E’ un sistema normativo contabile che impone ai club un comportamento equo corretto leale dal punto di vista economico finanziario e contabile e che vuole, incidere sia sul modello di business che sul sistema dei valori. Secondo Platini Il fair play finanziario deve diventare parte integrante dell’ordine morale del calcio di oggi e di domani.
Paolo Ciabattini, autore di “Vincere con il Fair Play”, ci spiega in estrema sintesi cos’è il FPF?
La regola cardine è il pareggio di bilancio, o quasi. Le squadre non potranno accumulare perdite superiori alle massime deviazioni consentite. Il primo periodo di monitoraggio riguarderà il biennio 2012-2013/2013-2014. Le sanzioni, a partire dall’esercizio 2014-2015, andranno dal mercato calciatori chiuso, alla drastica riduzione dei premi UEFA, fino
ad arrivare all’esclusione dalle competizioni europee.
Ritiene che fosse realmente necessario introdurre questa normativa?
Da uno studio della UEFA in riferimento ai bilanci 2009 dei club di prima divisione appartenenti alle 53 federazioni affiliate alla UEFA, pari a 664 club, risulta che la perdita aggregata raggiunge 1,2 miliardi di euro, su un fatturato di 11,6 miliardi, facendo registrare un + 100% rispetto all’esercizio 2008 in cui raggiungeva i 600 milioni di euro.
Nel 2010, la perdita aggregata del calcio europeo a livello di prima divisione, si dovrebbe aggirare intorno a 1,6 miliardi di euro.
I costi aumentano a velocità quasi doppia rispetto al fatturato che sta rallentando la sua crescita.
La percentuale dei club che hanno realizzato perdite è passata dal 47% nel 2008, al 56% nel 2009.
Gli stipendi incidono sul fatturato per il 64%, con un +3% rispetto al 2008.
Il 53% dei club fa registrare un deterioramento del patrimonio netto.
Il 37% dei club ha un patrimonio netto negativo.
Anche l’Ebitda, per la prima volta fa registrare un segno meno, (240) milioni da + 140 milioni del 2008.
Il debito verso banche sfiora i 6 miliardi.
Anche gli spettatori sono in diminuzione, (3%).
Nel 2008, 5 club maggiori totalizzavano il 75% delle perdite aggregate. Nel 2010, i primi 10 top club valgono soltanto il 25% delle perdite totali. Significa che il fenomeno si sta diffondendo rapidamente e che, a valore, non è più circoscritto a pochi grandi club.
Nel 2010, in Inghilterra 17 club su 20 hanno chiuso il bilancio in perdita. In Italia 16, in Francia 14 ed in Spagna 7.
Tutto ciò evidenzia un netto squilibrio economico finanziario.
Il problema maggiore però sono le perdite d bilancio. Ci sono club che sono abituati a spendere 100, 150, perfino più di 200 milioni di euro in più all’anno rispetto agli introiti che sono in grado di produrre. E‘ il caso del Manchester City, che a fronte di circa 175 milioni di euro di fatturato, chiude il bilancio 2011 con 225 milioni di euro di perdita. Significa che ha sostenuto costi per 400 milioni. In questo caso sarà molto difficile rientrare fin da subito nei parametri previsti dalla UEFA.
Per rispondere alla domanda, credo che questa normativa non poteva che esserci. Altrimenti è il fallimento per
moltissime società del calcio.
Se il Fair Play fosse rispettato avremmo...?
1) Maggior raziocinio e disciplina nel sistema finanziario dei club in particolare in un periodo di instabilità economica.
2) Una competizione tra i club nei limiti dei propri introiti.
3) Rispetto dei propri impegni finanziari da parte dei club;
4) Regolare svolgimento delle competizioni;
5) La fine dell’indebitamento patologico
6) Una spirale dei costi meno strangolante;
7) Una pressione degli stipendi più tollerabile;
8) Uno stimolo agli investimenti per i giovani e le infrastrutture.
Tutto così bello e facile?
