LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE IN CINA PASSA ATTRAVERSO GLI ASSORBENTI IGIENICI...

LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE IN CINA PASSA ATTRAVERSO GLI ASSORBENTI IGIENICI...
Il manifesto che invitava Lei Jun a produrre assorbenti più lunghi. Il poster che lo raffigurava come ambasciatore del marchio, con lo slogan: "Deep Sleep, No Leaks".

Redazione, 3 dicembre 2024.

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E' esploso, in Cina, lo scandalo degli assorbenti igienici.

Coinvolti alcuni dei maggiori produttori, accusati di ingannare le acquirenti sulla lunghezza degli assorbenti e di offrire, alle donne cinesi,  un prodotto di scarsissima qualità con pH simile al tessuto utilizzato per tende e tovaglie e, dunque, causa di irritazioni o altri effetti nocivi alla salute delle donne.

L'azienda produttrice ABC, ha fatto esplodere la rivolta,  respingendo i reclami in modo scortese, sostenendo che "un margine di errore è normale" e rivolgendosi alle sue clienti con "Se non puoi accettarlo, non comprarlo".

Successivamente,  Deng Jingheng, proprietario di ABC,  si è scusato il 22 novembre, promettendo di raggiungere "zero deviazioni dagli standard nazionali".

Le cinesi sono sul piede di guerra, con hashtag come #LowQualitySanitaryPadsCauseFemaleIntertility che stanno imperversando sui social come Weibo.

Il caso, esploso a novembre e relativo agli assorbenti di scarsa qualità, è stato la miccia che ha fatto scattare la rivolta contro un modello sociale che calpesta la salute e la dignità delle donne.

Il fatto si spiega con la stigmatizzazione tipica dei maschi cinesi verso il sangue mestruale, percepito come inquinante e vergognoso, dimenticando di esistere grazie a questo sangue.

Un utente, ha scritto una gigantesca stupidaggine domandando: "Perché le donne non riescono semplicemente a trattenerlo?"

Dalla metà degli anni 2010, seguita alla limitazione della natalità introdotta per legge, il governo cinese aveva invertito la rotta esigendo tassi di natalità maggiori.

Era emersa la "questione demografica", con la necessità di far fronte all'invecchiamento della popolazione e garantire nuova forza lavoro.

Questa spinta statale alla riproduzione ha peggiorato la condizione femminile, chiusa nel ruolo di moglie e madre.

I datori di lavoro, come nelle più arretrate società capitaliste, rifiutano di assumere le donne per evitare il rischio di retribuire il congedo di maternità.

Le campagne di "informazione" dilaganti, invitano le donne a dare la priorità al matrimonio ed alla maternità, rinunciando a sè stesse, alla loro istruzione, alla loro carriera,  per il bene superiore nazionale, maschio.

I movimenti di difesa delle donne sono censurati e repressi, anche con la chiusura imposta delle loro  piattaforme on line.

Tuttavia, trovato il modo per aggirare gli ostacoli, le cinesi non si arrendono e vanno avanti, dimostrando destrezza.

Per spingere sulla difesa dei loro diritti, le cinesi stanno collegando il problema della bassa qualità dei prodotti con le esigenze demografiche del governo.

The Lancet, aveva pubblicato nel 2021, una statistica che ha  mostrato che il tasso di infertilità in Cina è salito dal 12% nel 2007 al 18% nel 2020.

A fronte di questi numeri sgraditi al Partito, il  messaggio è: se ci fate ammalare costringendoci ad usare prodotti dannosi, non lamentatevi della scarsa natalità che ne deriva.

L'attivismo femminile ha trovato il modo di allineare alle priorità statali la soluzione dei problemi di genere, rendendola, strategicamente, indispensabile alla realizzazione del piano politico di ripopolamento.