LA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA PUO' RIGENERARE I TERRENI EVITANDO CHE SIANO SACRIFICATI A PROGETTI INDUSTRIALI DI DUBBIA QUALITA' E UTILITA'

LA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA PUO' RIGENERARE I TERRENI EVITANDO CHE SIANO SACRIFICATI A PROGETTI INDUSTRIALI DI DUBBIA QUALITA' E UTILITA'

Redazione, 6 giugno 2024.

Da Enecta del 9 gennaio 2019:

La fine della coltivazione di canapa in Italia

Tra gli anni ’40 e ’50 del Novecento l’Italia era uno dei paesi al vertice nella produzione di canapa. Secondo Coldiretti a quei tempi in Italia erano ben 100.000 gli ettari coltivati a canapa, un dato che collocava il nostro paese al secondo posto al mondo, dopo le sterminate coltivazioni dell’Unione Sovietica. Ciò che successe dopo – un improvviso declino dell’uso della canapa – è da imputarsi a due ragioni.

Negli anni dell’industrializzazione e della ripresa economica, fenomeni portanti della fase storica italiana denominata “boom economico”, vennero introdotte sul mercato nuove fibre sintetiche come, per citare la più celebre, il nylon. I nuovi materiali si imposero neanche troppo gradualmente nelle filiere produttive, facendo sì che la canapa venisse abbandonata.

Un altro fattore di cui tenere conto per capire il declino della produzione di canapa è derivato dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha intaccato la “reputazione” della pianta. Nel 1961 anche l’Italia sottoscrisse la “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (aggiornata nel 1971 e nel 1988) che aveva tra gli obiettivi l’eliminazione della canapa entro 25 anni.

La parola “fine” a questa prima parte della storia della coltivazione di canapa in Italia venne scritta nel 1975 con la “legge Cossiga” (Legge n. 685 del 22 dicembre 1975, “Disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope”), con cui, di fatto, la canapa quasi sparì dal territorio nazionale.

Riportiamo, pari-pari, in quanto condividiamo e perchè è inutile fare ciò che qualcuno ha già fatto e con la competenza necessaria, dal sito di Flumboldt - Seed Organization del 1 giugno 2017:

Quando succedono cose brutte come una fuoriuscita di materiale radioattivo o semplicemente l'inquinamento industriale, ogni aiuto è ben accetto ma le risorse per ripristinare l’ambiente sono scarse. Eppure diverse investigazioni e alcuni eventi accaduti nel corso di questi ultimi anni hanno dimostrato che la “Cannabis Sativa” ha un potere quasi unico che condivide solo con altri spezie come i girasoli o le graminacee: la capacità di pulire i terreni, l’acqua e l’aria dalla contaminazione, decomponendo ed eliminando gli elementi chimici tossici per gli esseri umani.

Ci sono alcune spezie di piante che, tramite un processo noto come fitorisanamento (un termine coniato dal Dott. Ilya Raskin del Centro di Biotecnologie dell'Università di Rutgers, NY), possono ripulire il suolo dai metalli pesanti, depurare le acque reflue o persino decontaminare l'aria. Alcune piante come i girasoli o il mais eseguono questo processo con molta efficacia. Ma una delle più qualificate è la canapa, perché può addirittura crescere in terreni impoveriti e quasi senza elementi nutritivi.

Il suo potente sistema radicale può rompere il terreno compattato, fornendo sia aerazione che porosità, ma stabilizzando il terreno e aiutando così a controllare l'erosione. In qualche modo, le radici della canapa riescono a stabilizzare l'area e agiscono come filtri che decompongono la materia contaminante dopo averla assorbita. Così trasformano le tossine in sostanze innocue. In poche parole, si tratta di una pianta che fa sì che gli uomini possano continuare a vivere quando quello artificiale finisce con quello naturale.

Canapa o marijuana?

Ciò che rende possibile distinguere la canapa dalla marijuana è la percentuale di THC e di CBD. Mentre la marijuana presenta una concentrazione di THC molto alta, la canapa ha più CBD (il composto più terapeutico) e meno THC (sostanza con effetti psicoattivi).

Quello che non è stato ancora concordato dai coltivatori è la percentuale di THC per classificare una pianta come canapa o come cannabis. Per ora, la legislazione non è molto chiara e le percentuali variano a seconda del paese, anche se il 3% di THC no viene normalmente superato.

Non è affatto consigliabile coltivare la canapa in posti contaminati se dopo verrà utilizzata a fini alimentari. Se, invece, ciò che vogliamo è ripulire l'area, è un'opzione meravigliosa. Le ricerche hanno scoperto che questa pianta è capace di eliminare la radiazione, i metalli pesanti e le tossine prodotte dall'uomo. Oltre a ciò, può essere utilizzata per ripulire tutti i tipi di residui, compresi i metalli, i pesticidi, i solventi, gli esplosivi, il petrolio greggio, gli idrocarburi e le tossine delle fabbriche e delle discariche.

E lo stanno dimostrando gli agricoltori della zona di Taranto, nella regione della Puglia, che, dopo aver visto come la tossina trovata nei pascoli ha rovinato il loro gregge, hanno deciso di utilizzare la canapa per restituire la ricchezza ai terreni.