Ogni qual volta si renda necessario un profondo rinnovamento, affinché questo avvenga in maniera efficace e duri nel tempo, è necessario che oltre a nuove regole, parallelamente avvenga anche un cambiamento culturale, a livello di valori. e nasca una nuova mentalità. Il cambiamento culturale dovrebbe riguardare tutte le componenti del sistema calcio.
Se da un lato non sarà così difficile per i mecenati accettare di risparmiare un po’ di soldi, anche se all’inizio lo sarà invece accettare una possibile diminuzione della competitività della squadra, la parte più difficile riguarderà il management, i tifosi e i media.
Fino ad oggi il calcio ha sempre rappresentato un’eccezione. La perdita di bilancio nel calcio era una cosa normale anche se in realtà, un’azienda normale non potrebbe sopravvivere a lungo facendo registrare tutti gli anni perdite ingenti ed in costante crescita.
Il nuovo modello di business non potrà più fare affidamento solo sul capitale dei mecenati.
I manager dovranno essere in grado di conciliare i risultati di bilancio con quelli sportivi che non potranno più prescindere dai primi. Bisognerà essere capaci di programmare sul serio.
Ma la parte più difficile spetterà comunque ai tifosi. E’ importante quindi consentire a chi ama il calcio di comprendere le dinamiche di questa che sarà una fase di profondo rinnovamento Sara necessario introdurre degli strumenti che possano far comprendere ai tifosi le logiche economiche finanziarie che hanno sorretto il business del calcio e come queste si modificheranno.
I tifosi impareranno ad accettarlo più facilmente quando capiranno le ragioni della sua introduzione. All’evoluzione del tifoso contribuiranno in maniera determinante anche i media associando e legando sempre più le argomentazioni economico-finanziarie a quelle puramente tecniche.
Il modello italiano quali plus ha rispetto alle altre top league?
La serie A è il campionato più vecchio d’Europa. L’età media del Milan campione d’Italia è di 29 anni. Nel Borussia Dortmund campione di Germania è di 24 anni, mentre il Barcellona ha un’età media di 26,5. In Francia, il Lille, ultimo campione di Francia, si colloca sui 25 anni.
In Germania, in ogni turno di campionato, giocano 23 under 21, di cui 17 tedeschi, mentre in Italia solo 10, di cui 4 italiani. I giovani under 21 titolari tedeschi sono 12, contro i meno di 2 in Serie A.
Il cambio gnerazionale ci aiuterà nel cambio culturale.
Quali sarebbero ad oggi i club più in difficoltà?
Dalle mie analisi, in riferimento ai bienni 2007-2008 e 2008-2009, i club appartenenti alle 5 top League che avrebbero totalizzato perdite aggregate superiori alla massima deviazione consentita dalla Uefa pari a 45 milioni di euro, sarebbero 9, e diventerebbero addirittura 10 se consideriamo l’ultimo biennio, quello 2009-2010.
Milan, Inter, Liverpool e Chelsea sono presenti in tutti e tre i periodi. Manchestr City e United in 2. Il Barcellona solo nell’ultimo. L’inghilterra ha sempre 7 club nella lista dei cattivi.
Se guardiamo in casa nostra, l’Inter che ha fatto registrare una perdita di 1 miliardo di Euro negli ultimi10 anni, ha ridotto notevolmente le perdite passando dai 216 milioni di euro del 2007, agli 87 milioni del 2011. Lo sforzo è stato notevole , ma la strada è ancora lunga. A livello di risultato operativo, i costi eccedono i ricavi ancora di oltre 100 milioni di euro.
Il Milan che negli ultimi anni ha mantenuto le perdite su livelli quasi accettabili, nel 2010 ha fatto registrare un meno 70 milioni.
La Juventus, complice gli impatti devastanti di Calciopoli, ha chiuso il bilancio 2011 con 95 milioni di euro di perdita. Nettamente la più alta fatta mai registrare dal club. Bisognerà lavorare contemporaneamente su costi, per rientrare nei parametri previsti dalla normativa, e sui ricavi , per ridurre il gap con le altre grandi d’Europa in termini di competitività.
