L' OCCIDENTE CON L'UCRAINA E CON ISRAELE SOTTO L'ATTACCO DI HAMAS. NUOVA GRANDE POLVERIERA GLOBALE.
Giannina Puddu, 8 ottobre 2023.
Fino ad oggi, la "Causa Palestinese" è stata ignorata mentre i riflettori del mondo sono stati puntati sull'Ucraina.
Da ieri, 7 ottobre 2023, la Palestina è emersa all'improvviso nello scenario geopolitico globale che è già polarizzato e anticipa gli schieramenti, anche militari, che si avrebbero nel caso in cui la guerra uscisse dai confini della striscia di Gaza e di Israele.
Il rischio di estensione del conflitto ormai dichiarato ufficialmente dal primo ministro israeliano, genera una forte apprensione diffusa e l'invito al cessare del fuoco su presupposti opposti o, più raramente, sfumati.
Non giovano e non tranquillizzano le posizioni intransigenti espresse sia in occidente che nel mondo arabo, già nelle ore successive all'attacco di Hamas.
Gli sforzi fin qui riusciti per impedire l'inizio della terza guerra mondiale sullo spunto della crisi russo-ucraina, dovranno ripetersi e con maggior vigore e concentrazione per sedare e/o contenere geograficamente il nuovo conflitto appena aperto che vede, sin da subito, blocchi contrapposti risoluti di pari forza e fermezza.
In questi anni si ha l'impressione che gli Stati Uniti d'America siano chiamati a fare i conti con la loro storia.
Quest'impressione è confermata dal suo immediato "schieramento" in favore di Israele e dalle accuse che da più parti le sono rivolte come interprete rilevante nella crisi israelo-palestinese.
Ieri mattina, c'è stato un attacco imprevisto, da Hamas contro Israele che si è svegliato sotto una pioggia di razzi, la "Tempesta Al-Aqsa", come definita dal comandante militare di Hamas Muhammad Al-Deif.
In un messaggio registrato, Al-Deif ha dichiarato che l'azione militare ha "preso di mira le posizioni nemiche, gli aeroporti e le posizioni militari con 5.000 razzi" e che l'assalto a Israele è stato una risposta alla attacchi contro le donne, alla profanazione della moschea al-Aqsa sul monte del tempio a Gerusalemme, al continuo assedio di Gaza da parte di Israele.
Il partito islamista Hezbollah ha dichiarato che l’attacco di Hamas è la conseguenza dell’occupazione illegale israeliana della Palestina.
Ieri mattina, dopo il brusco risveglio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il suo paese è “in guerra”.
Stato di guerra che potrebbe tornargli utile a superare la profonda divisione interna innescata dal suo governo che ha promosso un piano discutibile per ridurre il potere dei tribunali con vantaggio per l'esecutivo sgradito anche ai militari.
Israele ha risposto lanciando i suoi attacchi e il ministero della Sanità palestinese ha denunciato la morte di 200 palestinesi e il ferimento di altri 1.610 civili.
E' l’operazione “Spada di Ferro” in risposta all’attacco di Hamas e sono cominciati i bombardamenti della Striscia di Gaza.
Sulla Striscia di Gaza, vivono stipati circa due milioni di persone in appena 14 miglia quadrate, isolati dal resto del mondo, stretti nel blocco israeliano che, dal 2007, ha chiuso le vie aeree e marittime, mentre l'Egitto ha il controllo del tratto di frontiera meridionale a Rafah.
Ciò che è accaduto è, più o meno, noto a tutti in ogni angolo del pianeta e, dunque, è chiaro chi sia l'assalito e chi sia l'assalitore.
Ma, i piatti delle bilance hanno pesi e spessori diversi in funzione di ciò che si intende pesare.
Così che oggi, al rullare della notizia, i vari "capi di Stato" e leader ad altro titolo si sono già, imprudentemente, schierati.
La Casa Bianca ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna “gli attacchi non provocati dei terroristi di Hamas contro i civili israeliani”.
Il Presidente Biden ha detto: "Ho chiarito al Primo Ministro Netanyahu che siamo pronti a offrire tutti i mezzi appropriati di sostegno al governo e al popolo di Israele... Israele ha il diritto di difendere se stesso e il suo popolo, punto e basta".
La Russia ha espresso la sua seria preoccupazione per il forte inasprimento del conflitto israelo-palestinese attraverso Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri: "Chiediamo alle parti palestinese e israeliana di attuare un cessate il fuoco immediato, di rinunciare alla violenza, di esercitare la necessaria moderazione e di istituire, con l'assistenza della comunità internazionale, un processo negoziale volto a stabilire una pace globale, duratura e attesa da lungo tempo in Medio Oriente".
La Cina “invita tutte le parti interessate a mantenere la calma e a dar prova di moderazione, a cessare immediatamente il fuoco, a proteggere i civili e a prevenire un ulteriore deterioramento della situazione”.
Ursula Von der Leyen ha dichiarato su X che condanna “inequivocabilmente” la violenza. “È il terrorismo nella sua forma più spregevole. Israele ha il diritto di difendersi da attacchi così atroci”.
Emmanuel Macron ha espresso la sua “piena solidarietà alle vittime” israeliane..
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato che “la Germania condanna questi attacchi di Hamas e sostiene Israele”.
Ieri, dall'Italia, il Presidente Mattarella ha inviato un telegramma al Presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, ribadendo “la più ferma e convinta condanna” per l'attacco di Hamas da Gaza a Israele.
Justin Trudeau ha affermato che il Canada condanna fermamente gli attacchi di Hamas.
Ha detto: "Questi atti di violenza sono del tutto inaccettabili. Siamo dalla parte di Israele e sosteniamo pienamente il suo diritto a difendersi".
