LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO: NASCONDERLA O AFFRONTARE LE DIFFICOLTA'?

LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO: NASCONDERLA O AFFRONTARE LE DIFFICOLTA'?

Trento, 9 marzo 2023. Di Paolo Rosa, avvocato Foro di Trento. Esperto in Diritto del Lavoro e Previdenziale.

La nota dei Ministeri Vigilanti, inviata a Cassa Forense il 13 febbraio scorso ha acceso un faro sulla polvere sotto il tappeto.

In un passaggio, infatti, si legge: «Il covigilante Dicastero, nell'evidenziare che circa un terzo degli iscritti dichiara un fatturato inferiore a 17.750 euro, invita codesta Cassa ad effettuare, e a comunicare ai Ministeri vigilanti, gli esiti di “una puntuale analisi, anche per sesso e classi d'età, dei profili tipo di tali professionisti, i quali probabilmente esercitano altre professioni per le quali è richiesta l'iscrizione a un albo oppure sono anche lavoratori dipendenti”, anche ai fini di una migliore valutazione dell'impatto economico e finanziario derivante dalla “integrazione al trattamento minimo” pensionistico previsto dall'art. 48 del Regolamento».

L'intero terzo di iscritti, anche a riforma in itinere approvata, resterebbe o al retributivo o al contributivo in pro rata e quindi avrebbe diritto, comunque ricorrendone i presupposti, all'integrazione al trattamento minimo di cui all'art. 48 del Regolamento unico della previdenza.

Cassa Forense non sarebbe in grado di garantire l'integrazione, dovendo traguardare la sostenibilità di lungo periodo.

È un problema di politica previdenziale che va affrontato.

In Germania, tanto per non andare lontani, l'assistenza spetta allo Stato anche per i professionisti e, sempre in Germania, la doppia tassazione sarebbe incostituzionale nel senso che i proventi dagli investimenti in Germania sono esentasse.

Altra polvere è rappresentata dalla massa di crediti che Cassa Forense ha nei confronti degli iscritti, pari a circa 1/10 della sua patrimonializzazione. Molti sono crediti deteriorati. I crediti deteriorati sono esposizioni degli iscritti che non sono in grado, in tutto o in parte, di adempiere alle proprie obbligazioni contributive anche a causa del peggioramento della situazione economica e finanziaria.

Si deve fare un'attenta analisi dei crediti deteriorati lordi e netti.

I lordi sono i crediti che l'iscritto è tenuto a versare, i netti sono i crediti che Cassa Forense prevede di poter recuperare. In quest'ottica si va dal credito in sofferenza, alle inadempienze probabili, alle esposizioni scadute e a quelle deteriorate. Se il Fondo svalutazione crediti non ha capienza, si dovrà appostare la perdita in bilancio.

Altra polvere è rappresentata dai cd. fantasmi che sono coloro, e sono tanti, circa 15.000, che nemmeno inviano il Modello 5 e quindi risultano sconosciuti quanto a volume d'affari e capacità reddituale.

Altro problema è rappresentato dagli avvocati monocommittenti, anche qui valutati in circa 30.000 unità, il cui status, a tutt'oggi, non è regolamentato se non nelle intenzioni.

Per concludere questo breve excursus c'è il problema, tutt'altro che irrilevante, che tra il 2040 e il 2050 la sostenibilità della Fondazione dipenderà, più che dalla contribuzione, dal rendimento del patrimonio il che lega, indissolubilmente, le pensioni obbligatorie di primo pilastro, non alla contribuzione degli attivi, ma all'alea dei mercati finanziari il che, come ho già scritto più volte, non mi pare in linea con i parametri costituzionali di cui all'art. 38 della nostra Carta.

I Ministeri Vigilanti hanno dato uno scossone al tappeto, ora è compito del nuovo Comitato dei Delegati affrontare tutti questi temi per dare risposte adeguate. Ma Cassa Forense non può occuparsi di tutto, non avendone i poteri. La politica deve occuparsi della demografia e della redditività della categoria, rimuovendo gli ostacoli esistenti. Per decenni l'avvocatura è stata usata come area di parcheggio di laureati in giurisprudenza, oggi c'è la fuga dalla avvocatura per mancanza di reddito.

Il 32,8% degli avvocati sta prendendo in considerazione l'ipotesi di lasciare l'attività. A spingerli sarebbero prevalentemente i costi eccessivi che l'attività comporta e il ridotto riscontro economico (63,7%). È questo il risultato choc che viene fuori del nuovo Rapporto Censis sull'Avvocatura 2022.

Servono, quindi, politiche reddituali e redistributive del reddito tra gli iscritti.

La politica dei redditi è uno degli strumenti di politica con cui il governo può cercare di gestire la formazione e l'evoluzione dei diversi tipi di reddito degli agenti economici. Le più recenti riforme vanno però nella direzione opposta e molti sospettano che il disegno sia quello di liberarsi di una voce, sia pure rauca, ma libera e indipendente. In nome di una Giustizia efficace ed efficiente, abbiamo sacrificato garanzie, principi e ora anche la certezza del diritto, come ha ricordato la Collega Masi Presidente del CNF alla inaugurazione dell'anno giudiziario in Corte di Cassazione qualche settimana fa.

La élite forense al potere è però conservativa mentre ci vorrebbe creatività e, soprattutto, lungimiranza.

Paradossalmente la nota ministeriale non lede l'autonomia dell'Ente, non è vessatoria nei confronti degli iscritti se valutata nel suo insieme, ed è fondata su motivazioni che dovrebbero stimolare il dibattito per recuperare la piena autonomia che fu appositamente “disegnata” dal legislatore, ma autonomia vigilata dallo Stato.

Dolersi se lo Stato vigila, mi pare un non senso.