In Italia i mutui e prestiti più cari d’Europa
Adusbef e Federconsmatori, hanno rielaborato i dati diffusi da Bce e Bankitalia, aggiornati a dicembre 2012, da cui emerge una situazione, per gli italiani interessati a prestiti o a stipulare mutui, molto poco confortante. Si evince infatti che l’Italia detiene la “maglia nera” sui tassi di interesse applicata ai finanziamenti, le banche applicano ai tassi di riferimento uno Spread considerevolmente superiore a quello applicato nel resto dell’Eurozona.
Per chiarire meglio la differenza tra il Bel Paese e l’Unione Europea pensiamo ad un cittadino che riesce ad ottenere un mutuo di importo pari a 100 mila euro da restituire in 30 anni. Questo mutuatario pagherà una rata mensile di 515 euro essendo applicato un tasso del 4.64% contro i 446 euro di rata (tasso del 3.45%) che pagherebbe, un francese, un tedesco o qualsiasi altro cittadino della zona Euro, per rimborsare lo stesso mutuo.
Calcolatrice alla mano è facile scoprire la differenza abissale in termini di interessi che dovrebbe “sborsare” in più un italiano rispetto a chi sottoscrive un finanziamento nella zona euro. Si tratta infatti di 69 euro al mese, quindi di 828 euro in un anno e di ben 24840 euro in più al termine dei 30 anni. Praticamente ¼ della cifra totale richiesta.
Una differenza che è difficile da spiegare e soprattutto da “digerire” alla luce del fatto che i tassi al momento sono molto vantaggiosi, ai minimi storici, e derivano per tutte le banche da Euribor, per i tassi variabili, e Eurirs, per il tasso fisso. L’Euribor a tre mesi è a quota 0,22% e l’Eurirs a 30 anni al 2,5%. Purtroppo alle percentuali molto allettanti, per chi dovesse stipulare un mutuo, deve essere aggiunto lo Spread, un indice deciso in piena autonomia dalle Banche, che vanifica ogni possibilità di risparmio per un mutuatario italiano. Da oltre un anno, infatti, la remunerazione è elevatissima: per i mutui a tasso variabile gli spread oscillano in una forbice tra il 2.7% e il 4%; mentre per i fissi il range si attesta tra il 3% e il 5%. Quindi complessivamente chi stipulerà un mutuo a tasso fisso dovrà pagare dal 3% al 4,5% , chi invece preferirà la “sicurezza” del tasso fisso dovrà corrispondere dal 5,2% al 6,8%.
Purtroppo il record negativo dell’Italia riguarda anche i prestiti, visto che mediamente in Italia il tasso applicato per il credito al consumo si attesta sui 150 punti base, più elevato rispetto alla media europea. Per un prestito da 30.000 euro con rimborso in 10 anni un italiano paga 357 euro al mese di rata con tasso pari al 7.56%, mentre un cittadino dell’eurozona 334 con tasso del 6.04%. Anche qui, calcolatrice alla mano, si tratta di 23 euro al mese in più per ogni rata, che diventano 276 euro in un anno e 2760 euro al termine del finanziamento. Quasi il 10% della cifra erogata.
Le Associazioni dei consumatori denunciano lo strapotere delle Banche, che sono ree di applicare dei tassi esageratamente alti in confronto alla reale situazione dei tassi di interesse nel resto d` Europa, indicativa, osservando la tabella, è la differenza tra i tassi applicati ai mutui e ai prestiti in Italia, che tra il mese di novembre 2011 e il mese di dicembre 2012 è quasi raddoppiata in confronto con quelli degli altri Paesi dell’Eurozona, passando da 67 punti base a 119 per i mutui e da 84 punti base a 152 per i prestiti.
Dal rapporto elaborato da Adusbef e Federconsumatori, emerge altresì un ulteriore dato negativo: nel 2012 la crisi ha visto aumentare esponenzialmente il numero dei pignoramenti, sulla base dei dati raccolti nei principali Tribunali alla data del 30 settembre 2012 e proiettati al 31 dicembre, si evince infatti che nel 2012 il fenomeno è aumentato del 22,8%, in numeri assoluti significa che quasi 46mila famiglie sono state costrette ad abbandonare la propria abitazione perché impossibilitate a saldare le rate del mutuo e circa 100 mila abitazioni sono finite all’asta.
Visto lo scenario drammatico in cui si trova l’Italia, sul fronte del mercato immobiliare, confidiamo che il nuovo governo riuscirà a limitare il potere delle banche, a favore dei cittadini, che per ora risultano essere quelli maggiormente penalizzati.
Erica Venditti, Dottore di ricerca in Ricerca Sociale e Comparata.