LA "CONSULENZA FINANZIARIA" DELLE BANCHE, PASSA CON IL "SILENZIO ASSENSO"...
Giannina Puddu, 9 settembre 2024.
Il prof. Beppe Scienza ha riportato l'attenzione sulla "Consulenza Finanziaria" offerta dalle banche, imposta più che proposta...
Al sistema bancario non conviene che i risparmiatori italiani si posizionino sul cosiddetto investimento "amministrato", preferisce il risparmio "gestito" dal quale può trarre ingenti quantità di commissioni elencate per tipologia diversa, "di gestione", di "performance", di "trading", di "collocamento", di "over performance" rispetto ad un benchmark che preseleziona come obiettivo di mercato da battere, ovviamente, con facilità.
Al sistema bancario italiano non era piaciuto, per niente, l'inserimento dell'art.18Ter nel TUF nell'anno 2009, quando, dopo circa due anni di impegno assoluto, l'Associazione dei Consulenti Finanziari Indipendenti, ASSOFINANCE, era riuscita, con la mia Presidenza e con la vice-Presidenza di Nicola Benini, a correggere la stortura (unica in area UE) introdotta dalla legge che aveva recepito in Italia, nel 2007, la Direttiva 39CE del 2004, nota come MIFID.
La legge italiana del 2007 imponeva alle Società di Consulenza Finanziaria Indipendente, la forma giuridica della S.P.A. e la succesiva autorizzazione come S.I.M. di consulenza.
Si era trattato dell'unico caso in Area UE.
Se ASSOFINANCE non avesse modificato quella legge, facendo approvare la sua legge e successiva modifica del TUF con l'inserimento dell'art.18Ter, quasi tutte le SCF esistenti sarebbero morte e pochissime altre avrebbero potuto nascere, a causa dell'altissima barriera economica di accesso alla professione espressa in modo strutturato con veicolo societario.
ASSOFINANCE, agendo in solitaria, contro il totale chiacchiericcio contrario, riuscì ad abbattere quella barriera economica, offrendo a nuovi professionisti della vera consulenza finanziaria, l'opportunità di organizzare un'offerta di consulenza strutturata a costi di impianto accessibili.
Da quel dì, le banche italiane investirono ingenti somme per bombardare i risparmiatori italiani con messaggi pubblicitari volti ad intendere che il sistema bancario avrebbe potuto offrire loro, la produzione, la distribuzione e la consulenza finanziaria!
Come se le "Big Pharma", attraverso campagne pubblicitarie martellanti e imponenti, decidessero di cancellare la categoria dei farmacisti, dei medici e degli specialisti della medicina, proponendosi come attore unico, capace di sostituirli tutti, per la tutela della nostra salute.
Chi tra noi, sano di mente, busserebbe alla porta di Novartis, Abbvie, Roche, Pfizer, Johnson & Johnson o Menarini, o Angelini per farsi fare una visita medica, quindi una diagnosi e, infine, farsi prescrivere una terapia???
Nessuno!
Invece, questo è, esattamente, ciò che "indotto", accade per la cura del Risparmio italiano, provocando effetti "di lusso" per le banche e di continua erosione dei nostri Risparmi.
Da un post di Costantino Forgione (Investment Banker - Divulgatore su Econopoly Sole24Ore - Autore di 'Investire senza trappole' - Consulente Finanziario aofs - Docente Università IULM - Educatore finanziario AIEF - Milano):
"Scritto da Econopoly il 01 Febbraio 2021 – Aggiornato il 25 Marzo 2024
“L’industria dei fondi comuni continua a rappresentare un elemento distruttivo di ricchezza”.
“Si verifica una diminuzione di ricchezza di 84 miliardi di euro in quindici anni”.
Sono due frasi estratte dalla “Indagine sui Fondi e Sicav italiani” dell’Ufficio Studi di Mediobanca.
È uno studio poco noto, ma i suoi risultati sono importanti per i tanti risparmiatori che ai fondi comuni affidano una parte, spesso rilevante, dei propri risparmi."
La "diminuzione di ricchezza" si deve intendere come ricchezza pubblica che, dal "pubblico" dei risparmiatori, si trasferisce al "privato" delle banche.
A tale "diminuzione" per effetto dei costi applicati, si deve sommare l'ammontare delle minusvalenze prodotte in pieno conflitto di interessi, dagli attori del sistema di investimento "gestito" che, al solo scopo di incrementare le "commissioni" virano su aree del mercato finanziario a rischio.
