LA BONIFICA DEL DANUBIO. IL VETIVER, LA PIANTA PER LA RIVOLUZIONE VERDE E PER LA VERA TRANSIZIONE ECOLOGICA

LA BONIFICA DEL DANUBIO. IL VETIVER, LA PIANTA PER LA RIVOLUZIONE VERDE E PER LA VERA TRANSIZIONE ECOLOGICA
L'architetto Benito Castorina

Giannina Puddu, 23 settembre 2024.

Guido Giordano, professore ordinario di Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze dell'Universotà Roma Tre, già Presidente dell'Associazione Italiana di Vulcanologia, aveva pubblicato su Rewriters (Riscriviamo l'Immaginario Contemporaneo) il 21 dicembre 2021, una pregevole intervista all'architetto Benito Castorina, grande esperto di coltivazione ed uso del Vetiver in Italia e nei contesti internazionali.

Giordano aveva aperto con una premessa, ancora attuale

Sta arrivando il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ne parlano tutti e leggendo i documenti ufficiali si tratta di un’opportunità eccezionale, non solo per riemergere dalla pandemia, ma soprattutto perché le parole chiave sembrano proprio quelle necessarie ad affrontare anche le sfide del cambiamento climatico e della giustizia economica e sociale.

La seconda delle missioni del PNRR è la rivoluzione verde e la transizione ecologica.

Parole che suonano come miele alle mie orecchie. D’altro canto, per cogliere davvero l’opportunità ci vogliono anche grandi idee innovative perché parole come rivoluzione e transizione non si realizzano così da sole, né proseguendo nel fare quello che abbiamo fatto sinora. E tantomeno facendo rientrare dalla finestra proposte inaccettabili come quelle della riproposizione in salsa verde del nucleare civile.

E invece abbiamo nei nostri territori tantissime realtà medio piccole che da anni hanno sperimentato approcci davvero innovativi da cui attingere per realizzare gli obiettivi del PNRR, se davvero si vorranno realizzare.

Un estratto delle domande di Giordano e delle risposte di Castorina:

Mi puoi fare qualche esempio di un intervento innovativo, di una ricerca?
La prima volta che mi dissero che le piante ci mettono tempo a svolgere la loro funzione inventai la “Siepe Pronta di Vetiver”, che svolge le sue attività dal momento che la poni in opera. Quando mi dissero che non c’erano soluzioni per alzare gli argini soggetti a subsidenza della Bonifica Pontina, inventai l’Argine Sostenibile, un sistema che consente di alzare gli argini di 90 centimetri in due anni e che può essere sostenuto da argini di qualsiasi tipo, e comunque un sistema che accelera la messa in sicurezza di canali, fiumi e zone umide.

Quando mi dissero che i costi per la caratterizzazione dei suoli inquinati, come quelli della Valle del Sacco o della Terra dei Fuochi, e i tempi per realizzarli erano elevati, inventai un sistema col Vetiver che, oltre a consentire la caratterizzazione dei suoli e il monitoraggio del carico di inquinamento, attiva i processi di bonifica sin dalla posa a dimora delle piante. Quando mi dissero che l’impiego del vetiver riduce i costi e quindi i guadagni per professionisti e imprese, ideai una filiera che consente di riconvertire l’economia dei territori e creare lavoro, dal bracciante allo scienziato e dalla piccola alla grande impresa.

Contemporaneamente alla bonifica dei suoli e delle acque, il vetiver sta catturando 154 tonnellate per ettaro per anno di CO2. Conclusa la bonifica, restituirò i terreni ad un’agricoltura biologica di altissima qualità. Avremo prodotto know-how, ricerca e sviluppo. L’espianto del vetiver, anziché avere un costo, costituirà un guadagno, perché le piante si saranno moltiplicate.  Il reattore che produceva energia con la biomassa vetiver continuerà a produrre energia con gli sfalci e i residui della lavorazione dei prodotti agricoli. E in questo modo, si sviluppa la riconversione verde dell’intera filiera economica di un territorio, coinvolgendo i giovani, creando lavoro, favorendo l’innovazione tecnologica. E con la produzione dei macchinari verrebbero rilanciate le acciaierie italiane, le industrie siderurgiche e tutto l’indotto relativo.

