LA GERMANIA VACILLA. CHE NE SARÀ DELL'EUROPA?
Milano, 10 gennaio 2025. A cura del Dr. Prof. Gunther Schnabl, Flossbach von Storch Research Institute.
Il 2025 potrebbe essere un anno di grandi mutamenti.
Il mondo occidentale versa in una crisi profonda: la crescita lascia a desiderare, le disuguaglianze sono sempre più evidenti, le tensioni geopolitiche con la Russia e la Cina tutt'altro che rassicuranti.
Un conflitto devastante nell'Europa orientale ha messo in luce la negligenza dell'Europa nella sua preparazione alla difesa, e ora il futuro Presidente degli Stati Uniti Donald Trump mette in discussione lo scudo protettivo degli USA.
Angela Merkel, tornata alla ribalta di recente in Germania, ha reso il paese dipendente dalla difesa statunitense, dall'economia cinese e dal gas russo in 16 anni votati all'arte del "tirare avanti". L'Europa continuerà a fare affidamento su uno Stato del genere?
Per molto tempo la Germania ha trainato l'Europa.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le riforme dell'economia di mercato sotto la guida della potenza occupante statunitense hanno dato vita a un miracolo economico e non solo.
Se dopo la Prima Guerra Mondiale una Germania economicamente e politicamente instabile aveva trascinato l'intera Europa nel baratro, la Germania dell'ovest si è trasformata in un'oasi di prosperità e stabilità politica.
Con il Trattato di Roma (1957), i principi di libertà economica della Germania sono stati incorporati nel processo di integrazione europea sotto forma di mercato unico, con la libera circolazione di beni, servizi, capitali e manodopera.
La solidità del marco tedesco ha sostenuto l'efficienza dell'economia germanica e la crescita della prosperità in Europa.
La Francia ha promosso la ridistribuzione delle risorse finanziarie dal Nord al Sud attraverso le istituzioni europee comuni, in particolare con la politica agricola e regionale europea.
Ha guidato la Germania verso l'adozione di una moneta europea comune, ponendo così le basi per il finanziamento della spesa pubblica nell'Europa unita tramite la Banca Centrale Europea.
L'imperfetta architettura dell'euro ha favorito l'insorgere della crisi finanziaria europea (dal 2008), spingendo la Germania a intraprendere costose operazioni di salvataggio finanziario.
Le banche tedesche che avevano concesso ingenti prestiti al Sud dell'Unione monetaria sono state sostenute da un fondo speciale per la stabilizzazione dei mercati finanziari con un valore di 480 miliardi di euro.
Poi sono arrivati i "pacchetti di salvataggio" per i paesi meridionali dell'Eurozona tra cui il Fondo europeo di stabilità finanziaria (440 miliardi di euro) e il Meccanismo europeo di stabilità con un capitale di oltre 700 miliardi di euro.
Durante la crisi del debito europeo, la Bundesbank tedesca ha accumulato crediti per un totale di oltre 1.000 miliardi di euro tramite il bilancio della Banca Centrale Europea: in sostanza, finanziamenti a paesi economicamente instabili dell'Eurozona come Italia e Spagna.
A partire dal 2021, il fondo per la ripresa NextGenerationEU ha concentrato la ridistribuzione di oltre 800 miliardi di euro verso i paesi meridionali della zona euro.
Inoltre, la Germania esercita un supporto indiretto, consentendo il finanziamento tramite obbligazioni dell'UE sebbene ciò sia formalmente vietato dai trattati europei, e conferendo loro un'elevata affidabilità creditizia grazie al suo solido rating.
Ora però la Germania è il fanalino di coda nella classifica della crescita economica elaborata dall'UE per il 2024.
La produzione industriale tedesca e il clima economico sono in costante declino dal 2018.
La pressione fiscale ha toccato un picco senza precedenti tra i paesi industrializzati.
Il costoso salvataggio dell'euro è avvenuto a scapito degli investimenti infrastrutturali, che sono stati trascurati.
Le generose prestazioni sociali, ormai non più riservate esclusivamente ai cittadini tedeschi, sono entrate in competizione con l'ambiziosa politica climatica dell'UE.
Il calo della capacità economica e finanziaria ha contribuito in modo significativo al crollo del governo.
I tassi di interesse costantemente bassi e gli ingenti acquisti di titoli di Stato da parte della BCE hanno reso abuliche le imprese tedesche, un tempo dinamiche: oggi chiedono sussidi a gran voce anziché adottare politiche lungimiranti in ottica futura.
Gli effetti negativi che le lunghe fasi di politica monetaria espansiva della BCE hanno prodotto su crescita e distribuzione hanno spinto molti elettori a sostenere il partito euroscettico dell'AfD.
Questa situazione solleva interrogativi riguardo alla futura posizione della Germania nell'Unione europea.
A quanto pare, ad oggi tutta l'Europa si aspetta che la Germania continui a svolgere il suo ruolo di maggior contributore netto dell'UE.
Dal canto suo la BCE, con lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, ha già segnalato che in caso di emergenza acquisterà i titoli di Stato dei paesi sovraindebitati dell'Eurozona.
Considerando le difficoltà finanziarie della Francia, la credibilità dell'euro dipende ora in larga misura dalla solida affidabilità creditizia della Germania.
Sta di fatto, però, che l'SPD e i Verdi sono già pronti ad allentare il freno all'indebitamento, e anche l'Unione CDU/CSU sembra non escludere una "riforma": dal punto di vista della Germania non ha senso rinunciare a ricostruire le infrastrutture deteriorate e a migliorare la difesa finanziando il tutto tramite debito, se alla fine tutti i debiti pubblici dell'UE diventeranno collettivi.
A ogni modo, rimuovere il freno all'indebitamento potrebbe comportare gravi conseguenze per il Vecchio continente.
In passato, il ricorso al debito per finanziare la riunificazione della Germania ha innescato una crisi nel resto d'Europa a causa del ritiro dei risparmi tedeschi dai paesi limitrofi.
Una situazione del genere potrebbe ripetersi con un piano di investimenti tedeschi finanziati dal debito.
E se manca la prospettiva di flussi finanziari dalla Germania, alcuni paesi potrebbero perdere interesse nell'UE.
In tal caso, la dissoluzione del mercato unico comporterebbe un danno ancora maggiore per l'Europa.
È quindi ora che la Germania torni ad essere la storica potenza economica di un tempo attraverso riforme di mercato, il che non può prescindere da una stabilizzazione della moneta unica europea.
Prof. Dr. Gunther Schnabl
Prof. Dr. Gunther Schnabl è un economista di fama internazionale e, dal novembre 2024, ricopre il ruolo di Direttore del Flossbach von Storch Research Institute, con sede a Colonia. La sua vasta esperienza accademica include attività di ricerca presso prestigiose università come Lipsia, Parigi 1 Panthéon-Sorbonne, Stanford, Tokyo e Tubinga. Oltre al suo impegno accademico, Schnabl ha collaborato con importanti istituzioni finanziarie internazionali, tra cui la Banca Centrale Europea, la Bundesbank tedesca, la Banca del Giappone e la Federal Reserve Bank di New York. La sua ricerca si concentra su temi chiave dell'economia globale e delle politiche monetarie.