L' INTERVISTA AL MAESTRO SALVATORE GARAU. CACCIARE DALLA SARDEGNA GLI SPECULATORI DELL'ENERGIA

L' INTERVISTA AL MAESTRO SALVATORE GARAU. CACCIARE DALLA SARDEGNA GLI SPECULATORI DELL'ENERGIA
Salvatore Garau alla personale del Museo d'Arte Contemporanea di Brasilia

Giannina Puddu, 30 luglio 2024.

Secondo Lóránd Hegyi,  critico d’arte e direttore del Museo di Arte Moderna di Saint-Étienne, in Francia, l'artista Salvatore Garau crea spazi di strutture che si scuotono con movimenti che ricordano forti venti, terremoti o formazioni architettoniche, e che, per contenere chiarezza e obiettività geometrica, si relazionano con il gioco delle emozioni in una frenesia che può essere perturbatrice, incosciente e irrazionale.

Salvatore Garau è nato a Santa Giusta, scrittore, musicista, pittore.

Il  suo nome ha messo radici in grandi gallerie d’arte nel mondo e i suoi dipinti sono entrati a far parte di collezioni private di prestigio internazionale.

La sua vita artistica iniziò con la musica nel 1977 e dal 2000 continua ad esprimersi nelle arti visuali.

Pare che per lui l’arte si riassuma in una parola: amore.

Questo Amore che domina la vita dell'artista Garau avvolge anche la sua Terra di Sardegna.

E, non si tratta di un amore teorico, ma dell'Amore vero per cui ci si espone e si combatte.

Il Maestro Salvatore Garau è impegnato pubblicamente contro l'assalto speculativo energetico che ha preso di mira l'Isola di Sardegna.

Ho il privilegio di intervistarlo:

1) Maestro Garau, la sua opera dimostra da sempre la sua sensibilità per la qualità dell'Ambiente.

Nell'intervista che lei ha concesso a L'Unione Sarda, il 9 luglio u.s., si è espresso sui rischi che la speculazione energetica in Sardegna porta con sè, invitando il Popolo Sardo all'Unione per la difesa della sua Terra. 

Vuole, per favore, riprendere il suo punto di vista sul tema?

https://www.facebook.com/UnioneSarda/videos/1182419213209150

Il momento storico che stiamo vivendo è di tale portata che è necessario un totale coinvolgimento di tutto, sottolineo tutto, il popolo sardo.

Non abbiamo scelta;

nel momento in cui i politici sardi già da troppi anni, (tranne rarissimi casi) si sono mostrati inetti o come minimo disinteressati alle sorti della propria regione, allora spetta al popolo far sentire la propria voce.

Un’intera isola che grida il proprio sdegno è più forte di qualsiasi legge o imposizione dall’alto.

Se poi l’imposizione ti costringe a veder usurpata la tua ragione di vita, be’, allora quelle leggi le chiamerei leggi terroristiche e sono pericolose perché invitano alla sacrosanta disobbedienza.

Insomma, chi resterebbe a guardare una violenza sulla propria madre senza reagire?

Nel caso dello sciagurato decreto (e non aggiungo altro) del governo Draghi, viene da pensare che a Roma abbiano ritenuto che immolare un’intera isola in fondo non fosse così terribile.

Immaginiamo il loro pensiero: ‘Andiamo, i Sardi sono già abituati a subire sciagure da parte di uno Stato che se ne frega di loro’.

Infatti guardiamo per esempio le devastazioni inconcepibili a cui siamo sottoposti dalle servitù e annesse esercitazioni militari!

Vengono assolti ex generali con una semplicità inaudita: non hanno creato nessun danno, nessun problema alla salute delle popolazioni e, dulcis in fundo, finite le esercitazioni spetta a noi smaltire i danni incalcolabili che restano sul terreno.

Come risarcimento giusto un panino con la mortadella, e per favore, evitiamo anche di lamentarci! È il colmo.

Troppo “sangue” abbiamo e stiamo versando, credo sia il momento con l’ennesima beffa delle Pale eoliche e del fotovoltaico indiscriminato, in nome della transizione energetica, di dire basta una volta per tutte.

Pensare che abbiamo contro perfino i Verdi e Lega Ambiente!

Io non posso credere che siamo caduti così in basso; stiamo toccando i fondali dell’inferno e qualcuno ha il coraggio di dire che così facendo stiamo proteggendo l’ambiente?

Questa è o non è, una vera provocazione alla quale è lecito rispondere?

Inutile dire che non dobbiamo far nessun ricorso alla violenza, sarebbero i sardi a rimetterci, ma usiamo tutti i modi pacifici che ci consente la legge e mettiamo la nostra presenza in massa in tutte le piazze.

Siamo ancora un popolo orgoglioso e fiero? Ho paura sia un’idea che ci siamo lasciati alle spalle.

La nostra madre terra sta aspettando il nostro aiuto, o sarà la fine di tutto.

l’Italia ci sta guardando, spetta a noi e solo a noi dimostrare se siamo i pastori o le pecore.

