LA DENUNCIA PENALE CONTRO URSULA VON DER LEYEN. "Non c’è sentimento più rivoluzionario della vergogna"
Giannina Puddu, 10 ottobre 2024.
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Una persona "normale", a fronte della denuncia penale depositata dal lobbista di Bruxelles Frédéric Baldan, avrebbe avuto il pudore di ritirarsi dalla candidatura per la Presidenza della Commissione Euopea.
Ma, non Ursula Von der Leyen.
Il video di "BAM!" è del 10 luglio 2024, il voto che ha confermato la seconda presidenza Von Der Leyen è di soli 8 giorni dopo.
Con 401 voti a favore, 284 contari e 15 astenuti, grazie alla nuova ammucchiata che ha aggiunto al Partito Popolare Europeo, all'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, Renew Europe), il gruppo dei Verdi/Ale che, con i suoi 53 membri, ha blindato il sostegno del Parlamento Ue a Von Der Leyen.
Come se niente di anomalo fosse successo, come se niente di grave fosse sul tavolo dei Tribunali.
Quale sarebbe la reazione di questi parlamentari europei se Von Der Leyen fosse condannata?
Lo psicoanalista e psichiatra Monique Selz, nel suo libro di Il pudore. Un luogo di libertà (Einaudi 2005), aveva sostenuto che il pudore è una «manifestazione di umanizzazione» che «differenzia l’uomo dall’animale».
Il pudore, è secondo Selz, «una necessità vitale» prima ancora che un dovere morale, in quanto, collocandosi «sempre alla frontiera fra sé e l’altro, fra l’individuale e il collettivo» dimostra «attenzione verso se stessi e verso l’altro, assicurando il rispetto di ciascuno», garantendo la salvaguardia dell’integrità collettiva.
Ogni individuo, è legato in modo indissolubile all’appartenenza a un gruppo sociale ed il vincolo di tale legame assume la sua massima valenza nel momento in cui lo stesso individuo abbia assunto cariche di rilievo istituzionale.
Ma, ciò, evidentemente, non vale per Ursula Von Der Leyen.
Continua Selz, sostenendo che «In questa irriducibile articolazione» che conduce alla «congiunzione fra singolare e plurale» si colloca dunque «il luogo di esercizio e di manifestazione del pudore».
Quando «la collettività ha smarrito i mezzi per garantire il pudore, allora è al singolo che tocca il compito di diventarne il guardiano individuale».
Altrimenti, si ricade negli orrori provocati dai vari totalitarismi del XX secolo, che, con la negazione dell’esistenza di uno spazio di libertà individuale, tentarono di sopprimerlo, avendo spesso successo.
Il 17 gennaio di quest'anno, Sabina Fadel, Caporedattrice del Messaggero di Sant'Antonio, aveva scritto: «Ho sentito una curda dire che non c’è sentimento più rivoluzionario della vergogna."
La Donna Curda ha detto una verità sacrosanta.
L'assenza di pudore è un attacco al confine tra "il bene e il male", lo sfoca, annebbiandone il tratto, spingendo alla disinvolta sovrapposizione dell'uno sull'altro, generando una sorta di suicidio collettivo, con la rinuncia alla capacità di "distinguere" e, per l'effetto, con la rinuncia volontaria alla libertà.
In questo senso, "non c'è sentimento più rivoluzionario della vergogna", per riconquistare la libertà, iniziando dalla conquista del "pudore" in sè, senza il quale nessuno può essere un vero rivoluzionario e, dunque, non può essere in grado di rendere i suoi servigi alla collettività.
L'atteggiamento espresso con il voto che ha confermato Von Der Leyen alla Presidenza della Commissione europea, i parlamentari di Bruxelles hanno dimostrato "assenza di pudore" ed, ovviamente, in ciò lei è Maestra.
Frédéric Baldan aveva presentato una denuncia penale contro Von Der Leyen, Bourla, Pfizer e contro lo sviluppatore del vaccino BioNTech, con il supporto di un giudice istruttore nella città belga di Liegi.
La denuncia parla di corruzione, di usurpazione di funzioni pubbliche, di conflitto di interessi privati e pubblici e di distruzione di documenti amministrativi.
Se, invece, Von Der Leyen non avesse distrutto tali documenti, avrebbe commesso un altro reato violando arbitrariamente il suo obbligo costituzionale di accesso ai documenti.
Un'assoluta mancanza di "pudore".
Il NYT ha chiesto che siano approfonditi i termini della sua denuncia durante un'udienza pubblica.
Il 26 giugno scorso, il tribunale di primo grado francofono di Bruxelles aveva respinto l'opposizione di Baldan alla rinomina di Von Der Leyen alla presidenza della Commissione, asserendo che "il signor Baldan è stato respinto dalla sua richiesta, non avendo accertato il rischio di gravi danni o gravi disagi che giustificassero una decisione immediata.
“Agendo in un procedimento sommario contro il partito politico di cui fa parte la von der Leyen, il signor Baldan ha tentato di rilanciare la presunta mancanza di trasparenza della Commissione europea e/o dei suoi membri nel contesto della gestione europea del Crisi Covid ”.
Ma, la storia non è finita, la questione è al vaglio di più tribunali nell'UE e in Belgio.
Per l'avvocato di Baldan il caso è "serio".
Ricorda che alla denuncia hanno aderito anche gli stati membri di Ungheria, Polonia e Romania per i quali la seconda candidatura di Von Der Leyen sembra ormai incompatibile conil Trattato Ue, nonché con il codice di condotta che definisce la funzione di commissario,di cui violerebbe gli articoli 2.2, 2.5 e 2.6.
L'avvocato di Baldan ha anche precistao che secondo la Direttiva europea non spetti a lui dimostrare le ragioni della sua denuncia, ma alla difesa Von Der Leyen, sintetizzando che “Il giudice non può invertire l’onere della prova ”.