Dalla Svezia, il ministro degli Affari Esteri Tobias Billström, ha condannato senza mezzi termini gli attacchi contro Israele da parte del gruppo terroristico Hamas.
In Norvegia, Il ministro degli Esteri Anniken Huitfeldt ha condannato l'attacco di Hamas, a ponendo in evidenza che la frustrazione palestinese ha continuato a crescere in linea con l'occupazione israeliana delle aree palestinesi e il suo nuovo governo conservatore e intransigente che ha anche diviso lo stesso Israele.
La Norvegia è impegnata da tempo per la pace in Medio Oriente e Huitfeldt, durante un suo recente viaggio nell'area, ha detto “è tragico sia per gli israeliani che per i palestinesi che non sia stato creato uno Stato palestinese”.
Dalla Turchia, il presidente Recep Tayyip Erdogan, ha invitato le parti coinvolte ad "agire con moderazione alla luce degli eventi avvenuti questa mattina in Israele e a stare lontani da passi impulsivi che potrebbero aumentare le tensioni".
Nell' Iran che considera Israele suo acerrimo nemico, durante una sessione parlamentare di ieri, i parlamentari iraniani hanno gridato alla notizia dell'attacco: "Abbasso Israele", "Abbasso l'America" e "Benvenuta Palestina".
Il Ministro degli Affari esteri dell'Arabia Saudita Riyadh chiede "la cessazione immediata dell'escalation" tra le due parti e "la protezione dei civili", dopo che l’Arabia Saudita aveva lanciato ripetuti avvertimenti su una possibile escalation alla luce “dell’occupazione in corso e della privazione del popolo palestinese dei suoi diritti legittimi, nonché delle ripetute provocazioni deliberate contro la sua santità”.
Dal Qatar, la dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri afferma che Israele è "l'unico responsabile dell'escalation in corso a causa delle sue continue violazioni dei diritti del popolo palestinese, comprese le sue recenti ripetute intrusioni nella sacra moschea di Al-Aqsa sotto la protezione dell'esercito israeliano".
Gli Emirati Arabi Uniti hanno espresso "profonda preoccupazione" per l'escalation e sottolineato la necessità di "fermare l'escalation e preservare la vita dei civili".
Hanno chiesto "l'immediata riattivazione del Quartetto internazionale per rilanciare il cammino della pace arabo-israeliana" e impedire che la regione venga trascinata a "nuovi livelli di violenza, tensione e instabilità”.
Il Kuwait ha espresso la sua "grave preoccupazione" per gli sviluppi tra Israele e palestinesi, ha accusato Israele per quelli che ha definito i suoi "attacchi palesi".
Il Ministero degli Esteri ha invitato la comunità internazionale ad attivarsi verso Israele che deve "fermare le pratiche provocatorie dell'occupazione" e la "politica di espansione degli insediamenti".
L'Oman ha invitato Israele e i palestinesi all' autocontrollo, ha riferito l'agenzia di stampa statale citando una dichiarazione ufficiale.
L'Egitto, attraverso il ministro degli Esteri Sameh Shukri si è confrontato con il capo della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell per discutere gli sviluppi tra Israele e palestinesi a partire da venerdì sera, affermando che entrambe le parti dovrebbero dar prova di moderazione per evitare seri rischi.
Il Regno del Marocco esprime profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione e lo scoppio di un'azione militare nella Striscia di Gaza e condanna gli attacchi contro i civili ovunque si trovino....
Gli Hezbollah del Libano hanno elogiato Hamas per la sua "operazione eroica".
"Hezbollah si congratula con il popolo palestinese che resiste", ha affermato in un comunicato il movimento sciita libanese, acclamandosi ad Hamas e al suo braccio armato, le Brigate Ezzedine al-Qassam, per "l'operazione eroica su larga scala".
Dalla Siria, il ministero degli Esteri ha definito l'operazione di Hamas un "risultato onorevole che dimostra che l'unico modo per i palestinesi di ottenere i loro diritti legittimi è la resistenza in tutte le sue forme".
La Siria ha anche espresso il suo "sostegno" al popolo palestinese e alle forze "che combattono contro il terrorismo sionista".
Dallo Yemen, i ribelli Houthi che controllano la capitale Sanaa sostengono “l’eroica operazione jihadista”.
In una dichiarazione pubblicata dall'agenzia di stampa SABA (controllata dagli Huthi), il gruppo militante allineato all'Iran ha affermato che l'attacco "ha rivelato la debolezza, la fragilità e l'impotenza" di Israele.
Ha definito l'operazione "una battaglia di dignità, orgoglio e difesa".
Dall'Iran, il consigliere dell'ayatollah Ali Khamenei, Yahya Rahim Safavi, ha affermato che l'Iran "sostiene" l'operazione Al-Aqsa Flood, lanciata da Hamas in Israele.
Safavi ha espresso sostegno ai gruppi palestinesi "fino alla liberazione della Palestina e di Gerusalemme".
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha dichiarato: "L'operazione di oggi ha segnato una nuova pagina nel campo della resistenza e delle operazioni armate contro gli occupanti".
Ieri, i parlamentari iraniani ripresi dall'agenzia di stampa Tasnim, hanno gridato "Abbasso Israele", "Abbasso l'America" e "Benvenuta Palestina".
Dal Pakistan, il primo ministro ad interim, Anwaar ul Haq Kakar, ha detto: "Con il cuore spezzato dall'escalation di violenza in Medio Oriente, che sottolinea l'urgente necessità di affrontare la questione palestinese", ha scritto. "Chiediamo moderazione e protezione dei civili".
Ha osservato che la chiave per la pace è nel riconoscimento di due stati indipendenti, Palestina e Israele sostenendo che per quest'ultimo ci si dovrebbe attenere ai confini fissati nel 1967.
Ma, Israele non ci sta....