La scarsa adesione degli investitori istituzionali spinge però Bpm a ‘lavorare’ sui privati, ed è appunto qui che tutti i mali hanno inizio. In pratica, invece di valutare il profilo di rischio del singolo e poi verificare se il convertendo sia adatto, viene attribuito al cliente un profilo che sposa già perfettamente tale strumento, oltretutto – stando alle dichiarazioni di alcuni investitori – senza avvertire in alcun modo, a voce o tramite informativa, della sua effettiva rischiosità e illiquidità.
Consob ha presto intuito cosa stava accadendo e dopo un richiamo formale ha deciso nel maggio di quest’anno di comminare multe molto salate a Dalu, Chiesa e Venturini. Nel frattempo ha iniziato a muoversi anche la Procura di Milano.
Bpm dal canto suo ha deciso ora di muoversi con largo anticipo (quasi due anni), fissando la data per la conversione del prestito al prossimo 29 dicembre, riducendo però il prezzo minimo da 6 a 2,71 euro, con conseguente ripercussione sul rapporto di conversione massima, che passa da 16,667 a 36,9 nuove azioni per ogni obbligazione.
Una mossa che rischia di indisporre ulteriormente gli investitori, che potrebbero in questo modo vedersi piombare addosso minusvalenze fino al 90% del capitale iniziale versato.
In una nota di Fedeconsumatori uscita quest`oggi si legge: «L`acquisto dei titoli ha comportato una perdita rilevantissima e la Federconsumatori, proprio di fronte ad un`acclarata responsabilità della Banca nel collocamento dei titoli al solito `parco buoi` costituito dai risparmiatori e dalle loro famiglie, ha dato mandato a un collegio di legali, coordinato dall`avvocato Massimo Cerniglia, di predisporre una class action contro la BPM e di notificarla al più presto».