Come cambierà il modello di business dei club con l’introduzione del Fair Play Finanziario?
Molta più attenzione ai costi, ed in particolare quelli degli stipendi che incidono mediamente in europa per il 64% ,ma che in Italia incidono molto di più per quanto riguarda i grandi club. Sviluppo dell’attività di scouting sul modello dell’Udinese ognuno a seconda delle sue disponibilità. Se ottiene ottimi risultati l’Udinese con un sesto un settimo del fatturato di Inter e Milan, immaginiamo cosa si potrebbe fare potendo investire somme di denaro assolutamente maggiori. Sviluppo del settore giovanile. Aumenteranno i campioni costruiti in casa. Riduzione delle rose anche grazie all’abbassamento dell’età media dei giocatori e quindi del numero degli infortuni. Maggiore sfruttamento del marchio e ricerca di nuove fonti d’entrata. Stadio di proprietà da utilizzare sette giorni alla settimana.
Il problema non sarà tanto rispettare la massima deviazione, ma mantenere con minori risorse un adeguato livello di competitività.
Il Real madrid fattura 480 milioni di euro contro i poco più di 200 di Inter e Milan. La Juve, fuori dalle coppe, con soli 11 milioni di euro di ricavi da “match day e con la diminuzione dei diritti tv in conseguenza del nuovo criterio di ripartizione , supera a fatica i 150 milioni di fatturato, contro i 251 milioni che faceva registrare nel 2006.
Qualche best practice esiste già o dobbiamo arrangiarci da soli?
Si, ci sono molti club che in questi anni hanno saputo incarnare i dettami e i valori del fair Play Finanziario..
In Italia in particolare ci sono squadre che rappresentano un esempio per tutti i club d’Europa. Non posso non citare il Napoli, in sei anni dalla C alla Champions, bilancio in utile, e immobilizzazioni immateriali iscritte a bilancio a meno della metà del valore attuale di mercato. Ottimi anche i risultati raggiunti dalla Lazio. Bilancio 2009 chiuso con 21 milioni di utile prima delle tasse pur pagando anche i debiti verso il fisco relativi alla tanto acclamata pessima gestione precedente. Il Catania che si salva in tranquillità, ha il bilancio in utile in riferimento all’ultimo triennio. Infine come non menzionare l’Udinese, la cui attività di scouting è riconosciuta essere forse la migliore in Europa, 8 volte nelle coppe in 15 anni, e con un utile aggregato negli ultimi 6 esercizi.
In Inghilterra svetta l’Arsenal, il club europeo che ha fatto registrare l’utile aggregato maggiore negli ultimi esercizi, più di 150 milioni di sterline in 4 anni.
Nel mio libro, mi sono divertito a fare delle proiezioni della classifica nel caso si rispettassero i dettami del Fair Play Finanziario.
Ma non crede che alla fine per resistere al cambiamento, non venga fuori una furbata per aggirare la normativa?
C’è chi dice che con una sponsorizzazione fittizia, una plusvalenza incrociata oppure con una compravendita del marchio si potrà superare lo scoglio della nuova normativa.
E’ stato creato un organo di controllo finanziario indipendente, il Club Financial Control Panel, che avrà il compito di verificare che i club qualificati per partecipare alle competizioni europee, abbiano rispettato i requisiti del FPF. E’ composto da esperti giuridici e finanziari totalmente indipendenti dalle federazioni nazionali.
Veglierà sull’utilizzo delle plusvalenze incrociate, impedirà le compravendite di marchi e valuterà ogni tipo di transazione con le parti correlate che possa generare introiti superiori a quello che viene definito “fair value” o valore di mercato. Dovrebbe essere finito il tempo dei trucchi, degli escamotage e delle soluzioni al limite della legalità.
Si dovrebbe proprio essere finito…non solo nel calcio.
QUI trovate il primo articolo scritto in occasione della conferenza stampa di presentazione del libro.