La Cina è arrivata al bivio della crescita

A fine aprile il Premier cinese Wen Jiabao, ha visitato la Svezia, in quanto la sua tabella di marcia prevedeva la partecipazione  alla Stockholm +40, una conferenza sullo sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile sarà altresì una priorità nell’agenda  del Premier Wen una volta tornato in Cina, soprattutto  considerando che il paese  sta affrontando numerose sfide per proseguire nella crescita economica ed evitare  la stagnazione. Comunque in questo momento la Cina è ancora lontana dalla paralisi, nonostante abbia registrato una crescita dell’8,1% “soltanto” nel primo trimestre. Il rallentamento dell’economia cinese se non altro è indicativo del suo livello di crescita senza il rischio di surriscaldamento. Allo stesso tempo , sta proseguendo  più rapidamente del previsto il processo di transizione della Cina verso un’economia maggiormente basata sui consumi.

A inizio marzo, la Banca Mondiale ha presentato un rapporto sulla Cina nel 2030, scritto in collaborazione con un istituto di ricerca cinese vicino al Consiglio di Stato Cinese. Il rapporto elenca una serie di riforme che devono essere adottate per consentire alla Cina di  continuare a crescere  ed evitare quella che si può definire la trappola  del  medio reddito, dove molti paesi in via di sviluppo  sono caduti  in una fase di stagnazione economica dopo un periodo di rapida crescita. Vale la pena di notare che molte delle proposte avanzate nel rapporto fanno già parte del 12° piano quinquennale dell’anno scorso, mentre altre sono già state scartate  molto tempo fa, come i massicci investimenti in ricerca e sviluppo.

Molte delle riforme saranno difficili da adottare. Per esempio, il piano suggerisce una radicale  riorganizzazione delle società statali che devono adeguarsi al mercato, una sfida impegnativa, poiché molte delle grandi società statali sono gestite da dirigenti con forti legami con l’elite del partito, o “i principini”, ovvero i figli dei leader di partito. Il caso del “principino” Bo Xilai servirà nella migliore delle ipotesi a fermare l’ascesa dei principini in futuro, soprattutto se la Cina comincerà a liberalizzare seriamente il sistema bancario affinché le società private con un maggiore potenziale di crescita possano accedere con più facilità al credito.

Nonostante i  rapporti su come stia rallentamento l’economia cinese, non ci sono  segnali di un  hard landing e del resto non è neppure su questo  che dovremmo concentrarci. Dovremmo invece prepararci seriamente  su come gestire la Cina in quanto la  più grande economia al mondo. In base alle previsioni dell’FMI, il Pil della Cina in termini di parità del potere di acquisto supererà quello degli Stati Uniti entro il 2016 qualcosa che  uno studio cino/svedese in collaborazione col Ricercatore economico Christer Ljungwall ha mostrato  sarebbe già stato grossomodo raggiunto nel 2009, quando nei calcoli precedenti del Pil era stato sottovalutato il settore dei servizi.

Cosa significa quindi per noi l’accresciuta  forza economica della Cina ? Spesso dico che dovremmo avere tutti una strategia sulla Cina, sia riguardo gli investimenti  nei fondi pensione,  che nell’imparare la lingua o nell’inserire la Cina nei  piani strategici. Una strategia potrebbe essere quella di saperne di più sulla Cina per essere in grado di formulare un giudizio e sfruttare le potenzialità che essa offre , in entrambi i casi per creare  un mercato  e  per quanto concerne gli investimenti cinesi in Europa. Un’altra strategia potrebbe essere quella di nascondere la testa sotto la sabbia e perdere questa opportunità.

Sebbene la Cina si trovi di fronte a sfide grandi e impegnative relativamente al suo persistente sviluppo economico, non è improbabile che il paese  sarà in grado di superarle. Una delle forze trainanti del paese è la costante crescita economica e un maggiore benessere, il che rende probabile anche l’introduzione di riforme dolorose. Inoltre, le recenti turbolenze politiche in Cina  potrebbero probabilmente aprire la strada alle riforme, incluse  le riforme politiche che lo stesso Wen  Jiabao ha  auspicato in numerose occasioni, ma anche un miglioramento del sistema legale  e una maggiore libertà di stampa che limiti la diffusione di voci e pettegolezzi tra i social media. Dopo ogni grave crisi politica, la Cina è solitamente  stata costretta a intraprendere cambiamenti radicali e probabilmente sarà così anche questa volta. Non possiamo aspettarci una veloce rivoluzione di qualche tipo , ma  quando tra dieci anni riguarderemo alla  Cina  è probabile  che  il paese sarà  drammaticamente cambiato.

Di Kristina Sandklef, Macro Economista Asia di East Capital

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