Il vero colpevole di questa contaminazione è l'acciaieria Ilva, una delle più grandi di Europa. Fondata nel 1905, la fabbrica ha causato un impatto ambientale talmente grande che tutto il terreno circondante è già contaminato dai suoi rifiuti. Gli agricoltori allora hanno deciso di utilizzare il processo di fitorisanamento colla canapa per recuperare le loro terre e tornare a lavorare nella zona. Grazie a quest'iniziativa, circa 100 agricoltori e coltivatori residenti nelle vicinanze sono potuti rimanere lì e continuare a lavorare.

Riutilizzo della pianta della canapa

Ma la canapa non è solo capace di ripulire i suoli contaminati. La pianta matura può riutilizzarsi, ad esempio, per la fabbricazione d'indumenti, di carta o di materiali per la bioedilizia. Può addirittura essere trasformata in etanolo ed essere usato come biocombustibile. O potremmo persino trarre un grosso vantaggio economico commercializzando le sue fibre, giacché tutti i prodotti derivati da essa sono ecologicamente sostenibili e facili da integrare nei mercati esistenti.

La canapa è una delle fibre più durevoli, resistenti e morbide del mondo, ed è da moltissimi secoli che gli esseri umani hanno scoperto come fabbricare con essa materiali come il filo, la corda o i tessuti. Infatti, a seconda di una ricerca condotta dall'Istituto Polacco di Fibre Naturali, circa il 75 % della pianta conserva tutti i suoi tratti iniziali, motivo per cui può essere utilizzata per altre applicazioni. Gli investigatori hanno analizzato molteplici tipi di piante di canapa afgana per controllare quali livelli di metalli pesanti potevano supportare. Dopo l'analisi, sono giunti alla conclusione che non solo i fusti ma anche i semi potevano essere usati.

Il suo ruolo come pulitore di residui nucleari

L'incredibile capacità di questa pianta per ripristinare la vita nelle terre colpite da tragedie nucleari, come quella di Chernobyl, dovrebbe essere sfruttata per altre catastrofi come quella di Fukushima. Più precisamente, subito dopo il disastro di 1986, hanno capito che alcune piante come la canapa erano le uniche a ripulire i terreni pericolosi per gli esseri umani.

Infatti, nel 1989, il governo sovietico fece valutare la situazione ambientale della zona di esclusione di 30 km che circondava la pianta. Così, hanno scoperto che c'erano alte concentrazioni di metalli come lo iodo, il cesio-137, lo stronzio-90 o il plutonio, non solo nel suolo ma anche nelle piante e negli animali. Subito dopo è cominciato il lavoro di fitorisanamento col mais, per eliminare, oltre agli elementi appena nominati, il cromo, il piombo, il rame e il nickel.

Poi, si iniziò a usare il girasole, e finalmente nel 1996, la canapa. Insieme ai produttori e all'Istituto ucraino di coltivazioni di fibre, le autorità decisero di piantare della canapa industriale, ricca di fibra e povera di psicoattività, destinata esclusivamente alla disintossicazione della zona.

Questo è diventato uno dei proietti più importanti del paese. In quel momento, Slavik Dushenkov, scientifico e ricercatore dei laboratori Phytotech (un'organizzazione specializzata nella coltivazione di questa pianta), ha detto che la canapa aveva dimostrato di essere una delle migliori piante per aiutare dopo un disastro nucleare. Infatti, è da 10 anni che la canapa cresce nei dintorni dell'impianto nucleare e, a seconda degli esperti, la tossicità del terreno è ora considerevolmente più bassa.

La canapa nella rotazione delle colture

Oltre a tutto ciò, molti agricoltori coltivano questa pianta nella rotazione colturale per prevenire l'apparizione di parassiti e per non dover utilizzare né pesticidi né solventi innecessari.

Le colture commerciali richiedono grandi quantità di fertilizzanti durante la crescita. E, siccome ogni coltura fa diminuire la qualità del terreno, il prodotto coltivato non ce la fa a offrire il meglio di sé. Grazie alla rapida crescita e all'abbondante biomassa, superata soltanto dal bambù, la canapa è ideale per fare un uso efficiente del suolo nelle colture di rotazione, al fine di ripristinare il terreno.

Ad esempio, ci sono alcune specie di piante il cui ciclo vegetativo ha una durata di cinque mesi: sono seminate a ottobre e raccolte a marzo. Per quanto riguarda la canapa industriale, invece, il ciclo è di sei mesi (aprile-settembre) ed, essendo una pianta annuale, muore dopo ogni ciclo, il che vuol dire che ci vogliono dei nuovi semi alla primavera seguente. Si tratta di un tipo di rotazione con la quale si migliorano la fertilità e le funzioni ecologiche del suolo. Inoltre, le probabilità che le nostre colture siano colpite dagli insetti sono meno numerose, lasciando il terreno pronto per la semina.

Questo non è nient'altro che un'altra prova attestante le innumerevoli proprietà benefiche della canapa; proprietà che a volte vengono dimenticate o che, in alcuni paesi, sono addirittura vietate. Una pianta come questa, che non fa che aiutare a ripristinare l'equilibrio degli ecosistemi che hanno subito qualche tipo d'impatto negativo, dovrebbe essere protetta in tutto il mondo. Ci ringrazierà di sicuro. E gli uomini, che a volte non si ricordano di far parte della natura, dovrebbero pure farlo.