La pantomima di Vegas e le verità scomode di Consob

Un lettore che pare molto informato ci segnala il video della recente  intervista al Presidente della Consob Vegas apparso su Il Fatto Quotidiano di venerdì 22 marzo e commenta come di seguito.

La pantomima di Vegas e le verità scomode di Consob

A parte la solita pantomima sul caso MPS, sulla mancanza di iniziativa e di tempestività della Consob, il Presidente Vegas fa delle pesanti affermazioni sull’operato degli uffici dell’Istituto che presiede. Le sue parole: “In alcuni casi, si è verificato che le valutazioni fatte dall’ufficio [il riferimento è all’Ufficio Analisi Quantitative] sono andate più a favore delle imprese, magari in alcuni casi non brillanti, che dei consumatori”.
Affermazioni forti per molte ragioni.
 
 In primo luogo si ricorda che le associazioni dei consumatori sono state da sempre tra i più assidui sostenitori dell’approccio probabilistico alla trasparenza dei rischi, approccio che come noto è stato sviluppato in punto tecnico-metodologico proprio dall’Ufficio Analisi Quantitative e implementato dalla Consob nella propria regolamentazione (almeno sino a prima del retro-marche di Vegas); il sostegno delle associazioni agli scenari di probabilità nasce proprio dalla consapevolezza che si tratta di uno strumento di disclosure che, senza essere a favore dell’una o dell’altra parte, è in grado di evidenziare in modo oggettivo il profilo di rischio rendimento dei prodotti finanziari.


Tra l’altro la risonanza che, in diversi casi, hanno avuto applicazioni dell’approccio probabilistico parla da sola. Come ad esempio per il Convertendo 2009/2013 – 6,75% della Banca Popolare di Milano. Gli scenari di probabilità alla scadenza dello strumento, nonostante un’interessante cedola annuale del 6,75%, prevedevano  una probabilità di rendimento negativo, ossia di perdere parte del capitale investito, pari a quasi il 70%. Questo grazie ad una complessa combinazione di opzioni comprate e vendute dall’investitore: un difficile rompicapo per i non addetti ai lavori. Un rebus impossibile per qualunque risparmiatore.
 
Oggi gli investitori del Convertendo sono ancora impegnati a non perdere buona parte del capitale investito a causa dell’andamento avverso del prezzo dell’azione BPM e possiamo dire che si è concretizzato proprio uno degli eventi di “rendimento negativo” che al momento dell’emissione avevano il 70% di probabilità di realizzarsi.


Un’altra riprova che l’approccio sviluppato dall’Ufficio tanto vituperato da Vegas si è avuta sin dal 2007 con il salto di qualità nella trasparenza dei prospetti dei prodotti assicurativo-finanziari realizzato proprio grazie all’adozione dell’approccio probabilistico. Un chiaro esempio, recentemente commentato in un articolo apparso su Linkiesta, riguarda una polizza unit linked collocata da Intesa SanPaolo; come si legge nel prospetto pubblicato dall’offerente questo investimento ha il 70% di probabilità di rendimento negativo (si veda il link: http://www.linkiesta.it/intesa-sanpaolo-life-prospettiva-07/2011-protetta-polizza), informazione che costituisce un chiaro caveat a tutela dei consumatori.


L’approccio probabilistico rappresenta uno strumento di grande utilità per la mappatura dei rischi dei prodotti: esso rende possibile un confronto effettivo (e non meramente formale come quello che purtroppo si trova spesso nei prospetti degli ultimi tempi) tra strumenti analoghi e tra operatori che incentiva una sana competizione nell’offerta di prodotti di qualità agli investitori, e consente l’individuazione tempestiva di fenomeni di potenziale o conclamata patologia finanziaria. L’informativa resa dagli scenari è infatti connessa direttamente alle elaborazioni quantitative che banche e società di gestione del risparmio utilizzano correntemente per le proprie attività di pricing e risk management e quindi è, per costruzione, in grado di riequilibrare le tipiche asimmetrie informative tra l’industria finanziaria e gli investitori “retail”.


Questo approccio è in grado di dotare gli investitori “retail” degli stessi strumenti di misura di costo-opportunità-rischio in uso presso le loro controparti naturali. È il vecchio principio che obbliga, storicamente, alla taratura della bilancia nei classici scambi commerciali. Le bilance, opportunamente tarate, sono preposte a garantire la fede commerciale cioè l’equità degli scambi commerciali e, pertanto, sono soggette al controllo della legge che delega, all’uopo, le Camere di Commercio. La finanza, molto più giovane degli scambi commerciali classici, dovrebbe ricalcare lo stesso semplice modello per cui, chi vende e chi compra, siano garantiti dallo stesso strumento di “pesatura”.

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