In attesa della Fed

I mercati azionari sembrano essersi convinti che ad un certo punto quest’anno la Federal Reserve possa intraprendere un ulteriore fase di Quantitative Easing che ha visto i mercati americani toccare i livelli più elevati dal 2008.

In attesa della Fed
I recenti commenti rilasciati dal presidente della Fed Bernanke non hanno certo contribuito a fugare questa teoria, pur tuttavia sarebbe estremamente sorprendente se la Fed sposasse nuovamente questo corso, specialmente con un’elezione presidenziale in arrivo nel novembre di quest’anno.
L’avversione politica verso la Fed è già molto alta tra i Repubblicani che percepiscono come la banca centrale stia conducendo un gioco pericoloso riguardo all’inflazione e considerando che oltre due milioni di miliardi sono già confluiti nella massa monetaria dal 2008.
Un ulteriore intervento della Fed potrebbe risultare politicamente deleterio e controverso dato che i recenti dati macroeconomici sono stati piuttosto positivi. Inoltre il livello di dissenso tra i membri della Fed circa la possibilità di attuare ulteriori misure di allentamento monetario rimane elevato All’interno del comitato composto dai membri aventi diritto di voto si registra una leggera predominanza di “colombe” mentre dal lato dei “falchi” abbiamo visto il presidente della Fed di Richmond Lacker suggerire un possibile rialzo dei tassi nel 2013 mentre il presidente della Fed di Atlanta Dennis Lockhart ha espresso la sua opposizione ad ulteriori acquisti di bond.
Tutti gli occhi sono dunque puntati alla prossima riunione del comitato FOMC di aprile con i mercati in attesa di toni  molto più accomodanti soprattutto alla luce dei recenti commenti che hanno ventilato la possibilità di vedere un ulteriore QE a giugno.
Se da una parte il Dollaro ha perso posizioni mentre i mercati azionari rimbalzavano a seguito dei commenti di Bernanke, il mercato dei bond Usa ha registrato una reazione quasi impercettibile. Infatti i rendimenti sui bond sono saliti suggerendo che gli investitori non abbiano creduto alla storiella di un altro QE alle porte. Se, al contrario, avessero percepito la prossimità di un ulteriore QE, i rendimenti sarebbero scesi in quanto si sarebbero riempiti i portafogli di titoli del Tesoro in attesa che la Fed guidasse i prezzi al rialzo e i rendimenti in discesa.
Dal punto di vista dell’analisi tecnica, i rendimenti dei bond Usa hanno rotto al di sopra delle medie mobile di lungo periodo e occorrerebbe un cambiamento di attitudine davvero rilevante per modificare questo percorso e puntare ad un movimento ribassista contrario verso la soglia del 2%. Per ora sembra che vedremo rendimenti dei bond Usa risalire verso il 2,5%.
 
Per ciò che riguarda l’Europa, i rialzi dei rendimenti visti su Spagna e Italia lasciano pensare che stiano iniziando a svanire gli effetti dell’operazione LTRO con gli investitori pronti a riconcentrasi un’altra volta sui fondamentali economici di ciascuna delle economie in questione.
Il recente salvataggio della Grecia potrebbe aver contribuito a spingere la questione in secondo piano per quanto di pubblico interesse, tuttavia con i rendimenti dei nuovi bond ellenici che continuano a trattare sopra quelli portoghesi, rimane il timore che , con le elezioni alle porte, i policymakers europei stiano semplicemente ritardando l’inevitabile : un
altro default greco.
Il Fondo Monetario Internazionale continua ad esercitare pressioni sulla Germania affinchè aumenti la dotazione del fondo di salvataggio tramite la fusione di EFSF e ESM, anche se il combinato disposto dei due porterebbe le risorse solo a 740 miliardi di Euro, una cifra non sufficiente a prevenire l’effetto contagio verso Spagna e Italia.
Infatti, il nuovo primo ministro spagnolo Rajoy deve affrontare una strada tutta in salita nella riduzione della spesa pubblica verso l’obiettivo del 5.35% del Pil entro il 2012, specialmente considerando che deve affrontare l’opposizione di regioni quasi autonome per ciò che concerne il capitolo spesa. La sua recente sconfitta elettorale in Andalusia
sembrerebbe avvalorare questa tesi. Con i sindacati a contrastare ulteriori tagli e la disoccupazione al 24% della popolazione, i mercati temono che – in assenza di acquisti nazionali – la Spagna si troverà nelle condizioni di chiedere un intervento alle autorità internazionali e questo è esattamente la ragione per cui i rendimenti sui bond spagnoli
hanno ricominciato ad aumentare a poco a poco.
 
a cura di Michael Hewson, senior market analyst a CMC Markets
 
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