La Grecia e il mistero del referendum invisibile che cambierà il futuro della UE

Ufficialmente sono elezioni per rinnovare i 300 membri del Parlamento greco, in realtà il voto di domani è una sorta di referendum invisibile, destinato a cambiare il futuro dell`Unione Europea

La Grecia e il mistero del referendum invisibile che cambierà il futuro della UE

Già perchè indirettamente è sul ritorno alla dracma, visto da molti come l`unica via di uscita alle durissime misure d`austerità imposte dall`Europa e dal Fondo Monetario Internazionale.

L`uscita dalla moneta unica non viene proposta in nessuna piattaforma di partito, ma all`estrema sinistra dei comunisti del Kke come nella destra populista dei Greci Indipendenti (frutto di una scissione fra i conservatori) la suggestione di un addio all`euro è palpabile. La segretaria del Kke, Aleka Papariga, in tv ha invitato gli elettori a «terrorizzare i partiti» dell`attuale grande coalizione, colpevoli di avere accettato le condizioni degli aiuti internazionali. E il nuovo leader dei socialisti Evangelos Venizelos ha ammesso che «esiste il partito della dracma», che potrebbe - in mancanza di una chiara maggioranza post-voto - ridiscutere la stessa permanenza della Grecia nell`euro e le conseguenti misure di consolidamento fiscale. Ma questa prospettiva, ha aggiunto l`ex ministro delle Finanze, sarebbe devastante per il paese, visto che «favorirebbe i corrotti e tutti quelli che hanno portato i loro soldi fuori dal paese e aspettano di ricomprarsi tutto dopo il ritorno alla dracma». Già, perchè la vecchia-nuova moneta nazionale sarebbe debolissima nei confronti dell`euro, con prezzi da saldo per tutti gli asset greci, dalle case alle aziende pubbliche da nazionalizzare. D`altronde, la grande fuga dei soldi all`estero è stata devastante per l`economia greca, con un flusso in uscita che da marzo 2011 a marzo 2012 ha superato il 17 per cento dei depositi bancari. Un trend che, però, dopo l`accordo per lo swap sul debito di Atene sembra essersi timidamente invertito: rispetto al mese precedente, infatti, a marzo i depositi sono tornati a crescere, anche se solo dello 0,6% a quora 165,3 miliardi di euro. Ma, se dalle urne dovesse uscire vincitore il partito della dracma, questa sarebbe solo una tregua.

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