Quando il cliente perde, il sistema, comunque, applica per intero le sue commissioni.
L'introduzione dell'art.18Ter ha segnato una svolta epocale per l'affermazione della CFI in Italia che è la sola che possa ribaltare questa condizione di "diminuzione della ricchezza" a più leve.
Ma, la cotegoria dei Consulenti Finanziari Indipendenti (declinata nella doppia forma del singolo professionista operante nel suo studio e delle SCF, società strutturate) è ancora oggi nella fase acerba.
La categoria è stata inglobata nel grande calderone dell'OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei Consulenti Finanziari) controllato, a netta maggioranza e magnifiche risorse, dalle Società di Distribuzione Finanziaria a controllo bancario assoluto, circa.
La categoria è rappresentata, debolmente, da Associazioni che si alimentano di conflitti vari e poco o niente fanno per la vera affermazione della categoria, nell'interesse dei Risparmiatori italiani.
Nel suo spazio web, il prof. Beppe Scienza ha proposto il suo pezzo "Attenzione! La nuova gabella bancaria: imporre contratti di consulenza anche col silenzio-assenso", articolo che era stato pubblicato da Il Fatto Quotidiano, il 19 agosto 2024 a pag. 15:
Le banche italiane mal sopportano i risparmiatori cui non riescono a raschiare via molti soldi, perché refrattari ai loro prodotti finanziari o pseudo-assicurativi. Ci vuole una tempra d’acciaio, eppure qualcuno pervicacemente resiste: non si lascia spolpare dal risparmio gestito e continua a fare da sé, comprando alcuni o molti titoli. Ma la banca premurosa non vuole lasciarlo solo: un tipico caso per cui vale il proverbio “Meglio soli che male accompagnati”.
Cos’hanno infatti pensato? A chi ha Btp, Cct, azioni ecc. cercano di appioppare un contratto di consulenza e alcuni addirittura minacciano di chiudere il conto a chi non obbedisce. Il fenomeno è generale. Si va da grosse banche come Intesa-Sanpaolo con la “consulenza evoluta di Valore Insieme”, a realtà minori come per esempio Banca Investis con la “consulenza Universo”. Le tariffe sono pesanti, intorno all’1-1,5% annuo del patrimonio, nell’ordine quindi delle commissioni addebitate da molti fondi comuni.
Sono proposte da rifiutare senza perdere tempo in approfondimenti inutili. Oltre ai consigli interessati, c’è da aspettarsi di essere sommersi da una fiumana di analisi, statistiche, report inutili. Nel caso migliore è beneficienza alla banca, nell’ipotesi più probabile un modo per trovarsi sul groppone fondi, polizze, piani pensionistici e simili, consigliati però in modo “evoluto” e non involuto.
È come se per la propria salute uno s’affidasse per assurdo a un farmacista disonesto. C’è da attendersi che spingerebbe in continuazione ogni tipo di medicina; comunque sempre cure farmacologiche e giammai chirurgiche, che non tratta. Così il sedicente consulente dietro lo sportello consiglierà prodotti su cui la banca arraffa più soldi. Mai e poi mai invece i buoni fruttiferi postali.
Sono inoltre esose le percentuali richieste. Vi sono consulenti veri, cioè di fatto e non solo di nome, che prendono meno. Che poi trovarne uno competente sia impresa ardua è un altro discorso; ma ciò vale pure coi bancari.
Per giunta alcune banche incastrano i clienti col silenzio-assenso. Non è raro che abbiano fatto accettare a tutti un rapporto di consulenza gratuito, giustificandolo come una soluzione per semplificare alcune procedure. A questo punto gli basta comunicare la modifica unilaterale del contratto, che porta la commissione annua dallo zero all’1%. Se uno non risponde entro il tempo previsto, è incastrato. È una specie di pesca a strascico: i più distratti o incompetenti restano impigliati nella rete.
Come in altri casi, corrono rischi soprattutto quanti hanno rinunciato a ricevere in forma cartacea la posta della banca al proprio domicilio (o altro recapito), optando per la documentazione online. Così gli sfuggono facilmente comunicazioni importanti. Richiedere quindi senza indugio la ripresa degli invii per posta. Carta canta.
Tutto ciò che ho fatto dal 2007, per la Tutela del Risparmio Italiano ed anche prima, mi è costato una montagna di soldi!
Se volete sostenermi e aiutarmi in questo mio lavoro nel pubblico interesse, potete fare una vostra libera donazione a:
Giannina Puddu, IBAN: IT80K0357601601010002641534
Grazie!