Imprese e riforma del lavoro, tiriamo le somme

Il 2012 verra` ricordato per la discussa riforma del Lavoro targata Fornero, che ha cambiato, dopo oltre 40 anni, l`articolo 18: limitando il reintegro nel posto di lavoro nei casi di licenziamento illegittimo per motivi economici, che non sara` piu` automatico ma potra` essere accordato solo nelle ipotesi in cui il giudice accerti la ``manifesta insussistenza`` del fatto posto alla base dell`atto di recesso (invece del riconoscimento di un`indennita` risarcitoria compresa tra 12 e 24 mensilita`).

E` questa la modifica piu` significativa della riforma che punta anche a rivoluzionare il sistema degli ammortizzatori sociali, tutelando in via diretta il lavoratore, e non il posto di lavoro. Dal 1* gennaio 2013 entrera` infatti in vigore l`Aspi, l`Assicurazione sociale per l`impiego, che sostituira` a regime, nel 2017, l`indennita` di mobilita` e quella di disoccupazione. Ne potranno usufruire, oltre ai lavoratori dipendenti, anche gli apprendisti e gli artisti; e sara` possibile trasformare l`Aspi in liquidazione per poter avviare un`impresa. Per chi non e` tutelato dall`Aspi, ci sara` la mini-Aspi. Mentre se il lavoratore rifiuta un impiego con una retribuzione superiore almeno del 20% rispetto all`indennita` che percepisce perdera` il sussidio. Il provvedimento non modifica la cassa integrazione ordinaria, mentre quella straordinaria, la Cigs, verra` estesa alle attivita` commerciali e agenzie di viaggio e turismo con oltre 50 dipendenti, alle imprese di vigilanza con oltre 15 dipendenti e alle imprese del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, ma dal 2016, verra` soppressa per i casi di fallimento dell`impresa, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione straordinaria, omologazione del concordato preventivo con cessione dei beni e nelle ipotesi di aziende sottoposte a sequestro o confisca. Oltre all`articolo 18, un capitolo che ha suscitato critiche sia da parte delle parti sociali che dal mondo imprenditoriale, e` stato quello sulla flessibilita` in entrata, con il contratto a tempo determinato che costera` di piu` (e` previsto un contributo addizionale dell`1,4% che servira` a finanziare l`Aspi) e l`innalzamento ad un anno della durata del primo contratto a termine senza specifica del cosidetto `causalone`. Per i collaboratori a progetto (nel 2010, secondo l`Isfol, erano 676mila con un reddito medio annuo inferiore ai 10mila euro - poco piu` di 800 euro al mese) arrivera` una sorta di `salario base`, mentre si allenta la stretta sulle partite Iva che si considerano `vere` se hanno un reddito lordo di almeno 18mila euro l`anno. Tutto cio` per favorire l`apprendistato: che dovra` diventare il canale d`ingresso principale al lavoro. Secondo il ministro Fornero, la `controversia` tra chi accusa la riforma di `eccesso di rigidita`` e chi ritiene che invece `ecceda in `flessibilizzazione` e` ``emblematica di cio` che il governo ha cercato di conseguire: un buon equilibrio tra gli interessi contrapposti delle parti``. In ogni caso, il premier dimissionario Mario Monti, nella sua `Agenda`, ha ribadito che la riforma ``rappresenta un passo avanti fondamentale del nostro Paese verso un modello di flessibilita` e sicurezza vicino a quello vincente realizzato nei Paesi scandinavi e dell`Europa del nord. Non si puo` fare marcia indietro``.

A crusa di Asca

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