Italia, una Repubblica fondata sul (non) lavoro

Negli ultimi cinque anni nell`industria sono gia` andati persi 674 mila posti e altri 123 mila sono a rischio nel 2013.

Numero che potrebbe salire ad almeno 300 mila se si considera la cassa integrazione ordinaria. E` un vero e proprio bollettino di guerra quello tracciato dal X Rapporto Cisl `Industria, contrattazione e mercato del lavoro`, diffuso ieri dalla Confederazione di Via Po e ripreso da Agi. Secondo i dati della Cisl, dal 2008 al 2012 in Italia si e` perso il 2,4% dell`occupazione, il 6% del Pil, il 4,3% dei consumi delle famiglie, il 20% degli investimenti. Solo le esportazioni hanno mantenuto i volumi del 2008. Inoltre, l`industria, con meno 415.485 occupati, ha perso l`8,3%, le costruzioni, con meno 259.293 occupati, hanno perso il 13,2% degli addetti.

Annunciano esuberi o eccedenze anche aree considerate solidamente `protette` come Ministeri (7.576), Enel (4.000), Poste (oltre 3.000), Finmeccanica-Selex (2.529), settore bancario (20.000 posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2011, altri 20.000 a rischio fino al 2017). La conferma come il presunto recinto di `protezione` dei contratti standard sia sempre piu` messo in discussione.

Secondo l`annuale Rapporto elaborato dal Dipartimento industria della Cisl, la stima dei lavoratori equivalenti a forte rischio occupazionale per l`industria e le costruzioni tocca gia` le 123.130 unita`. Ma questo dato non tiene conto della Cassa Ordinaria e si basa sul cosiddetto `tiraggio` (il rapporto fra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate dalle imprese) di Cigs e Cigd. Dato che i lavoratori equivalenti sono considerati a zero ore di lavoro, e stante le pratiche di rotazione dei lavoratori in cassa, i lavoratori effettivi a forte rischio occupazionale sono in numero molto maggiore, almeno il doppio dei lavoratori equivalenti.

Nei primi tre mesi del 2013 la tendenza alla riduzione delle imprese attive peggiora ancora, nettamente. E` il peggior primo trimestre rilevato all`anagrafe delle imprese Unioncamere dal lontano 2004, con un tasso di crescita negativo del - 0,51% (diminuzione delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2012 (118.618 contro 120.278) e balzo in avanti delle cessazioni (149.696 contro 146.368).

Il Rapporto industria della Cisl contiene anche una serie di proposte: dalle infrastrutture, all`export, ai distretti industriali, all`innovazione, alle politiche attive del lavoro su cui e` possibile un confronto immediato tra governo e parti sociali per rilanciare la crescita. `L`occupazione non si crea modificando le regole sul lavoro, ma con politiche industriali e politiche per la crescita capaci di muovere l`economia, gli investimenti ed i consumi, a partire da una riduzione del carico fiscale sul lavoro e le imprese`, sottolinea il Segretario Confederale della Cisl, Luigi Sbarra, responsabile del settore industria.

`Occorre partire dallo sblocco delle risorse incagliate per investimenti infrastrutturali, politiche energetiche, opere pubbliche, e dalla richiesta all`Ue di sganciare dalla contabilizzazione del deficit tutte le spese finalizzate ad investimenti in infrastrutture, occupazione, politiche attive per il lavoro. In questo quadro vanno risolte le emergenze degli esodati e degli ammortizzatori in deroga, per le quali, pur apprezzando le prime dichiarazioni del Governo e, per quanto riguarda gli ammortizzatori ed i primi stanziamenti, siamo assai lontani dall`aver risolto i problemi.

Per gli ammortizzatori in deroga il decreto legge di parziale rifinanziamento prevede un regolamento concordato con regioni e parti sociali che individui criteri di concessione maggiormente selettivi, ma per noi i criteri devono tenere conto della gravita` della situazione economica e sociale`.

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