È quanto si legge nei capitoli analitici del Global Financial Stability Report, il rapporto che il Fondo Monetario Internazionale diffonderà la settimana prossima durante i lavori primaverili a Washington. I rischi collegati alla longevità, se non affrontati in modo tempestivo, «potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti, rendendoli più vulnerabili ad altri shock e potenzialmente minando la stabilità finanziaria» e potrebbero minare nei prossimi anni e decenni la sostenibilità fiscale, «complicando gli sforzi fatti in risposta alle attuali difficoltà fiscali».
Per bilanciare tale effetti «serve una combinazione di aumento dell`età pensionabile di pari passo con l`aumento dell`aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare». I governi, dal canto loro, devono riconoscere l`esposizione ai rischi collegati all`allungarsi della vita delle persone e mettere a punto per tempo strategie per «condividere i rischi con il settore privato e gli individui».
Secondo l`istituto di Washington, nei prossimi decenni, le persone che invecchiano «consumeranno una quota crescente di risorse, pesando in questo modo sui conti pubblici e privati». Anche se chi paga le pensioni si è preparato a questa evenienza, «le stime sono state fatte su previsioni che hanno in passato sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto». Per il Fmi pochi Governi hanno adeguatamente riconosciuto il rischio collegato a persone più longeve, notando che è significativo: stando alle stime delle Nazioni Unite, già con un ricambio del 60% le spese aggregate raddoppierebbero, passando dal 5,3 all`11,1% del Pil delle economie avanzate e dal 2,3 al 5,9% del Pil di quelle emergenti, ma se l`aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.