ISRAELE. L ' APARTHEID CONTRO I PALESTINESI. 1 GIUGNO, DISTRUTTE LE TENDE DEI CIVILI CHE AVEVANO GIA' SUBITO LA DISTRUZIONE DELLE LORO CASE.
Redazione, 7 giugno 2022.
I cittadini palestinesi hanno un valore minore nelle zucche dei leaders occidentali.
Viene da chiedersi: quanto, minore?
Il giornalista palestinese, Masafer Yatta, su Twitter, denuncia la "violenza Folle" per mano israeliana, contro la sua gente, ancora!
Scrive:
Violenza folle. Oggi, 21 persone, i miei vicini, sono state sfrattate a Masafer Yatta. Ho visto i bambini tornare da scuola e scoprire che la loro casa era sparita.
Ci stanno distruggendo. Un'occupazione spudorata con un piano crudele, annunciato, di trasformare le nostre città in una zona di addestramento militare.
I giornalisti palestinesi hanno vita dura e rischiano la vita per ciò che raccontano, così che molti muoiono ammazzati.
A febbraio, a Londra, Amnesty International aveva denunciato lo Stato di Israele con l'accusa di Apartheid contro i palestinesi.
Un "crimine contro l'umanità" aveva detto Agnes Callamard (Segretario Generale di A.I.) rivolgendosi alla Comunità Internazionale perchè assumesse provvedimenti risoluti contro Israele.
Ma, nonostante i palestinesi siano privati dei loro più elementari diritti, la Comunità Internazionale è passiva.
Il fatto denunciato da Masafer Yatta è di pochi giorni fa, 1 giugno 2022.
Roberta Aiello, da LaValigiaBlu,
Racconta che, mercoledì 1 giugno l'esercito israeliano è tornato dove era già stato qualche settimana prima. Lì dove aveva distrutto le abitazioni di 45 persone stavolta ha eliminato le tende in cui si riparavano 21 residenti, rimasti senza casa, di al-Markaz e Fakheit, due villaggi di Masafer Yatta, una zona a sud di Hebron, nell'area C della Cisgiordania.
Dopo una prima demolizione avvenuta a maggio, l'amministrazione civile – il braccio operativo del governo militare israeliano che governa 2,8 milioni di palestinesi nella Cisgiordania occupata – è tornata a distruggere quello che ha trovato nello stesso punto in cui aveva raso tutto al suolo. Non c'è bisogno di un ordine, né di procedimenti legali. Si esegue. Si abbatte.
Per +972 Magazine i militari hanno cercato di impedire ai giornalisti di documentare quanto stesse accadendo. La zona è militare, l'ingresso è vietato. Un ufficiale avrebbe minacciato con la forza di arrestare Basil al-Adraa, un reporter della testata giornalistica indipendente, se non avesse lasciato la zona, nonostante si fosse identificato come giornalista e avesse mostrato il tesserino.
L'ondata di demolizioni arriva all'indomani di una sentenza della Corte suprema del 4 maggio. Dopo decenni di abbattimenti, ricostruzioni e una battaglia legale durata più di 20 anni l'Alta Corte di Giustizia israeliana ha respinto il ricorso per fermare lo sgombero di Masafer Yatta attribuendo all'esercito quell'area – dichiarata nel 1981 Zona di tiro 918, adibita a poligono – autorizzandolo, di fatto, a procedere con l'espulsione permanente di circa 1.300 palestinesi da otto dei dodici villaggi. Oltre a ciò ha disposto il pagamento di 20.000 shekel (poco più di 5.500,00 euro) a carico dei ricorrenti palestinesi.
Meno di una settimana dopo sono iniziati gli abbattimenti, segnando l'inizio di quella che secondo gli attivisti sarà probabilmente la più grande espulsione di massa di palestinesi dalla Cisgiordania occupata dalla guerra del 1967, quando in centinaia di migliaia fuggirono o furono cacciati dalle loro terre occupate da Israele.
.....Per tutti e tre i giudici del massimo organo di giustizia israeliano, David Mintz, Ofer Grosskopf e Isaac Amit, quei territori non appartengono a chi li abitava.
Per restare, gli era stata fatta una proposta che i palestinesi avevano rifiutato.
Difficile, immaginare di lavorare nei campi soltanto durante i fine settimana e nelle festività ebraiche e per due mesi non consecutivi all'anno.... per l'impossibilità di sostenere con queste modalità le attività agricole e guadagnarsi da vivere.
I residenti di Jinba, uno dei dodici villaggi di Masafer Yatta, hanno spiegato di essersi opposti a qualsiasi proposta perché residenti in quell'area da prima che Israele occupasse la Cisgiordania nella guerra del 1967.
Eppure, gli esperti ONU, avevano sostenuto, in modo chiaro: una Corte che non fornisce giustizia basata sulle norme internazionali e che perpetua le violazioni dei diritti umani fondamentali di persone che sono sotto occupazione militare da 55 anni, “diventa essa stessa parte del sistema strutturale di oppressione”.
Ciononostante, l' "Occidente" sta a guardare...