Cosa intendi per un impatto positivo non solo per l’ambiente, ma anche per la società e l’economia?
Vuol dire porre ogni intervento di fronte allo specchio del bene comune. Vuol dire risolvere il problema soddisfacendo il cliente, non solo per il suo problema, ma anche ricercando le possibilità e suggerendo soluzioni che portino benefici per la società e l’economia. Mi piace chiamarlo liberismo sostenibile, giocando un po’ con parole che sembrano essere diventate un ossimoro.

Intendo un liberismo che si occupi del lavoratore (creando lavoro), del consumatore (mettendo tutti in condizione di “consumare”) e del produttore di beni o servizi (accompagnandolo nella fase di riconversione verso un’altra attività). Guarda, lo spiego con un esempio: i depuratori che trattano i liquami fognari in genere usano delle pompe elettriche che mandano aria nei liquami, aria che contiene circa un 20% di ossigeno che favorisce la moltiplicazione dei batteri che, essendo più numerosi, svolgono più rapidamente i processi di decomposizione della sostanza organica. Inoltre, per svolgere la loro funzione, questi depuratori utilizzano microfilm per creare un habitat per i microorganismi, e nel processo di decomposizione della sostanza organica si producono fanghi che, essendo rifiuti, vanno a finire nei termovalorizzatori, termovalorizzatori che a loro volta usano dei filtri per ridurre l’inquinamento atmosferico prodotto. Questo sistema per depurare i liquami fognari impegna quindi sei attività industriali: le pompe per produrre ossigeno; l’elettricità per alimentarle; i filtri per ridurre l’inquinamento; i microfilm per i batteri; i termovalorizzatori per trattare i fanghi; i filtri per i termovalorizzatori.

Infine, dovrebbe essere impiegato il vetiver o altri tipi di intervento per eliminare i metalli pesanti e gli ossalati che questi depuratori non eliminano e che tutt’ora vanno a inquinare i canali, i fiumi e i mari.

Nel luglio 2023, nell'inserto de IL Sole 24 Ore "Green Economy Report", Benito Castorina aveva risposto alla giornalista Luana Costa:

«In occasione di un convegno organizzato dalla Comunità europea a Barcellona, ho avuto modo di illustrare un’idea progettuale per il risanamento dei suoli che fanno parte del bacino idrografico del Danubio, per l’abbassamento del carico di inquinamento del fiume e dei suoi 300 affluenti e la conseguente riduzione del carico di inquinamento del Mar Nero e del Mare Mediterraneo. 

Il progetto riguarda direttamente i 10 Paesi bagnati dal Danubio, i 9 paesi del suo bacino idrografico, e indirettamente i 25 Paesi bagnati dal Mediterraneo che riceve lo sversamento di 4.250.000 km3/anno di acque inquinate provenienti dal Mar Nero. Infine, coinvolge i Paesi bagnati dal Mar Nero e dal Mare d’Azov.

Sono convinto che il progetto potrà ridare fiducia a quanti già utilizzano la pianta in Italia, in Francia, Spagna e Portogallo e offre l’occasione per estendere la conoscenza e l’impiego del Vetiver e dell’Architettura Ambientale Integrata in tutta l’Europa e nei Paesi bagnati dal Mar Nero, dal Mare Mediterraneo e dal Mare d’Azov (Donbas, Cipro, Russia)»

Il progetto di bonifica del Danubio  è dell'architetto Benito Castorina, frutto di 26 anni di collaborazione con università e centri di ricerca.
In pensione dall'università da 26 anni, ha creato la prima ed unica impresa ISO (Impresa Sociale Operativa, cioè una Iso senza numero e con numeri) per realizzare un sogno: creare più di un milione di posti di lavoro dal bracciante allo scienziato (categorie che hanno la stessa dignità sociale).
Castorina dice di avere "la grave colpa di essere onesto e di avere il vizio di lavorare..."
Vero, queste sono "colpe" in questo mondo che ha smarrito la corretta via...
Mentre, Castorina e molti altri, continuano a credere  di avere la forza necessaria per ricondurlo là dove i sogni possono diventare belle realtà, nell'interesse collettivo e contro l'interesse dei pochissimi che, con la forza, lo impongono.