La gravità della crisi resta intatta

di Didier Saint-Georges, Membro del Comitato di Investimento di Carmignac Gestion La gravità della crisi europea può essere vista come l’effetto combinato di due circostanze incompatibili: indebitamento pubblico a livelli insostenibili e sistema bancario insufficientemente capitalizzato per poter ammettere l’entità di questa crepa nei propri bilanci. La prima componente dell’equazione tende a peggiorare.

La gravità della crisi resta intatta
Ne è un esempio il Portogallo, che attualmente sostiene un onere per interessi sul proprio debito pari al 4,2% del PIL, a fronte di un disavanzo primario dell’1,5% e di un’economia in calo del 2%. Di conseguenza, il paese si ritroverà nel 2012 con un deficit pubblico del 7,7%, ben lungi dal pareggio di bilancio che gli permetterebbe di iniziare a rimborsare il debito. In varia misura, questa situazione riguarda la maggior parte degli Stati europei ed è destinata ad aggravarsi con il rallentamento economico. Anche per quanto riguarda le banche la dinamica appare preoccupante, perché per rafforzare i propri bilanci esse cercano di ridurre i propri attivi e ridimensionare i propri rischi. In tal modo, accelerano l’inversione economica e perdono ogni interesse per i debiti sovrani... La concessione di un’ingente liquidità a tre anni da parte della BCE a fine dicembre al tasso dell’1% rappresenta senz’altro una boccata di ossigeno per gli istituti bancari. Questa iniziativa molto attesa riduce i costi di finanziamento ed elimina il rischio di liquidità. Ma non bisogna sopravvalutarne la portata. Da una parte, l’importo netto aggiuntivo erogato – al netto del riutilizzo dei finanziamenti esistenti a più breve termine – ammonta, in base alle nostre stime, solo a 180 miliardi di euro circa mentre il fabbisogno di rifinanziamento in titoli sovrani è già pari, per il solo primo trimestre, a 650 miliardi; dall’altra, si tratta sicuramente di una risposta al rischio di liquidità delle banche, ma per niente a quello di solvibilità dei mutuatari sovrani. Con l’arrivo del nuovo anno, la gravità della crisi europea resta intatta.
 
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