LA NUOVA AUDIZIONE DELLA COVIP IN BICAMERALE

Trento, 10 aprile 2025. Di Paolo Rosa, avvocato.
Il 10 aprile 2025, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio dei fondi pensione, è stata audita la Covip, rappresentata dalla Presidente f.f. Francesca Balzani, la quale ha depositato una relazione agli atti.
La relazione offre alcuni spunti di sicuro interesse.
Le risorse destinate alle prestazioni accumulate dalle forme pensionistiche complementari alla fine del 2024, ammontano a 243 miliardi di euro che si ragguagliano al 10,8% del PIL e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
«Riguardo alla composizione degli investimenti, va osservato che il sistema previdenziale italiano, coerentemente con la circostanza che il rischio finanziario viene posto a carico degli iscritti, si è organizzato in modo di offrire a questi ultimi la scelta del grado di esposizione al rischio d’investimento.
Tipicamente, vengono quindi offerte diverse linee di investimento, ciascuna caratterizzata da una particolare allocazione strategica del portafoglio.
Nella complessiva “architettura delle scelte” che viene così a definirsi, un ruolo essenziale è svolto dalla cosiddetta linea di default, destinata agli aderenti che non esercitano una scelta, per legge definita come una linea a rendimento garantito. Va da sé che le diverse linee di investimento sono caratterizzate da rendimenti attesi e realizzati differenti.»
Mi viene spontaneo un confronto con le Casse di previdenza dei professionisti le quali gestiscono la previdenza obbligatoria di primo pilastro, dispongono di un patrimonio superiore ai 100 miliardi, che viene investito sui mercati finanziari con la conseguenza che il rischio finanziario viene posto a carico degli iscritti, ai quali però non viene offerta la scelta del grado di esposizione al rischio di investimento.
Le linee azionarie mostrano valori, in termini di rendimento, nettamente superiori a quelli delle altre linee e alla rivalutazione del TFR.
Gli investimenti obbligazionari, tutti, e per i bilanciati quelli dei PIP nuovi, relativamente al decennio che va dal 2014 al 2024, hanno realizzato rendimenti inferiori al rendimento del TFR che è stato del 2,4%.
Considerando il totale di sistema, gli investimenti sono allocati principalmente in titoli di Stato, o altri titoli di debito, complessivamente per il 56% del totale, in titoli di capitale per il 21,4% e in OICVM per il 12,4%.
L’orientamento è quello di modificare l’allocazione complessiva degli investimenti dei fondi pensione italiani in favore di maggiori quote di investimento in azioni.
Da qualche tempo, i fondi pensione italiani, e in particolare i fondi pensione negoziali, si stanno muovendo per incrementare gli investimenti in titoli anche non quotati emessi da imprese produttive, di private equity e di private debit, e più in generale di includere nei loro portafogli quote di strumenti illiquidi che al tempo stesso siano strumento di diversificazione, offrano prospettive di rendimento soddisfacente e rendano possibile contribuire maggiormente al sostegno dell’attività produttiva delle imprese nazionali.
In questa ottica la Covip suggerisce di valutare con favore l’abbandono delle attuali linee garantite, con l’adozione di linee di default di tipo life – cycle, di più elevato contenuto azionario soprattutto nelle fasi di vita meno vicine al pensionamento.
L’ampliamento degli investimenti dei fondi pensione a classi di attività non tradizionali deve muoversi di pari passo con la conseguente evoluzione del sistema di gestione dei rischi, in grado di monitorare e gestire i fattori di rischio specifici sottostanti a tali tipologie di investimenti, che, ricordo, restano caratterizzati da una natura illiquida e da un certo grado di complessità, in termini di valutazione e minor grado di trasparenza, anche con riferimento alle possibili ipotesi di conflitti di interesse, e che, pertanto, richiedono una più rigorosa attività di analisi e verifica.
Anche le Casse di previdenza dei professionisti si stanno muovendo in questa direzione pur non disponendo, com’è noto, di una regolamentazione cogente che si attende, invano, sin dal 2011 e già questo è un problema non risolto ma che pare interessi solo a chi scrive.