LA CONSOB BACCHETTA GLI INTERMEDIARI: NON FANNO GLI INTERESSI DEI CLIENTI
LA CONSOB BACCHETTA GLI INTERMEDIARI: NON FANNO GLI INTERESSI DEI CLIENTI
Di MoneyFarm.com
In più occasioni abbiamo voluto richiamare l’attenzione su un argomento spinoso per i vari organismi di risparmio collettivo (OICR), quantomeno per quelli che si rifanno ad un modello di business che fatica ad operare al fuori dal conflitto d’interesse e lede di conseguenza gli investitori.
Ma ora non siamo i soli a dirlo ed è la stessa Consob, in qualità di organismo di vigilanza, a “richiamare all’ordine” tali organismi, per mezzo di apposita comunicazione inerente le “Strutture commissionali degli OICR distribuiti alla clientela retail e le regole di condotta”.
In sostanza la Consob, ammonisce gli intermediari distributori di fondi esteri o “estero-vestiti” (il 70% circa del patrimonio dei fondi collocati in Italia) per aver frapposto il proprio interesse economico a quello del cliente, operando una selezione di prodotti da offrire alla clientela sulla base dei maggiori ritorni in termini di commissioni e fees di performance e non della migliore soluzione per il cliente.
Come si legge nella nota: “La selezione dei prodotti da offrire o consigliare alla clientela non può fondarsi su valutazioni di mero vantaggio economico per l’intermediario, ma deve essere rivolta prioritariamente a soddisfare gli interessi dei clienti serviti” nel rispetto della normativa Mifid, la direttiva europea che disciplina la prestazione dei servizi di investimento. Le norme a tutela degli investitori esistono ma, sottolinea la Consob, non vengono sostanzialmente rispettate: “Sulla base delle analisi svolte risulta che, nonostante il crescente grado di armonizzazione della normativa comunitaria, permangono aree di disomogeneità nei diversi Stati, in particolare sul tema dei costi gravanti sugli OICR. Significative differenze interessano il profilo delle commissioni di incentivo”. Per i prodotti di diritto italiano l’ordinamento nazionale prescrive condizioni stringenti per l’applicazione delle commissioni di incentivo, e per questo – come rilevato dalla Consob – pare che in molti eludano tali normative distribuendo fondi esteri, senza considerare le peculiarità del cliente, costringendolo ad un investimento dai costi eccessivi e nel solo interesse della distribuzione e del relativo guadagno. “La comunicazione – sottolinea la Consob – intende, quindi, richiamare gli intermediari distributori di fondi caratterizzati da meccanismi commissionali più vantaggiosi per i gestori e per gli stessi distributori ad individuare e a gestire i conflitti di interesse che ne derivano”. Pertanto “nella fase di distribuzione, fermo restando il dovere di informare gli investitori in merito a tutti i costi gravanti sul prodotto, si richiamano gli intermediari a prestare la massima cura all’interesse del cliente”. La Consob avverte ma è difficile immaginare che tale modello di business possa conformarsi alle esigenze del cliente e, come dovrebbe essere, ad una comunicazione chiara, una distribuzione trasparente e nell’interesse dell’investitore. Tutto ruota attorno al conflitto d’interesse e al fatto che i distributori, guadagnando sulle fees di performance e le retrocessioni ricevute dalle case di prodotto, sino portati a scegliere, dunque consigliare agli investitori, i prodotti di investimento per loro più profittevoli. Già qualche mese fa, tale cattiva condotta era stata evidenziata da un’indagine de L’Espresso sul peso delle commissioni ingenti e indebite. E ora ecco che il tema del conflitto d’interesse e le mancanze di un modello di business viziato (le principali ragioni che ci hanno portato alla creazione di un alternativa, quindi alla nascita di MoneyFarm) tornano prepotentemente a galla. MoneyFarm infatti, in quanto consulente finanziario indipendente, nasce dalla volontà di dare ai risparmiatori la possibilità di poter contare su una consulenza trasparente, del tutto al di fuori dal conflitto di interesse. “Volevamo dare la possibilità a chiunque, piccolo o grande risparmiatore, di investire sui mercati finanziari senza dover far fronte a costi eccessivi e giovandosi investimento sulla cucito su misura”, ricorda il nostro Ad Giovanni Daprá. Operare in maniera indipendente significa “non ricevere retrocessioni da banche, case di prodotto o altri enti e solo in questo modo si riesce a consigliare davvero l’investimento ideale, sulla base della qualità dello strumento e della adeguatezza alla caratteristiche dell’investitore”. A lungo ci siamo battuti per far comprendere agli investitori che oggi esiste una alternativa alla consulenza finanziaria tradizionale e soprattutto a un modello di business volto a fare gli interessi delle case di prodotto e dei distributori. Ora anche la Conbob, organismo che vigila su tutti gli OICR, si leva contro tale sistema. Probabilmente nulla cambierà nei prossimi giorni ma siamo certi che da oggi i risparmiatori saranno mossi da una maggiore c
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