LA POLITICA MONETARIA DELLA FED SECONDO BRIAN NICK Chief Investment Strategist

Milano, 19 marzo 2021 - a cura di MslGroup Brian Nick, Chief Investment Strategist di Nuveen: La Fed mantiene una politica espansiva nonostante un quadro economico in miglioramento.

LA POLITICA MONETARIA DELLA FED SECONDO BRIAN NICK Chief Investment Strategist

Le vaccinazioni a ritmo sostenuto e un’altra massiccia erogazione di stimoli fiscali hanno portato la Fed ad aggiornare le previsioni per l’economia statunitense. Si confermano tuttavia le previsioni per altri anni a interessi zero prima che la policy possa iniziare a normalizzarsi.

BULLISH E DOVISH

L’incontro di marzo dell’Open Market Committee della Federal Reserve (FOMC) non ha deciso modifiche, nonostante vi sia un diffuso accordo tra gli economisti – compresi quelli della Fed – sul fatto che l’economia degli Stati Uniti stia per decollare. Il documento della Fed ha posto enfasi sul danno causato dalla pandemia, ma ha riconosciuto che “gli indicatori dell’attività economica e dell’occupazione sono recentemente risaliti.”

Abbiamo anche visto un maggiore ottimismo nelle previsioni aggiornate della Fed per quanto riguarda la crescita, l’inflazione e l’occupazione. Tutte, in diversa misura, puntate verso l’alto per il 2021 e oltre. Tuttavia, una solida maggioranza dei membri del FOMC crede fermamente che la Fed non dovrà alzare i tassi di interesse prima del 2024. Nonostante una crescita più forte di quanto previsto solo tre mesi fa, lareazione della Fed rimane estremamente dovish.

Dall’ultima riunione della Fed a gennaio, il Congresso ha approvato e il presidente firmato l’American Rescue Plan Act, che stanzia altri 1.900 miliardi di dollari in stimoli, la maggior parte dei quali destinati ai nuclei familiari. Questa azione, insieme all`accelerazione del ritmo delle vaccinazioni, ha dato un deciso contributo a una valutazione rialzista da parte della Fed sull’economia di quest’anno.

Durante la conferenza stampa seguita alla riunione, al presidente Jay Powell è stato chiesto perché, di fronte a una crescita più forte, la Fed non stesse prendendo in considerazione l`adeguamento del suo programma di acquisto di asset o l`aumento dei tassi di interesse. La risposta è stata che la Fed ha bisogno non solo di fare proiezioni di progressi sostanziali verso i suoi obiettivi, ma di vedere effettivamente realizzarsi questi progressi.

I mercati hanno registrato l’esito complessivo della riunione come moderatamente dovish rispetto alle attese. Le probabilità desunte dal mercato di un aumento dei tassi di interesse nel 2022 e nel 2023 sono un po’ scese nel trading pomeridiano, e i rendimenti a 10 anni del Tesoro americano sono cambiati di poco.

PERCHÉ ANCORA COSÌ DOVISH?

Questa riunione ci ha insegnato molto sulla funzione di reazione della Fed per quanto riguarda quello che è stato chiamato Flexible Average Inflation Targeting. Questa politica, adottata lo scorso anno, è stata pensata per creare rischi più simmetrici intorno all’obiettivo di inflazione PCE del 2% della Fed. In sostanza, costringe la Fed a essere più tollerante verso l’aumento dell’inflazione dopo periodi – come quello che abbiamo vissuto lo scorso anno – in cui l’inflazione si è mantenuta costantemente bassa. La previsione mediana per l’inflazione PCE è ora pari o superiore al 2% per ogni anno fino al 2023, tuttavia solo un’esigua minoranza dei membri ritiene che questo possa giustificare anche un solo aumento dei tassi.

Dobbiamo considerare che poco più di un anno fa, il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti era al 3,5%, la forza lavoro contava circa quattro milioni di persone in più e l`inflazione era ancora abbastanza contenuta. La Fed non ritiene oggi necessario dare l’allarme per i rischi dell’inflazione, con la disoccupazione al 6,2% e milioni di persone che non cercano più lavoro per diversi motivi. L’inflazione si è mantenuta moderata anche a dispetto di un deciso aumento del prezzo del petrolio.

Le nuove previsioni della Fed suggeriscono come poco probabile che anche una crescita economica del 6,5% possa determinare nel breve termine il tipo di inflazione che richiederebbe un rialzo anticipato dei tassi. Questo non significa che la Fed abbia ragione, ma ci dice che la maggioranza del comitato si conferma a) tollerante rispetto a un’inflazione leggermente al di sopra del 2%; e b) dell’idea che gli Stati Uniti siano in una situazione di profondo stallo economico e vi rimarranno nell’immediato.

IGNORARE LA DEVIAZIONE DELL’INFLAZIONE PRIMAVERILE

Guardando avanti, l’andamento dell`inflazione si farà un po` più complicato. Inizieremo a vedere un’accelerazione significativa su base annua nei dati di marzo e aprile, quando le rilevazioni molto deboli della primavera 2020, determinate dagli sforzi fatti per contenere gli effetti del COVID-19, non rientreranno più nel campione annuale. La Fed dice da mesi che ignorerà gli aumenti dell’inflazione dovuti a “effetti base,” e invitiamo tutti gli investitori a fare lo stesso.

Verso la fine di quest’anno, potremmo assistere a un aumento dell’inflazione più rilevante dal punto di vista economico, con le preferenze dei consumatori che si spostano dai beni ai servizi e il tentativo delle attività di tornare alla capacità di prima, grazie a una domanda in forte aumento. Questo potrebbe portare a variazioni dei prezzi relativi nel breve termine, ma, di nuovo, niente che possa determinare un`azione della Fed sui tassi o sull’acquisto di asset. Con il progressivo ritorno alla normale attività, l`offerta dovrebbe raggiungere la domanda, evitando una vera e propria spirale inflazionistica.

DOVE SI VA DA QUI?

I tassi di interesse statunitensi di lungo termine sono indubbiamente aumentati più rapidamente di quanto noi – o, probabilmente, la Fed – ci aspettassimo. Ma l’economia degli Stati Uniti e il suo mercato azionario sembrano essere in grado di gestire tassi più alti, se il processo avviene in modo graduale e la Fed mantiene una posizione dovish. Gran parte dell’aumento che abbiamo visto finora è dovuto a una normalizzazione delle aspettative legate all’inflazione, un fenomeno che può verificarsi una volta sola. Se i mercati iniziano a preoccuparsi che la Fed possa inasprire prima del previsto la sua politica, i tassi a dieci anni del Tesoro americano potrebbero superare l’attuale range che è tra l’1,5% e il 2,0%. Tuttavia dubitiamo che questo possa succedere nel corso del 2021.

Gli investitori preoccupati per l’inflazione possono fronteggiare questo rischio mantenendo un`allocazione bilanciata degli asset. I titoli azionari rappresentano storicamente una buona protezione contro l’inflazione, in particolar modo quando l’inflazione non determina un’immediata risposta di irrigidimento da parte della Fed. I real asset quali terreni agricoli, il patrimonio boschivo o immobiliare possono avere buone performance, perché garantiscono agli investitori un rendimento che aumenta con il livello generale dei prezzi. Anche i titoli a tasso variabile, compresi i prestiti, possono aiutare gli investitori attenti ai rendimenti a gestire tassi di interesse in aumento.