2) qual è, secondo lei, il ruolo dell'Arte e degli Artisti nella difesa dell'Ambiente e cosa farà lei oltre quanto ha già fatto per la sua Terra?

L’Arte e gli artisti, se tali vogliono definirsi, devono vivere il proprio tempo immersi nelle contradizioni e nell’orrore che ci circonda.

Sarebbe necessario non scadere nella retorica o nei languidi folklorismi, cosa che troppo spesso accade.

Sottolineo comunque che il territorio dell’Arte è un territorio libero per eccellenza e ciascun artista se la deve vedere con la propria coscienza rischiando in prima persona, a prescindere dalle critiche che può suscitare.

Anzi, aggiungo che non suscitare critiche vuol dire creare opere edulcorate e affini al sistema, insomma, non dare fastidio vuol dire creare opere decorative e tutti vivono in pace.

L’artista deve essere disonesto, nel senso che non deve rispettare e attenersi a ciò che la società vorrebbe da lui.

Un’opera a cui sono molto legato e che mi dicevano ero pazzo e sarebbe stata irrealizzabile, è stato quando nel 2006 in occasione del Festival Dromos ho allagato, riempendole di pesci, alcune parti di tre chiese consacrate con l’opera “Ichthys Sacro Stagno”.

L’installazione sottolineava in modo talmente semplice da essere disarmante, che non solo è sacro il suolo di una chiesa, ma sono sacri anche tutta la terra e gli stagni circostanti.

Il tema dell’acqua (elemento sacro e di vita per eccellenza) all’interno del mio lavoro è sempre stato dominante.

Ma veniamo al presente.

Attorno alla mia grande scultura Anguilla di Marte ho avvolto un “Sudario” sul quale campeggia una semplice scritta che esorta a combattere la speculazione oggi in atto nella nostra isola e, soprattutto, a stendere “Lenzuola sudari” sui balconi di tutta la Sardegna.

Un’azione semplice che se dovesse avere un seguito lancerebbe un accorato messaggio che arriva dall’intimo delle famiglie; questi appelli, se sono in tanti ad aderire, hanno un effetto più forte di quanto possiamo immaginare. È la poesia popolare che si fa sentire. Un’altra azione che ho in mente purtroppo adesso non posso rivelarla; spero di aver la possibilità di materializzarla.

3) secondo la sua personale esperienza ed il suo personale "sentire", cos'è la Terra Sarda per i Sardi?

A parole, verso la nostra terra, siamo sentimentali, con i fatti concreti purtroppo più defilati. Abbiamo perso i giovani e i genitori con figli piccoli non hanno ancora una vera coscienza della terra bruciata che resterà alla loro prole. Ho sollecitato una madre con 2 piccoli a presenziare a una manifestazione che si teneva a Santa Giusta. Con lo sguardo mi ha detto: “Ma in fondo, è così importante?” A quel punto ho pensato “siamo fregati”.

Devo confessare che, anche se molto meno degli anni passati in cui soffrivamo di un senso di inferiorità verso l’Italia, sento che ancora non abbiamo preso una vera coscienza di chi siamo e della ricchezza sulla quale viviamo, “qui non c’è niente, dobbiamo scappare”.

Ovvio, non sappiamo ancora sfruttare nel senso alto del termine il nostro tesoro.

Insomma, per fare un esempio, abbiamo creato lo sfacelo di Ottana perché dall’alto ci dicevano ci saremmo “civilizzati”, invece ci siamo maledettamente persi.

Ricordo negli anni sessanta quando alla tivù di Stato le rarissime volte in cui si sentiva un accento sardo tutti a gridare, quello è sardo! Come se per un attimo perfino noi facessimo parte del consorzio nazionale. Già allora ricordo quanto la cosa mi rattristava. Era un segnale che dimostrava quanto fossimo ai confini dell’impero e quanta poca attenzione a noi era riservata.

Un’attenzione che comunque spettava a noi conquistare!

Un altro atteggiamento di noi sardi che mi fa paura è la disunione che ogni tanto aleggia tra i gruppi che si vanno formando; questo atteggiamento ci frega e rassicura il nemico!

Oggi più che mai non possiamo permetterci la disunione tra noi. È necessario che ciascuno ceda una parte del proprio orgoglio; questo è il momento di allearsi anche col demonio pur di vincere la nostra causa.

Recentemente in Australia il giacimento di uranio (URANIO!) più ricco del mondo, non sarà mai trivellato per creare profonde miniere, perché quello è un luogo sacro in quanto sono sepolti gli antenati degli aborigeni.

Nessuna miniera perché gli Aborigeni hanno vinto la causa!

E noi non riusciamo a vincere contro lo sterminio della nostra madre terra dove, oltre ai nostri antenati, ci siamo anche noi viventi?

Non possiamo perdere o cedere un centimetro. Punto.

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