uno s’intrattiene sulla sponda destra del Basso Flumendosa, nel tratto immediatamente dopo Ballao, vede l’acqua scorrere e lambire in sponda sinistra l’area adibita ad appoggio dei grandi motori elettrici, color ruggine, previsti per azionare le pompe.

Sono molto grandi, appunto come dei monumenti di pietra messi li, in silenzio da 25 anni.

Qualche archeologo se ne occuperà nel futuro.

Ci fosse stata una situazione diversa, acqua non proveniente dall’alto del Flumineddu, mettere le pompe per recuperare le acque residuali qualora non ci fosse presenza di antimonio, sarebbe stata una logica conseguenza anche se l’attuale costruzione idraulica è fortemente sbagliata in tutti i sensi. 
 
In altre parole un programma per niente in armonia con la regola europea delle tre E: Efficace, Economico, Efficiente.

Impregilo scelse queste pompe di produzione Termomeccanica al posto di quelle sicuramente più performanti della Worthington, prese di riferimento al progetto ma è solo un dettaglio.

Queste pompe, per la parte infilata nel terreno, sono lunghe 30 metri e stanno con le giranti direttamente immerse nell’acqua del fiume: basta un legnetto che si infili nella girante per diminuirne il flusso, aumentarne il rumore e procurare il precoce invecchiamento della girante.
 
Per rendere accessibile lo smontaggio di quelle pompe ci vuole una potente gru dal costo notevole.
 
Meglio sarebbe stato se   il progettista consapevole, avesse  sdoppiato l’impianto: uno per la funzione premente verso il Mulargia   sottoposto al battente idrico di una vasca costruita nella roccia immediatamente sopra il livello del fiume, l’altro con pompe del tipo a elica adatte a sollevare acque torbide anche con battente minimo ma idonee per riempire la vasca.
 
Sarebbe stato “un gioco da ragazzi”, divertente e anche bello da mostrare. 
 
Viceversa, è stato costruito un impianto demenziale che mantengono tutto chiuso in un serraglio.
 
Peccato, comunque  che, con l’inquinamento d’antimonio che si ritrova nell’acqua, in condotta non ne possa salire nemeno uno di litro "della risorsa", come la chiamano.
 
Come dire che per come è ora, i 5mila litri al secondo sono solo teorici e restano solo dati di targa nominali. 
 
Tuttavia, parrebbe che l’Enas, sempre alla ricerca di una "sorta di moto perpetuo",  invece che in salita lo voglia almeno fare funzionare in discesa alimentandolo dal lago Mulargia.
 
Ma è un altro scenario che ingarbuglia ulteriormente la storia e non è il caso di abusare  ulteriormente della pazienza di chi legge. 
 
Accenno brevemente al fatto che la concessione per la derivazione dell’acqua all’EAF fu data solamente per uso agricolo, idroelettrico, idro potabile del Campidano di Cagliari.
Questo vincolo non fu mai rispettato per far cassa e per scelte progettuali disastrose.

8) Per poter mettere in marcia questo impianto nel Basso Flumendosa dove arriva l’ acqua del Flumineddu si era dovuta portare  una linea in Alta tensione, lunga 50 km, dalle centrali idroelettriche dell’Enel sull’Alto Flumendosa.

Può spiegare le ragioni che motivarono questa linea ad alta tensione che, vista la dimensione, avrà avuto un costo altissimo sia dal punto di vista finanziario che ambientale.

Cosa sarebbe stato utile fare,  anzichè questo?

La linea costò un miliardo e mezzo di vecchie lire ed è fantastico che abbia origine da una centrale idroelettrica che funziona ovviamente con la caduta dell’acqua dell’ Alto Flumendosa, scaricata ad Arbatax; a questo punto se quell’acqua, invece che mandarla verso la turbina, la si scarica nel fiume, non produrrà corrente ma arriverà nel bacino dell’Enas a gravità.

La richiesta dei 25 milioni di metri cubi da parte della Todde all’Enel ha fondamento su questa modalità.
 
Si osserva che  in un modo o nell’altro quella disponibilità di energia potenziale naturale verrebbe comunque sottratta al miglior uso dell’energia sia che i 25 milioni di metri cubi vengano dall’alto ( turbina ferma e pompa ferma quindi zero produzione, costi di gestione zero), sia che vengano dal basso (turbina in marcia che alimenta la pompa in marcia quindi “il cane che si morde la coda” con costi paurosi) e da questo ultimo scenario si evince la caratteristica demenziale del progetto. 
 
Cosa sarebbe stato utile fare?
Semplicemente seguire le linee guida tracciate con l’istituzione dell’Ente Autonomo del Flumendosa:

costruire con molto meno soldi una vera diga istituzionale sul Flumineddu con acqua che avrebbe prodotto anche corrente elettrica attraverso lo scarico verso il Flumendosa, cosa che adesso non succede neanche per quella piccola parte che riesce a passare nel tubo di travaso.

Produzione di corrente della quale si trova accenno nell’originale accordo tra l’Ente Sardo di Elettricità’, ENSAE, e l’EAF nella previsione mancata della centrale idroelettrica sul Flumineddu.
 
Ecco la Todde, se proprio volesse approfondire, dovrebbe cominciare a verificare da subito questa grave anomalia nel sistema gestito dall’ENAS.
 
Arriverà alla conclusione che l’efficienza americana che lei vorrebbe trasferire in Sardegna è ben lontana dall’essere possibile realizzarla in una singola legislatura.

Avrà bisogno di farsi consigliare dagli americani che, guarda caso, nel dopoguerra diedero un forte contributo in dollari per fare del Flumendosa una grande opportunità.