L`IRRINUNCIABILE AMORE PER L`ITALIA - L`EFFETTO DELLE POLITICHE DI PRIVATIZZAZIONE - IN ITALIA e in GERMANIA

Giannina Puddu - 9 aprile 2021 Il 4 gennaio dell`anno 2013,

L`IRRINUNCIABILE AMORE PER  L`ITALIA - L`EFFETTO DELLE POLITICHE DI PRIVATIZZAZIONE - IN ITALIA e in GERMANIA

Rizzoli pubblicò il nuovo libro di Loretta Napoleoni  (economista, scrittrice, consulente di governi e di organizzazioni internazionali, docente universitario) dal titolo DEMOCRAZIA VENDESI.

`....presto l’Italia diventerà una colonia del Nord Europa: un Paese sottomesso e in miseria in cui esportare le proprie merci e qualche volta andare in vacanza.`

Sono trascorsi 8 anni e Loretta Napoleoni aveva fatto una previsione, purtroppo, corretta.

Oriana fallaci, aveva scritto le stesse cose. Donne, accorte, lucide.

Dagli anni 60 ad oggi, nei numeri, troviamo le chiavi di lettura inconfutabili.

Nel continente europeo, sul piano economico, la Germania ha stravinto.

La Germania ha pensato, innanzitutto, alla Germania, alle tutela ed alla conservazione delle sue sue industrie applicando una politica di privatizzazione che limita al solo 20% l`ingresso del capitale privato nelle aziende pubbliche.

L`Italia, invece, con scellerata enfasi e con assoluto disprezzo nei confronto dell`interesse nazionale, a partire dagli anni 90, ha (s)venduto i suoi gioielli industriali, cedendo, nel pacchetto, conoscenza, lavoro e PIL.

Gravissima responsabilità politica. Inerzia dei sindacati.

Il 18 agosto del 2018, IL FATTO QUOTIDIANO pubblicò un articolo dal titolo `Privatizzazione, quando e come è iniziata la (s)vendita del patrimonio pubblico`.

E l`elenco, vergognoso, dei pezzi di patrimonio pubblico svenduti:

  1. Italgel,
  2. GS Autogrill ai Benetton che poi cedettero ai francesi di Carrefour GS ad un prezzo che moltiplicò per 10 volte quanto pagato allo stato;
  3. la rete autostradale ai Benetton che acquisirono a debito che scaricarono sulle stesse autostrade;
  4. Telecom - privatizzazione totale;
  5. Enel - privatizzazione parziale
  6. Eni - privatizzazione parziale
  7. Efim

L` I.R.I., Istituto per la Ricostruzione Industriale era una holding pubblica italiana fondata nel 1933 sotto il regime fascista.

Dalla seconda guerra mondiale divenne una delle  più grandi holding statali del mondo.

Banche, aziende siderurgiche, alimentari, chimiche, telecomunicazioni....

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È stato ceduto e privatizzato negli anni `80 e `90 e infine sciolto nel 2002.

L`accordo Andreatta-Van Miert, della fine del 1993, accelerò il percorso della privatizzazione delle aziende pubbliche italiane, già iniziato nel 1992.

Nonostante alcune opinioni contrarie, il Tesoro scelse di non privatizzare l`IRI, ma di smontarlo e  svendere le sue società operative.

Questa politica fu inaugurata sotto il primo governo di Giuliano Amato e mai corretta dai governi successivi che videro Romano Prodi tra gli attori principali.

Nel 1997, l`IRI raggiunse i livelli di indebitamento previsti dall`accordo (obbligo) Andreatta-Van Miert (nel  gennaio del  1993 si insediava la Commissione Europea Delors III - commissario alla concorrenza Karel Van Miert - belga) e questo avrebbe potuto essere sufficiente.

Invece, le dismissioni continuarono e l`istituto perse ogni funzione, assumendo il ruolo di liquidatore di sè stesso, venditore dei suoi propri beni, procedendo, infine, alla definitiva chiusura.

L`Italia, da allora, assiste al suo processo di progressiva desertificazione industriale e sta scivolando verso il fondo della classifica delle potenze economiche mondiali, dalle vecchie posizioni di vertice.

La politica di privatizzazione italiana è un disastro, quella tedesca è un evidente successo.