INTELLIGENZA ARTIFICIALE: UN OSSIMORO

INTELLIGENZA ARTIFICIALE: UN OSSIMORO

Cuneo, 15 maggio 2024. Di Gianluigi Bocchetta.

Partiamo dalle basi:

1-Se parliamo di “intelligenza artificiale”, lo facciamo per distinguere questa cosa da qualcos’altro, ovvero dall’ “intelligenza naturale”, sennò non ha senso associare al sostantivo “intelligenza” l’aggettivo “artificiale”, basta il sostantivo a definire l’oggetto di cui si parla.

2-La parola “intelligenza”, che definisce l’attività di comprendere gli argomenti di cui si parla, etimologicamente è costituita da due termini latini (per inciso, l’Italiano, in realtà, è costituito quasi interamente da parole che derivano dal Latino o dal Greco), che sono “intus”, cioè “dentro” e “legere”, cioè “leggere”, il che significa che l’intelligenza è la capacità di “leggere dentro”, quindi di comprendere, fare proprio ed assimilare l’oggetto d’interesse.

Dunque l’intelligenza è capacità di superare la superficie per sondare in profondità e di conseguenza comprendere, ovvero fare proprio l’oggetto della propria attenzione.

3-La parola “naturale”, viene da “natura”, che non è altro che il participio futuro del verbo Latino (ancora una volta) “nasci”, ovvero “nascere”, e letteralmente “natura” è il neutro plurale, cioè significa “le cose che nasceranno”, quindi definisce tutto ciò che spontaneamente, e spesso si dice anche “naturalmente” si manifesta.

4-La parola “artificiale” viene da “ars”, ovvero “arte”, e “facere”, ovvero “fare”, quindi definisce ciò che viene costruito con l’arte, o la tecnica, o la capacità di fare.

Ora chiariamo perché la parola “intelligenza” può correttamente essere associata all’aggettivo “naturale”, mentre se viene associata all’aggettivo “artificiale” si cade in un ossimoro, ovvero nell’accostamento di due termini contrastanti tra loro, e, peggio ancora, in una dichiarazione falsa e chiaramente frutto di una totale malafede e disonestà intellettuale, che porta come conseguenza azioni false e volte al male.

L’intelligenza è costituita in parte dal lavoro delle sinapsi cerebrali, quindi da un’attività bioelettrica, che potremmo anche definire meccanica, ma per un’altra parte è costituita da un elemento spirituale indispensabile per attivare il processo, ovvero da sentimenti, intuizioni, sensazioni, ricordi, esperienze, cioè da qualcosa di assolutamente immateriale eppure indispensabile al compimento dell’attività materiale.

E qui, ancora una volta, contesto Renè Descartes, capovolgendo il suo “cogito ergo sum”, e dicendo, viceversa, “sum ergo cogito”, perché il cervello, ovvero la parte “cogitante”, nulla può senza il “sum”, la parte spirituale che avvia il processo.

Il cervello di per sé è una macchina, un mirabile e complesso sistema di connessioni ed interazioni energo-materiche, che tuttavia, senza un impulso dovuto allo spirito, è assolutamente inerte ed inutile, come un’auto completa di motore, ruote, volante, sedili e quant’altro, che tuttavia, se non viene avviata da una persona che ci sale sopra e l’accende, resta inerte ed inutile per sempre.

Questo complesso, costituito da spirito e materia, è portatore dell’intelligenza naturale, cioè scaturente dagli elementi che costituiscono l’universo, e spontaneamente si manifestano.

Ma se parliamo di “intelligenza artificiale” cadiamo nell’ossimoro e nel falso ideologico, in quanto la definizione del sostantivo “intelligenza” è sempre la stessa, ma l’aggettivo “artificiale”, che significa “costruito ad arte”, quindi non facente parte della natura, presuppone l’intervento e l’attività di altra intelligenza naturale che opera e con arte, o tecnica, costruisce qualcosa e ne avvia l’azione.

È chiaro, evidente, lampante, che ciò che è stato artificialmente costruito è e sarà sempre soggetto ad un’azione esterna per poter agire, non avrà mai autonomia ed autodeterminazione, e sarà sempre obbediente agli impulsi che gli vengono indotti da un “padrone” esterno.

In sostanza, per i fautori dell’intelligenza artificiale, ciò che da veramente fastidio nell’intelligenza naturale è esattamente lo spirito, l’anima, il sentimento, che non è obbediente, che agisce autonomamente, che valuta, critica, ed autonomamente decide.

Per questi mostri, per questi miserabili demoni, del tutto apatici, nel senso etimologico della parola, cioè privi di qualsiasi sentimento, qualsiasi sentimento è un ostacolo al raggiungimento del possesso e del potere totale.

Ma proprio in questa fame continua, in questa smania di avere, distruggendo qualsiasi cosa pur di avere e dominare, sta il principio della loro fine, perché il male è talmente ingordo che alla fine diventa autofago, si auto divora, e se mai dovesse realizzarsi la smania di possesso di questi rifiuti dell’universo, e ne dovessero restare solo due a contendersi il possesso del deserto da loro stessi costruito e voluto, si annienterebbero l’un l’altro, pur di non vedere un altro prevalere.

Ma l’Universo è il bene, è l’armonia, è il connubio inscindibile di materia e spirito, è l’equilibrio e la saggezza, e non saranno certo quattro miserabili scaturiti dal male su questo ridicolo planetucolo sperso nell’infinito a destabilizzarlo.

Quindi cari fautori dell’intelligenza artificiale, siete il male assoluto, e come tali non siete degni di esistere, per cui vi esorto a compiere la prima, l’ultima e l’unica azione positiva della vostra miserabile esistenza: sparite, crepate, nessuno sentirà la vostra mancanza.

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