ITALIA. TROPPO BELLA E TROPPO RICCA PER NON SUSCITARE LE PEGGIORI INVIDIE....
Giannina Puddu, 9 novembre 2022.
C'è un uomo, che ho riscoperto in queste settimane approfondendone il pensiero sui temi economici e finanziari, che è nato a Roma, il 17 marzo del 1953.
E' Nino Galloni, un Economista innamorato dell'Italia che ha difeso e difende strenuamente anche esponendosi a rischi dei quali è consapevole, senza lasciarsi sopraffare dalla paura o dalla sua personale convenienza.
La sua lettura dei fatti, che in parte ha vissuto direttamente grazie ai ruoli che ha ricoperto ai vertici delle nostre istituzioni, ne rivela la profonda conoscenza e la sua capacità di collegarli con un filo logico indiscutibile, per chi sia intellettualmente corretto ed abbia pari padronanza della materia.
Le persone come Nino Galloni sono quelle che preferisco in assoluto.
Uomini e donne che non si vendono, persone che non hanno prezzo, incorruttibili e per questo, percepite dai contrari-mercenari, come pericolose e destabilizzanti, quindi da isolare, da sedare, da indebolire nelle loro carriere e nelle loro entrate e, talvolta, anche da ammazzare come accadde al gigante dell'imprenditoria italiana Enrico Mattei.
Il collegamento ricorrente, nella narrazione di Galloni, è quello dell’ingerenza di stati esteri nella nostra politica nazionale.
Politica, nella sua accezione più ampia che comprende, dunque, ogni processo economico, industriale e sociale.
Nel 1989, l'anno della caduta del muro di Berlino, ricorda Galloni, l'Italia era già azzoppata dal "sabotaggio della finanza pubblica", pur essendo ancora forte nel panorama industriale e manifatturiero.
I francesi e i tedeschi temevano la nostra forza e spinsero per togliercela.
L'Italia avrebbe potuto rinvigorirsi con alcuni interventi, bisognava rilanciare gli investimenti pubblici.
Invece, si fece proprio il contrario avviando le privatizzazioni degli anni '90 e il processo di deindustrializzazione italiano.
Finita l'epoca della Politica Industriale.
Galloni ha citato l'esempio di Pierluigi Bersani per significare l'assenza di visione dei nostri politici.
Quando Bersani era ministro dell’industria, ricorda Galloni, “teorizzò che le strategie industriali non servivano”, dimostrando tutta la sua inadeguatezza.
Sic!
E, dunque, Prodi, in collaborazione con Andreatta e Amato, distrusse l'IRI.
E' naturale credere che i "tre" fossero stati spinti dall'esterno mancando, completamente, una motivazione di opportunità nazionale, assenza confermata negli anni succesivi come ancora e drammaticamente, oggi.
Fu lo smembramento di un colosso mondiale: Finsider-Ilva, Finmeccanica, Fincantieri, Italstat, Stet e Telecom, Alfa Romeo, Alitalia, Sme (alimentare) oltre le tre BIN (Banche di Interesse Nazionale) la Banca Commerciale Italiana, il Banco di Roma, il Credito Italiano.
Nel 2022, nonostante gli attacchi subiti, l'Italia è una potenza, a dispetto dei dati manipolati che ci snocciolano per metterci paura è una nazione che continua ad essere ricca; se solo si calcolasse, per esempio, il valore immenso del nostro patrimonio artistico, archittettonico, archeologico.
Eppoi, c'è la ricchezza privata degli italiani, finanziaria e immobiliare.
Infine, gli italiani, sempre super, tanto che quando si muovono, ovunque siano, assumono posizioni di comando o sono riconosciuti come eccellenze in ogni disciplina.
Nelle elezioni di midterm americane in corso, basta scorrere i nomi dei canditati per notare quanti, tra questi, siano italo-americani.
Queste doti impresse nel nostro DNA possono guidarci verso la ripresa della nostra luccicante sovranità, a partire dalla nostra banca centrale, ovviamente pubblica e dal controllo diretto del nostro debito pubblico, non più esposto alla quotazione che lo rende preda della speculazione finanziaria internazionale che agisce a colpi di spread per spingerci verso direzioni contrarie ai nostri interessi.